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HELLAS
VERONA
F.C.
1903 |
Hellas
Verona Football club spa
(1903)
Colori
sociali: maglia blu con bordi gialli, calzoncini blù,
calzettoni blu con bordo giallo
Sede
via Leone
Pancaldo, 68,
37138 Verona
Stadio "Marc'Antonio Bentegodi", Piazzale
Olimpia, 37138 Verona.Dimensioni (105 x 68) - Capienza 39.211
Verona 262.500 abitanti - totale provincia di Verona 838.000
Abbonati
9.635
QUADRI
DIRIGENZIALI
Amminstratore
unico:
Conte Pietro Arvedi D'Emili
Direttore
sportivo:
Riccardo Prisciantelli
Segretaria:
Nicoletta Manfrin
Direttore
amministrativo:
Pierluigi Marzola
Relazioni
esterne: Simone
Pulifiato
Allenatore: Davide Pellegrini sub.
alla 7^ a Franco Colomba
Allenatore
in 2^ e prep. portieri:
Dario Marigo
Prep. atletico: Oscar Berti
GLI
ULTIMI CINQUE CAMPIONATI
2002-03
Serie B 13° posto - All. Alberto Malesani
2003-04 Serie B 19° posto - All. Sandro
Salvioni poi Sergio Maddè
2004-05 Serie B 7° posto - All. Massimo
Ficcadenti
2005-06 Serie B 15° posto - All. Massimo
Ficcadenti
2006-07 Serie B 19° posto -
Retrocessa in C1, dopo spareggio con lo Spezia - All.
Ficcadenti poi Ventