LA NOSTRA CITTA'
STORIA E ALTRI DATI SU BUSTO ARSIZIO

 

 

 

L'ORIGINE DEL NOME

Si hanno diverse versioni sull'origine del nome della città, la prima propende che il toponimo BUSTO arrivi dal latino, dove "bustum" (bruciato) indicava il luogo dove gli antichi abitanti procedevano alla cremazione dei loro defunti.

La seconda propende per fare derivare BUSTO, sempre da un termine latino "arbustum", perchè il territorio della brughiera era ed è caratterizzato da piante di basso fusto, appunto arbusti, ed indicava un luogo di recupero per la legna.

Nel Medioevo si aggiunge "Arsizium" o "Arsicium", la derivazione è dubbia, Arsiccio= dal latino bruciacchiato, Ardere = dal latino bruciare, Arsi = arsis greco sollevare.

Probabilmente si fa riferimento alla rivolta degli Insubri contro i Romani ai tempi della costruzione del Castrum di Seprio, quando durante una sommossa un incendio bruciò l'allora avamposto gallico-romano, oppure al perido dell'invasione di Barbarossa del 1162, quando rase al suolo e bruciò Milano, distruggendo e bruciando anche i territori nei pressi della città che provvedevano al suo approvigionamento.

Trova poco riscontro invece legare il termine "Arsicium" come riferimento alla natura del territorio circostante, particolarmente arida.

 

 

 

LE ORIGINI DI BUSTO ARSIZIO

 

DALLA PREISTORIA ALL'ANNO 1.000

I primi reperti ed i frammenti rinvenuti nella zona della attuale Busto Arsizio ci riportano al 2.000 A.C., epoca pressochè certa in cui si può dare una datazione, ma già da tempi più remoti gli uomini si erano insediati nella zona, sulle rive dell'Olona e sul Ticino in particolare a Castelletto, ed in particolare gl'insiediamenti palafitticoli dei laghi di Varese, sono databili a circa 10.000 anni fa e quelli della Lagozza di Besnate a 5000 anni, epoca in cui sorse un villaggio su palafitte di circa 300 abitanti.

Gli insediamenti umani in epoca così lontana in questa zona non sono casuali ed hanno delle ragioni ben precise, l'importanza e la vicinanza di fiumi come Ticino, Arno, Olona e Lura unita ad un clima discreto che garantiva una grande disponibilità di selvaggina e boschi sterminati da cui prendere il legno e l'attuale Busto A. diventa da subito il centro di un vasto territorio. Gruppi umani nel tempo s'insediano a negli attuali territori di Golasecca, Arsago Seprio, Somma Lombardo, Sesto Calende e Angera e Busto entrando in contatto prima sporadicamente poi sempre più intensamente e su queste direttrici di marcia, prende sviluppo la prima forma protourbana dell'attuale Busto Arsizio, che ai tempi oltre ad essere immersa nei boschi, fungeva anche da punto d'incontro tra le popolazioni

subalpine e quelle che si erano insediate nei territori a sud.

Con queste premesse è facile comprende l'evolversi abitativo, supportato anche dell'istintinto dell'etnie presenti fortemente protese alle attivittà artigianali e commerciali, che porterà poi anche allo sviluppo industriale della città nei millenni seguenti.

Sono tempi di forti migrazioni, con l'avvento di gruppi indoeuropei e di questi gruppi uno dei più importanti è quello dei Celti, che arrivarrono in zona verso il 1.000 A.C. e diedero una forte e decisa impronta già quel tempo, mischiandosi poi con le popolazioni stanziali del tempo, tracce della loro presenza sono rinconducibili ancora nell'odierna parlata e in alcuni tratti somatici dei residenti attuali; la zona del lago Maggiore è ancora ricca di loro tracce e si possono trovare ancora dei piccoli menhir e dolmen. La zona dello loro provenienza, si può individuare nell'area a sud ovest dell'attuale Germania nella zona tra il Reno e il Danubio.

Qualità peculiare dei Celti, fu la straordinaria capacità di assimilazione, unita ad una forte curiosità e vivacità che li rese pronti anche a migrare per conoscere le pratiche delgi altri popoli del tempo Etruschi e Greci su tutti. Svilupparono fortemente l'agricoltura, grazie anche all'invenzione dell'aratro a ruote; abili artigiani perfezionarono la tecnica dello smalto, inventarono la botte, molti paesi celtici già nel 1° sec. a.c. grossi centri manifatturieri, al contrario l'anarchia politica e le rivalità tra tribù il loro particolare particolarismo impedirono la creazione di Governi stabili che potevano dare vita a Stati potenti.

Fu dei Celti il primo tracciato della strada che collega i vari centri della zona con il lago Maggiore e che poi con Napoleone prenderà il nome di Sempione; i percorsi seguiti dagli antichi abitatori per motivi di caccia e di commercio seguirono direttrice che segue una ipotetica linea Sesto- Arsago-Centenate-Castelseprio, passando anche per Gallarate e Busto.

Al tempo della conquista romana avevano già sviluppato quella solidità economica che fu alla base della prosperità del modo gallo-romano.

Caratteristiche peculiari che si trovano ancora marcatamente nella popolazione.

Importante influenza nella zona la diede senz'altro la cosìdetta civiltà di Golasecca, risalente età del ferro, riconducibile ai Liguri ed in particolare alle tribù di stirpe Oxibi e Salluvi, popolazioni particolarmente bellicose del paleolitico, civiltà di cui rimangono tuttora i resti della necropoli ceneraria.

Altre tracce di civiltà che segnarono in particolare la zona in quel periodo sono quelle dei Veneti riconducibili al gruppo Este con presenze forti a Sesto Calende, Como e nella zona riconducibili all'attuale Cassano Magnago.

Alcuni secoli dopo anche gli Etruschi si attestarono in zona lasciando profonde tracce della loro presenza, la cui espansione interessò la zona lombarda dei laghi dal Maggiore fino al Garda, ma nè si stabilirono nè influirono invece sul territorio dell'attuale Legnano.

A tal proposito uno dei reperti più importanti della presenza degli Etruschi è la stele di Vergiate che documenta l'arrivo della scittura da queste parte.

Nel IV° sec a.c., gli Etruschi, sotto la spinta dei Romani da sud chiesero aiuto i Galli già presenti sul territorio formando, una coalizione che mutò profondamente l'assetto politico, culturale e linguistico della zona; in particolare tra le tribù Galliche che passarono in quel periodo furono gli Insubri che s'insedirano nella zona, mischiandosi alle popolazioni già esistenti e poi nello stesso periodo diedero vita all'attuale Milano.

La forte presenza gallica non distrusse nè si sostituì alla cultura di Golasecca, nè a quella etrusca con le quali invece convisse pacificamente formando un gruppo omogeneo celto-ligure-etrusco con un reciproco influsso delle culture.

La spinta dei Romani a sud si faceva sempre più forte e la mancanza di una coesione forte tra le varie tribù di origine celtica sul territorio favorì la loro avanzata e dopo la battaglia di Casteggio nel 225 a.c. s'insediarono nel territorio dell'odierna Busto, dal quale vennero cacciati poco dopo con l'arrivo di Annabile, nel frattempo gli Insubri cercarono di mantanere la loro indipenza sul territorio ma furono sconfitti definitivamente dalle truppe inviate da Roma nei pressi di Como nel 197 a.c. e con la conquista di Milano nel 191 a.c. tutto il territorio dell'attuali prov. di Milano-Como-Varese cadde sotto il loro dominio dei Romani.

I Romani con il loro arrivo distrussero tutte le traccie delle precedenti culture, nel tentativo di cancellare le radici delle popolazioni locali, ed imposero le loro leggi e nell'epoca romana Busto diventa un importante avamposto militare gallico-romano, lungo la strada che collega Milano con le Alpi, ed che collega ai territori della Gallia, nel 196 d.C. l'imperatore Settimio Severo migliorò questa direttrice facendo porre dei pezzi in selciato, di cui restano alcune tracce sull'attuale asse del Sempione, sull'antica via di collegamento fatta dai Celti.

Tra il IV e il V sec. d. C., i Romani costruirono, a ridosso del confine ai piedi delle Prealpi, il castrum di Castel Seprio, che doveva servire a rafforzare la linea difensiva realizzata secoli prima per fronteggiare le invasioni barbariche, la cui pressione si faceva sempre più forte attratte sia dalla ricchezza dei borghi che dalla fertilità del terreno.

Per questi motivi i Romani decisero di costruire il presidio militare sul pianoro del colle che domina la valle dell' Olona e che permetteva di difendere i territori circostanti in modo eccellente, ma la scelta del luogo fu dettata anche dal fatto che l'area rappresentava un punto di passaggio obbligato per mercanti, pellegrini e soldati, trovandosi al centro di una rilevante rete viaria le cui strade principali congiungevano Como il Verbano Inferiore, e Bellinzona con Milano e Novara.

L'edificazione del Castrum, era ritenuta urgente dai Romani che misero tasse speciali ed utilizzarono per la costruzione materiali presenti della Valle Olona, sia di recupero saccheggiando le costruzioni delle precedenti civiltà, prendendo materiale persino nelle necropoli. I continui e ripetuti saccheggi dei Romani e la mai sopita voglia d'indipendenza scatenarono una rivolta delle varie tribù del territorio sottomesse e il nome Arsizium deriva da un probabile incendio che distrusse la città durate una di queste rivolte.

Da qua in avanti e per alcuni secoli le sorti di Busto, come del resto tutto il territorio si legheranno indissolubilmente a tutto quello che avviene a Castel Seprio.

Nel tempo il territorio subisce prima il dominio dei Goti, sotto in cui il contado del Seprio conobbe un notevole sviluppo, sia per iniziativa privata, che per ecclesiastica, raccogliendo la popolazione dei dintorni.

Dopo la vittoria di Giustiniano nel 553, Castel Seprio cadde nelle sue mani e anche il suo nome originario, Severum, venne grecizzato in Sibrium ed esteso a tutto l'ampio distretto militare di cui era il centro, che andava dal Lago Maggiore al Ticino a ovest, fino al Seveso a est e da Locarno e Lugano a nord sino all'alto milanese a sud.

Poi nel 568 una nuova popolazione proveniente dal Nord Europa costituita da circa 250.000 fra uomini, donne e bambini, arrivò sul territorio del Seprio al comando del re Alboino. Si trattava dei Longobardi, una popolazione originaria dei territori baltici, che dopo aver risalito il corso dell'Elba passarono le Alpi attratti dalle numerose ricchezze della zona e si stabilirono aiutati anche dalle difese inadeguate dall'esercito bizantino.

Fu in persona il re Longobardo Autari che nel 585 affidò il governo del Seprio ad alcuni suoi parenti; per alcuni secoli a Busto si visse secondo la legge longobarda, cultura delle quali rimangono traccie ben precise anche nella lingua come ad es. Olgiate dal longobardo Olzià.

Poi fu la volta dei Longobardi dover fronteggiare gli attacchi e l'invasione dei Franchi, arrivati sul territorio sotto la guida di Carlo Magno che pose fine al dominio longobardo dopo le battaglie di Pavia e Verona nel 774, e i Franchi si impadronirono del Seprio e con esso anche di Busto.

Il Contado del Seprio fu retto ora da un Comes (conte), ora da un Gastaldo, ora da un Judex, figura a metà fra il Conte e il Gastaldo. Così divenne un Comitatus (Contado), secondo l'ordinamento feudale franco.

Dalla seconda metà del X° secolo, incomincia la decandenza del Contado del Seprio, riconducibili a diverse cause, sia perchè l'Imperatore concesse la trasmettibilità del titolo nobiliare e questo insieme alle immunità concesse dallo stesso ai suoi fedeli, contribuì al frazionamento ed all'indebolimento economico del Contado, sia perchè nello stesso periodo

la zona era il territorio delle scorribande e delle razzie degli Ungari e la popolazione priva di una protezione vera data da un'esercito fu costretta ad erigere baluardi difensivi entro i quali rifugiarsi in caso di pericolo dando così forma al primo vero nucleo urbano dell'attuale Busto Arsizio e nello stesso tempo il "Locus de Busti" è un feudo appartenente alla famiglia Capitani di Milano.

 

 

DALLA SCONFITTA DEL BARBAROSSA  ALLA NASCITA DEL BORGO DI BUSTO

La "fuga" dei Conti dal Contado del Seprio non fece altro che favorire ulteriormente la penetrazione politica ambrosiana nel territorio, che del resto dipendeva già dal punto di vista economico da Milano

Contemporaneamente i Capitani cessano di esercitare autorità su Busto e sul territorio.

Nel 1127 per ovviare al vuoto di potere lasciato dai Conti sulla scena apparve il Consolato del Seprio, formato dai nobili locali eletti d'anno in anno, che tentarono di assumerne la guida del territorio.

Il Consolato ebbe vita per circa 50 anni fino alla Battaglia di Legnano, mentre nel frattempo venne i incoronato re d'Italia a Pavia ed imperatore a Roma 1155 Federico I detto il Barbarossa.

L'apice della decadenza del Contado fu raggiunto proprio durante l'età del Barbarossa, quando nel 1158 dopo la dieta di Roncaglia,fu imposto un funzionario imperiale, per stroncare sul nascere eventuali aspirazioni d'indipendenza comunale che ormai si stavano espandendosi nelle città centro-settentrionali.

Una delle più potenti era Milano, la cui egemonia era temuta dagli altri centri lombardi più piccoli, tra cui Como, Pavia e il Seprio stesso che si schierarono dalla parte del Barbarossa. Infatti durante le guerre contro i comuni, la famiglia dei Conti di Castel Seprio fu abbandonata a se stessa dai nobili del Contado che appoggiarono l'imperatore.

L'imposizione di un funzionario imperiale scatenò la reazione delle varie municipalità che fu vivace e forte quella delle popolazioni lombarde che portò ad una prima discesa sul territorio del Barbarossa nel 1160 arrivò fino a Milano costringendola alla resa incondizionata nel 1162 per poi raderla al suolo, così come tutti i territori circostanti e le città amiche ed anche le campagne intorno a Busto subiro lo stesso trattamento.

Questi fatti contribuirono a rendere ancora più forti ed unite le popolazioni lombarde ed che si coalizzarono e portarono alla nascita della Lega Lombarda che venne costituita il 7 Aprile del 1167 a Pontida e determinò "l'unione delle forze" tra i più importanti comuni lombardi con in testa Milano, Brescia, Cremona, Mantova e Bergamo, per combattere il Barbarossa, a cui si aggiungensero poi i Comuni della Lega Veronese, Verona, Vicenza, Padova e Treviso.

La Lega per prima cosa ricostruì Milano, ridando anche vigore all'economia della zona che era vitale per la città visto che la maggior parte degli approvvigionamenti arrivava e passava per il territorio di Busto visto che Legnano non era più parte del territorio del Seprio ma era sotto l'influenza di Milano e fungeva da baluardo estremo.

LA BATTAGLIA, iniziò e si svolse principalmente in un luogo che gli storici del tempo riportano con il nome di Brixiano o Barrano riconducibile all'attuale Borsano, mentre terminò lungo un fossato presente al tempo lungo l'Olona riconducibile al rione di S. Martino o all'attuale S. Giorgio.

Si può affermare che la battaglia avvenne per caso, infatti la decisione della Lega Lombarda di muovere contro il Barbarossa era già maturata da tempo, ma quel 29 Maggio 1176 l'esercito dei Comuni era impreparato allo scontro con l'imperatore tedesco, i condottieri della Lega credevano che non avesse ancora passato le Alpi, invece Federico I era già in zona e passò la notte presso l'abitato dell'attuale Cairate senza protezioni, piuttosto che fermarsi dentro Castel Seprio, tanto ormai era grave ed evidente lo stato d'abbandono della fortezza; la mattina del 29 Maggio si rimise in marcia per raggiungere Pavia ed attraversare il Ticino.

La mattina dello scontro una parte delle truppe della Lega Lombarda era in marcia sulla strada di Legnano, mentre il grosso della fanteria era ancora a Milano.

"Le truppe della Lega, prima di riunire tutti gli alleati, risalirono per 26 km il corso dell'Olona, fermando il Carroccio nei pressi di Legnano, sul ciglio di una scarpata per proteggere da un lato il veicolo.

I Milanesi pensavano che il Barbarossa fosse ancora lontano e che cercasse l'appoggio dell'amico conte del Seprio, per scendere poi lungo l'Olona per arrivare a Milano tagliando la strada alle truppe comunali.

Il territorio tra Busto e Legnano era la porta d'ingresso al loro territorio un punto da difendere a tutti i costi e l'Olona era un'importante via di comunicazione e di approvigionamento per Milano.

Dal Carroccio si staccarono 700 Cavalieri come esploratori, erano lombardi, uniti a raggruppamenti di vercellesi, novaresi e piacentini percorsero circa 5 km in territorio di Borsano quando verso le nove della mattina videro da lontano le insegne dell'Imperatore, gli attraversarono la strada con la cavalleria tra Busto Arsizio e Borsano dando vita ad uno scontro violento, che distrusse le avanguardie del Barbarossa, trecento o cinquecento cavalieri.

Il primo contatto avvenne sul territorio di Borsano, poi la battaglia si spostò verso Busto e anche sul territorio di Castellanza. L'avanguardia tedesca era in grave difficoltà, ma presto fu raggiunta dal grosso dell'esercito imperiale del Barbarossa che attaccò i cavalieri lombardi e li costrinse alla fuga e sotto l'impeto violento e la forza delle milizie tedesche, molti fuggirono verso Milano abbandonando il campo lasciando scoperto un lato del Carroccio, mentre dall'altra parte restarono solo i fanti e durante la prima fase della battaglia restò solo chi non poteva scappare, anche perchè alle spalle c'era il fossato sbarrava la strada sia agli assalitori che agli assaliti.

L'intenzione dei lombardi era quella di ripiegare fino al Carroccio per ricongiungersi col grosso della cavalleria che era di stanza a Legnano, invece la ritirata diventò una fuga disordinata e le truppe Comunali furono colte dal panico.

Altri cavalieri ripiegarono e resistettero intorno al Carroccio combattendo con la fanteria milanese, la resistenza fu fatta da più linee di uomini, alcune vennero sfondate subito, le linee dei fanti si strinsero seguendo istintivamente il modello della falange romana, le cariche della cavalleria tedesca si fecero più devastanti e le prime quattro linee di difesa crollarono, mentre la quinta ed ultima, più folta e meglio armata riuscì a resistere.

Le cariche della cavalleria imperiale durarono a lungo, sul pennone più alto del Carroccio sventolava l'insegna della Lega Lombarda e per la tradizione medievale, la battaglia avrebbe dovuto continuare fino a quando la bandiera non fosse stata strappata dal nemico; nel frattempo i cavalieri lombardi che si erano fermati a meno di un chilometro oltre il Carroccio, si ricongiunsero con le truppe fresche che erano arrivate da Milano, le truppe della Lega Lombarda così riorganizzate andarono in soccorrso dei fanti che difendevano il Carroccio ed attaccarono di sorpresa le truppe dell'Imperatore già fiaccate dai ripetuti assalti.

L'agguato decisivo fu teso dai cavalieri bresciani, la compagnia della Morte guidata dal leggendario Alberto da Giussano, che in un'unica azione uccise il portatore delle insegne imperiali e costrinse il Barbarossa a fuggire. La scomparsa dell'imperatore e delle sue insegne gettò nel panico il resto dell'esercito tedesco che si lanciò in una disordinata fuga verso il Ticino, ma la fuga non salvò centinaia di guerrieri che furono trafitti o annegarono nel fiume. Sul campo di battaglia restarono invece i comaschi, che vennero fatti prigionieri"

Barbarossa concluse la pace con i Comuni nel 1183 a Costanza e Busto passò sotto il dominio di Milano.

Le sorti di Busto vennero decise da una reggenza formata dalla Comunità dei Consoli e dal Consiglio di Vigilanza, sotto il controllo diretto di Milano che sconfitto Barbarossa aveva anche spezzato l'autonomia del Contado del Seprio, di cui anche Busto faceva parte, Milano s'impossessò del territorio, che aveva sempre avuto una posizione di rilevanza strategica ed andava prendendola ulterirormente, infatti risale al Febbraio 1254 il primo passaggio documentato del passo del Sempione, quando transitò l'arcivescovo Odo di Rouen in viaggio verso Roma, aprendo così una via di comunicazione e di scambio che sarà di vitale importanza per la zona.

Nel 1257 Castel Seprio e il suo territorio si trovarono al centro di aspre contese tra le potenti famiglie milanesi, entrambe di origine feudale, dei della Torre e dei Visconti, Busto parteggia per questi ultimi, in considerazione del fatto che erano legati al territorio infatti, i Visconti erano originari del Verbano ed avevano modesti possedimenti che andavano da Massino fino a Castelletto Ticino ed erano imparentati con la nobiltà locale. I della Torre invece avevano consistenti beni nel Lecchese e in Valsassina.

Quando Ottone Visconti venne eletto al seggio arcivescovile ambrosiano, a discapito di Raimondo della Torre, divenne il punto di riferimento della nobiltà sia di Milano che dell'Alto Milanese e del Locarnese; con il loro appoggio mosse guerra ai della Torre.

Furono 15 anni di scontri violenti tra le due più importanti famiglie milanesi che portarono lunga serie di conquiste e riconquiste del Seprio,

fino alla battaglia di Desio nel 1277, proprio nel cuore dei possedimenti dei della Torre, dove le truppe dei Visconti ebbero definitavamente la meglio.

Nel 1287 dopo un'ennesima riconquista, l'arcivescovo di Milano, Ottone Visconti, ordinò la distruzione di Castel Seprio e Busto assurse così a Borgo, appellativo che indicava i paesi dotati di un mercato e di una fortificazione.

Fu in questo periodo che si aggiunse anche il termine Arsizium.

 

DAL 1200 ALLA FINE DELLA DOMINAZIONE SPAGNOLA

Dalla metà del 1200 la strada tracciata 2000 anni prima dai Celti, che già ai loro tempi conduceva fino ad Angera, dove già ai tempi fioriva particolarmente il commercio, prende sempre più importanza al punto che si comincia anche a parlare d'itinerario delle poste lungo la rotta del Sempione. 

Il consolidamento del potere dei Visconti e l'aumentato traffico portarono ad avere frequenti migliorie alla strada, e cominciarono a prosperare varie compagnie di carrettieri e mulattieri, portando benefici al Borgo di Busto Arsizio, dove sorsero dei punti di appoggio che servivano da magazzino e da alloggio per i viaggiatori del tempo ma anche per le primissime compagnie di trasporto, che congiungevano Domodossola, da dove poi si raggiungeva Sion. 

Il Borgo di Busto grazie alla sua posizione strategica poteva così facilmente vendere i prodotti delle sue campagne sia verso Milano che oltre il lago Maggiore; prodotti come l'uva moscatella, il fieno, i cereali, 

ma soprattutto erano gli ortaggi, il fieno, la frutta e il grano, che crescevano copiosi grazie anche alla felice intuizione del fenomeno dell'irriguo, facilitato dalla presenza dei fiumi della zona e nello stesso periodo si ha la prima comparsa dei mulini ad acqua lungo l'Olona; Il borgo così cresceva notevolmente sotto il profilo economico, attirando le mire dei vari signori del tempo.

Da una descrizione di "Bonvesin della Riva" fatta nel 1288, si può capire il grado e il livello delle manifatture presenti sul territorio e della laboriosità delle persone residenti "Se volessi elencare ordinatamente anche il numero degli artigiani presenti di ogni tipo, dei tessitori, di lana, lino, cotone, di seta, dei calzaioli, dei conciatori di pelle, dei sarti, dei fabbri di ogni genere, dei mercantiche girano ogni parte della Terra, per i loro mercanti, e sono parte importante nella fiera di altre città; ed infine di merciai ambulanti e dei venditori di asta: io credo che quanti mi leggono ammutolirebbero dallo stupore". 

Nel 1302 quando i della Torre (Torriani) tornarono per breve tempo al potere sulle terre lombarde, la nobiltà dell'altomilanese ebbe parte attiva con Como e Piacenza per riportare sul trono i Visconti; la coalizione non fu casuale erano i centri che più erano interessati con il commercio transalpino ed interno, e quelli dell'Alto Milanese che erano legati anche da vincoli di parentela con i signori di Milano e nel 1311 Matteo I° Visconti con l'appogio anche dell'Imperatore Arrigo VII°, entrò a Milano cacciando definitivamente i Della Torre.

I commerci erano tornati floridi e molti stranieri scendevano dal Passo del Sempione per venire a comprare cotoni e lane, si andavano creando anche i primi abbozzi degli istituti di credito. Il Sempione acquistava sempre più importanza, e con esso le società di trasporto della zona che facevano transitare prodotti d'oltralpe addirittura balle di lane inglesi fino in Toscana. La produzione manifatturiera di cotone e fustagni aveva preso decisamente vigore e i prodotti venivano già smerciati in tutta l'area del Mediterraneo e della Catalogna, le ferrarezze con i fustagni erano richiestissimi oltralpe ed a Venezia, le lane in Egitto.

Bruges, Anversa e Londra erano diventate sedi stabili dei mercanti lombardi e già al tempo gli abitanti di Busto erano presenti per acquistare principalmente le lane grezze che venivano poi importate e lavorate sul territorio.In particolare è la capitale inglese che risquote il favore di molti lombardi, dove molti di loro arrivano addirittura a risiedere, dando vita a "lombard street" tuttora cuore del distretto finanziario di Londra. 

Nel frattempo anche gli artigiani metallurgici avevano preso forza e si erano fatti conoscere fuori dal territorio, contribuendo alle fortune del borgo e la loro zona d'influenza andava già dalla Francia alla Spagna ed Inghilterra.


Nel 1343, a causa di un improvviso ammutinamento dei mercenari Inglesi al soldo di Galeazzo Visconti, si ebbero saccheggi nei borghi principali e molte acacine furono distrutte od incendiate, creando danni ingenti a tutte le comunità del territorio. 

In un periodo di stabilità politica ed economica era cresciuta la potenza economico-commerciale della famiglia dei Borromeo, originaria del verbano, che stava gettando le basi della fortuna del casato, ed aveva messo tra le sue mire Busto per la sua posizione strategica e la sua importanza commerciale. 

Dai primi anni del 400 però, Busto che rifiuta ogni processo di infeduazione verso Milano, ma accettava invece un controllo a distanza, viene attaccata molte volte ed intensamente, in particolare è Filippo Maria Visconti che cerca d'impossessarsi definitivamente del Borgo e delle sue terre, per toglierlo dalla mire dei Borromeo

I rapporti tra Busto e Legnano, prima improntati sul buon vicinato e sulla rispettiva collaborazione si raffreddarono l'8 Luglio 1418 per opera di Bonavidio, visto l'impossibilità di far cedere il Borgo di Busto, trasportò il vicariato del Regno da Gallarate a Legnano, suscitando malumori nei primi e nei bustocchi, facendo la felicità dei legnanesi.

Un ulteriore forte scossone tra i rapporti della due città fu nel 1448, quando in un periodo di disordini, incertezze con l'economia precipitava, Francesco Sforza, con l'importante aiuto di Oldrado Lampugnani di Legnano riuscì ad assediare e poi espugnare Busto per poi assoggettarla ai suoi domini; con questa vittoria si assicurò un nodo vitale per l'economia locale milanese e nel 1450 lo Sforza entrò a Milano dove raccolse l'eredtà dei Visconti.

Durante la Repubblica Ambrosiana Busto passò poi diverse volte dalle mani di Francesco Sforza a quelle della Repubblica stessa.

Sotto la dominazione dei Visconti e poi degli Sforza, Busto Arsizio prende vigore e vive un periodo di intenso splendore, soprattutto dal punto di vista artistico e culturale al punto che Ludovico il Moro nel 1455 visto l'importanza che aveva preso il borgo di Busto lo eleva al rango di Contea subordinando politicamente e giuridicamente Legnano a Busto istituendo anche il tribunale nel Borgo bustocco, facendolo in pratica il capoluogo dell'area; nel frattempo arrivarono i primi bachi da seta e l'imposizione di coltvari e Gelsi sul territorio per favorirne la produzione.

L'istituzione del tribunale a Busto scatena dei problemi con la vicina Legnano e quest'operazione però compiuta a breve distanza dall'episodio che aveva visto protagonista il Signore di Legnano Oldrado Lampugnani, incrinò del tutto i rapporti tra Busto e Legnano, infatti i legnanesi che da tempo avevano una propria autonomia si opposero fortemente come riportano le cronache dell'epoca "sia perchè era molesto e dannoso andare a litigare a Busto, dove non avevano possibilità di trovare dottori in legge che curassero i loro interessi, e poi perchè correvano il pericolo di essere malmenati da quelli Borgesani che stando a casa sua soperchiano gli altri".

La bravura e la capacità degli artigiani metallurgici lombardi è così nota che nel 1460 il re francese Luigi XI°, chiede espressamente al suo armaiolo personale di fare arrivare dei tecnici, così che 12 tra i miglori vanno alla corte del Re e tra questi ci sono alcuni del borgo di Busto. 

Nel 1471 fu il duca Galeazzo Maria Sforza a nominare Capitano del Seprio, Antoniazzo di Casate, dandogli massimi poteri contro i malviventi che infestavano il territorio in maniera pesante, in particolare modo la zona detta "Selva Lunga", compresa tra Gallarate e Legnano e che era attraversata dalla strada che diventerà poi il Sempione come lo conosciamo ora; alla fine del XV° sec. i problemi nella vicina Svizzera influirono non poco sui traffici commerciali attraverso il Passo del Sempione si ridussero drasticamente e lo sviluppo viario subì un blocco, così come le fiorenti attività delle società di trasporto. 

Memori sempre dei fatti di Oldrando e di Bonavidio, Busto con Gallarate e anche Saronno dal 1499 si opposero fortemente alle richieste che Legnano riavesse un suo proprio mercato settimanale, che fu ripristinato solo dopo 3 secoli nel 1795.

Nel 1517 anche sul territorio furono mandate al rogo alcune donne con l'accusa di essere streghe, a seguito di alcuni fatti in particolare fu una forta tempesta che rovinò i raccolti a scatenare la caccia alle streghe.

Verso il 1520 fanno la prima comaparsa sul territorio i primi telai in legno importati dalla Francia.

Nel 1529 la prima vera drammatica epidemia di peste sul territorio 

Alla morte di Francesco Maria Sforza (1535) che non aveva lasciato discendenza, il casato si estinse e l'imperatore CarloV° si avocò il ducato di Milano e la Contea di Busto tornò alla Camera ducale milanese dove venne acquistata dalla famiglia Marliani, che lo terrà fino alla metà del Seicento. 

Busto era così passata sotto il dominio degli spagnoli e cominciò un periodo di decadenza, anche se rimane molto attiva nei commerci, in particolare in quello delle tele di cotone che erano già molto richiesti, e tra gli abitanti del tempo si annoveravano già molti mercanti di panno, tela e canapa, diversi tintori, poi parecchi erano gli empori alimentari sparsi per il borgo; oltre alle inique e assurde leggi spagnole del tempo fu una seconda epidemia di peste nel 1540, che causò gravi danni alla popolazione a velocizzare la decadenza del Borgo. 

Il 4 Aprile 1583, Busto Arsizio viene staccata dal Vicariato del Seprio e messa a capo della Pieve di Olgiate Olona con un proprio podestà; nel 1594 arrivano i primi dati ufficiali sugli abitanti che si aggiravano grosso modo sulle 5.400 unità mentre l'età media era di poco più di 26 anni.

Nel 1621 torna un'ennesima epidemia di peste, che colpisce il territorio, poi nel Luglio del 1629 il territorio di Busto-Gallarate-Legnano subisce gravi danni per le scorribande di soldati mercenari tedeschi e polacchi, che si erano ammutinati al conte Serbelloni, nel dicembre dello stesso anno tornano e le popolazioni di Busto-Gallarate-Legnano-Saronno dovranno fare una colletta per tenerli lontani.

1630 dopo il passaggio dei Lanzichenecchi scoppia nuovamente la peste su tutto il territorio ed in maniera talmente devastante al punto che i morti ammontano al 90% della popolazione.

Nell'Agosto del 1640 delle tremende tempeste colpirono la zona, creando gravissimi disagi a Sacconago, Borsano, Dairago, Villa Cortese e Legnano, mettendo in grave crisi l'economia, che era basata per lo più sull'agricoltura.

Nel 1706 durante la guerra di successione spagnola il territorio venne occupato dagli austriaci e gli spagnoli abbandonaro il territorio lasciandolo in una profonda crisi che aveva stremato le strutture produttivi dei centri urbani, inoltre un'intricata confusione istituzionale con un profondo disordine amministrativo, contrassegnato dai gruppi e corporazioni ed oligarchie nobiliari alla strenua difesa dei propri vantaggi e prerogative.L'industria, l'artigianato e l'economia bloccate e represse. 

 

BUSTO ARSIZIO OGGI

BUSTO ARSIZIO si sviluppa su una superficie di 30.270 mq, conta attualmente circa 78.300 residenti, dopo aver toccato un picco massimo nel periodo 75 /76 con oltre 82.000.

Gli abitanti, che nel 1949 erano 49.200, salgono a 55.930 nel 1955 ed infine a 70.000 nel 1970.

A livello di servizi Busto Arsizio può contare sulla presenza nel proprio territorio di numerosi servizi essenziali, quali 20 scuole materne 19 elementari 10 medie e 13 secondarie superiori 13.

Forte connottazione con l'attività manifatturiera, con oltre 1000 imprese sul territorio, occupa una posizione di rilievo nel panoramo econimico italiano e nel contesto della Regio Insubrica, con la presenza di infrastrutture, la disponibilità di servizi, che crea una fitta trama di relazioni, opere,dando vita ad un tessuto ricco di spessore e qualità.

Il progresso di Busto Arsizio è dovuto fin dagli albori dall'artigianato e poi dall'industria capace di evolversi e diversificarsi, abbracciando tutti i settori ma con il tessile, meccanico ed il chimico a farla da padrone, con

le società di servizi che stanno prendendo sempre più corpo. Protagonista dello sviluppo industriale della città è stata la fabbrica che tutt'ora è protagonista, completa ed arricchisce l’arredo cittadino, conservando un patrimonio storico che Busto Arsizio non trascura.

Negli ultimi anni ha preso copro il fenomeno della conurbazione, che ha portato a formarsi un unico agglomerato urbano con i vari paesi vicini con cui si arriva ormai ad un cifra di circa 300.000 persone

 

Piazza Garibaldi

 

IL DIALETTO:

Di matrice preindoeruropea con un forte stampo decisamente ligure, con marcate influenze celte.

 

MONUMENTI:

CHIESETTA DI SANT'ANNA

E' situata di fronte al Municipio di costruzione Neoclassica, risale al Settecento con affreschi del Bellotti

SANTA MARIA DI PIAZZA o Santuario della Beata Vergine dell'Aiuto

Presso il Santuario della Madonna dell’Aiuto i bustocchi vi veneravano un’effigie della Vergine Assunta.La sua costruzione iniziò nel 1517 e continuò fino al 1569, è esempio della cultura Umanistico-Rinascimentale nell'alto milanese. Il portale dell'Annunciazione recava due statue originali di Tommaso Rodari che ora sono esposte all'interno ; il tiburio interno richiama molto l'architettura lombarda-milanese del Cinquecento; la Torre Campanaria è invece del tardo Ottocento; l'interno è caratterizzato anche da un polittico attribuito a Gaudenzio Ferrari 1539 da tre affreschi strappati e da una Vergine col Bambino 1571, e nel presbiterio da L'Adorazione dei Magi 1542.La costruzione del Santuario è attribuita agli architetti Antonio da Lonate e Tommaso Rodari da Maroggia.

Chiesa Santa Maria

 

BASILICA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

E' indubbiamente uno dei più insigni monumenti del '600 milanese, sia per il progetto sia per l'esecuzione e testimonia l'evoluzione del Barocco.

Il progetto iniziale risale al tempo della dominazione longobarda, quando venne costruita la primitiva cappella di San Giovanni Battista.

Ai tempi di Carlo Borromeo, fu demolita ed eretto l'edificio attuale tra il 1609 e il 1635, su progetto dell'architetto Francesco Maria Ricchini, e la consacrazione avvenne nel 1646.

La torre campanaria rimase invece quella del 400 e fu terminata anni dopo, risente dello stile tardo romanico-longobardo, con archetti ciechi pensili e la guglia conica in cotto, tipicamente gotica, l’edificio raggiunge i quindici metri di altezza nella volta centrale e i trentacinque dalla cupola.

Nella Basilica di rilievo sono le colonne piene che si aggregano a pilastri e le sculture che accentuano il gioco di chiaroscuro e di movimento: le cappelle di San Giovanni Battista e di Beata Giuliana, ed il Crocefisso del Cinquecento, nell'omonima cappella.

Degno di nota è l'altare settecentesco con il tabernacolo fatto erigere dal

Cardinale Pozzobonelli nel 1747 ed in cui ripose il corpo di San Sabino.

I dipinti presenti all'interno della chiesa, sono di Antonio Agrati quelli sulla parete dell'abside, Il Battesimo di Cristo, nel presbiterio e nell'abside La Gloria di San Sabino; di Gerolamo Poloni del 1934, La Presentazione di Gesù al Tempio e la Disputa con i dottori di Daniele Crespi.

 

 Basilica di S.Giovanni B.ta

 

SAN MICHELE ARCANGELO

La porzione inferiore della Torre campanaria è romanica ed un tempo serviva come torre castellana, le prime notizie del progetto della sua costruzione risalgono a descrizioni del 1566, mentre le prime bozze e disegni sono del 1580mentre la ricostruzione è decisamente più tradiva .iniziò infatti nel 1653 su disegni dell’Architetto Ricchini; a differenza di S. Giovanni, S. Michele presenta uno sviluppo longitudinale, con una successione di dieci vani laterali che conducono all’abside a pianta poligonale, una concezione tipicamente barocca. Al suo interno sono presenti opere del XVI e del XVII sec.; lunghi restauri accompagnano la storia di S.Michele fino ai giorni nostri.

 

 

MUSEI:

MUSEO CIVICO

Il Museo Civico di Palazzo Marliani-Cicogna è stato aperto al pubblico nel 1990, per dare sistemazione alle opere d'arte di proprietà comunale,

il palazzo; era la dimora dei conti Marliani, proprietari del feudo di Busto Arsizio tra '600 e '700 e poi dei Cicogna tra il 1799 e il 1822, ospito' a

partire dall'ottocento varie funzioni pubbliche, uffici municipali e giudiziari, che ne snaturarono lo stile e la strutturale.

Dopo i restauri condotti nell'ala ovest, sei sale furono recuperate per ospitare il primo nucleo delle collezioni formato da una selezione tra le opere di proprietà comunale piu' significative, raggrupate in base a criteri tematici, stilistici e cronologici, che costituiscono le sezioni espositive del museo.Le sezioni sono così suddivise, Arte Popolare, La Deposizione, Don Marco Rossi, Biagio Bellotti, Giuseppe Bossi, Francesco Hayez, L' ottocento e la Pittura lombarda, Crespi Legorino, Arturo Tosi, Il novecento e le ultime generazione.

 

FONDAZIONE BANDERA

Fondazione Bandera per l'Arte, riconosciuta dalla Regione Lombardia il 17 dicembre 1999 è nata per volere dell'imprenditore bustese Luigi Bandera, con lo scopo di attuare iniziative d'interesse artistico e culturale, come la ricerca, documentazione, la manutenzione e il restauro di beni artistici, promuovendo iniziative nel campo dell’arte e del collezionismo; per la diffusione dell’arte, in qualsiasi forma. Nei suoi scopi ha quello di promuovere studi, ricerche, attività di raccolta e pubblicazione dei beni artistici e culturali nell'ambito locale, con l'assegnazione di Borse di Studio e di Premi.

La Fondazione è ospitata in un edificio di origine industriale con soluzioni architettoniche che richiamano lo stile liberty, occupa un'area di circa 3.500 mq, con 20 sale espositive, una sala per conferenze, ed ambienti per le attività didattiche.

Presso la Fondazione Bandera sono attive, una Biblioteca di Storia dell’Arte e della Musica, grazie agli oltre 10.000 volumi messi a disposizione da Guido Ceriotti e la Società Bustese per gli Studi di Storia Patria, in una sala intitolata a Bruno Grampa, con documenti e volumi relativi alla storia, alla cultura e alle tradizioni cittadine.

 

OPERE:

 

AEROPORTO INTERNAZIONALE DE "LA MALPENSA"

Il grande Hub Internazionale, situato al confine della brughiera gallaratese, fa derivare il suo nome da una vecchia cascina presso cui nel 1909 era stato allestito un campo d'aviazione dall'Ing. Caproni, che divenne nel poi scuola di pilotaggio e scuola di reparti militari.

Subì notevoli danni durante la 2a guerra mondiale e fu grazie all'operosità degli industriali di Busto che riprese vita, infatti nel 1946 presero la gestione diretta del campo d'aviazione, ricostruendole d ampiandolo, facendolo diventare in breve tempo, il trampolino di lancio verso tutti i continenti per l'industria di Busto e dei dintorni,nell'arco di pochi anni divenne Internazionale ed assunse la denominazione di Aeroporto "Città di Busto Arsizio".

 

I MOLINI MARZOLI

Il recupero dei Molini è uno degli interventi fortemente voluti dal

Sindaco Tosi; costato circa 22 miliardi di lire, realizzato con i finanziamenti che l'U.E. stanziava per i progetti per riqualificicare ed il rilanciare "L'Asse del Sempione; senz'altro il più importante progetto degli ultimi anni per la Città di Busto, ha richiesto due anni di progettazione ed analisi da parte dell' U.E.

Il risanamento è stato voluto per dare una importante spinta propulsiva a tutta l'economia della Città e dell'intera zona, trovandosi in una zona storicamente importante, per ridare fiato all'economia esistente, ed essere un nuovo modello di sviluppo ed innovazione per nuove imprese,creando una vera e propria "Tecnocity" per l'impresa e lo studio.

I Molini Marzoli-Massari vennero edificati su di un'area di circa 9000 mq

tra il 1906 e il 1926 in stile liberty con strutture in ferro battuto del Mazzucotelli, che diedero al complesso un insieme tecnicamente perfetto e rispondente alle esigenze che si erano venute a creare dopo la Grande Guerra e cessarono l'attività nel 1975; nel 1987 l'intero complesso venne acquistato dall'Amministrazione Comunale.

La ristrutturazione di questo edificio ha permesso anche la creazione di una una "passeggiata archeologica", che permette di comprendere come funzionava ai tempi l'impianto ospitato nell'edificio.

I tre edifici originari Insacco, Molino e Tramogge, sono stati unificati mediante blocchi di collegamento verticali, messi a punto negli interventi di ristrutturazione degli edifici.

L'edificio Insacco ospita l'Università dell'Insubria, nel Molino è ospitato il Centro Tessile Cotoniero, con tutti i suoi impianti termici e i suoi laboratori. L'ala denominta Tramogge è l'edificio più imponente, prende il nome dalle tramogge a forma di piramide rovesciata da cui passava il grano da insaccare; sono ospitati gli uffici del Polo Scientifico Tecnologico Lombardo.

Dove un tempo c'erano la stalla ed il fienile sono stati realizzati tutti i servizi della struttura, nel vecchio deposito, si trova l'incubatore. Su una superficie di poco più di 1000 mq., sono stati realizzati sei grandi spazi, ciascuno dei quali potrà ospitare una delle nuove aziende che verranno "incubate", per aiutarne la rescita.

L'edificio ad un piano su via A. Da Giussano è utilizzato come laboratorio per il Diploma Universitario di biologia dell'Università dell'Insubria, mentre nella palazzina accanto, oltre all'Ufficio Gestione dei Molini, si trova la reception con la segreteria e presidenza dell'Università.

 

LA MOSTRA DEL TESSILE

La Mostra del Tessile fu creata nel 1951 sotto la spinta dell'elite bustocca del tempo, che voleva dare impulso alla fiorente e storica attività cotoniera del territorio ed allo stesso tempo dimostrare la propria capacità imprenditoriale e conservare le tradizioni della propria zona.

I promotori furono il banchiere BENIGNO AIROLDI, gli industriali ANTONIO TOGNELLA, CARLO SCHAPIRA, ENRICO CANDIANI, il sindaco GIOVANNI ROSSINI, i parlamentari FACCHINETTI, MORELLI, TOSI.

Negli intenti la Mostra aveva lo scopo di mostrare e documentare i progressi realizzati in campo tecnico dell'industria tessile, orientando i produttori italiani nelle scelte commerciali e fare da stimolo per un continuo miglioramento.

L’atto di nascita della 1a Mostra Internazionale del Cotone, del Rayon e delle Macchine Tessili di Busto Arsizio (così era chiamata la Mostra del Tessile) è del 30 settembre 1951, ed il 15 marzo 1951, il Consiglio dell’Unione Bustese degli industriali deliberò di dar vita a questa iniziativa ed inizialmente la Mostra fu allestita nelle aule del palazzo delle Scuole Medie Facchinetti di via Dante ed inaugurata dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Al suo esordio presentò una varietà di campioni: fibre tessili, filati, tessuti, maglie, calze, tovaglie, fazzoletti di cotone, di raion, prodotti chimici e coloranti per l’industria tessile ed in un padiglione attiguo fu allestito una sezione per il macchinario tessile; grazie al successo riscosso da questa 1a Mostra, nel giro di pochi mesi sorsero nuovi padiglioni a sud della periferia verso Castellanza, la cui progettazione fu fu affidata agli architetti e gli ingegneri Enrico Castiglioni, Luigi Crespi, Carlo Fontana e Eugenio Prandina, ed a Settembre venne inaugurata la nuova sede che poteva ospitare la seconda edizione della Mostra del Tessile.

La località scelta fu quella posta tra le città di Busto Arsizio, Legnano, Gallarate e Castellanza, zona adatta allo sviluppo anche per gli importanti collegamenti stradali (Statale del Sempione, l’Autostrada, l’Aeroporto della Malpensa). Il complesso edilizio sorse su un’area di 55.000 mq e venne diviso in 2 parti: una adibita alla mostra dei tessuti, l’altra alla meccanica tessile.

Gli immobili della mostra furono venduti nel 1969 dall’Immobiliare Mostra Tessile alla Camera di Commercio, successivamente il nome "Mostra Internazionale del Cotone e del Rayon" fu cambiato in "Ente Mostra Tessile e Attività Varie".

 

PERSONAGGI CELEBRI NATI A BUSTO

I BUSTOCCHI CELEBRI DEL XX° SECOLO



 Mina Mazzini, cantante bustocca.

 Michele Mara, ciclista. 

 Ivanhoe Gambini, architetto e pittore futurista. 

 Carlo Reguzzoni, ex-calciatore della Pro Patria. 

 Alfredo Monza, ex-calciatore. 

 Pietro Rimoldi, ex-calciatore. 

 Enrico Castiglioni, detto Richino, architetto, pittore, scultore e letterato. 

  Enrico Candiani, calciatore. 

  Luigi Casola, , ex-ciclista. 

  Mariella Lotti, attrice. 

  Giuseppe Azzimonti, poeta e scrittore dialettale. 

  Lucio Flauto, attore, comico e conduttore televisivo. 

  Mario Colombo, ex-calciatore. 

 Natale Borsani, ex-calciatore. 

 Augusto Brazzelli Lualdi, funzionario della Comunità Europea, chimico.

 Ercole Spada, designer automobilistico. 
 
 Alberto Sironi,r egista televisivo. 

 Roberto Busti, vescovo della diocesi di Mantova dal 2007. 

 Walter Albini, stilista. 

 Giampiero Rosanna, Campione di biliardo. 

 Uto Ughi, violinista. 

 Gianfranco De Bernardi, Un ex-calciatore. 

 Francesco Enrico Speroni, uomo politico e ministro. 

 Luigi Cozzi, regista, sceneggiatore e scrittore. 

 Alessandro Turini, ex calciatore. 

 Laura Pariani, scrittrice. 

 Valerio Lualdi, ciclista.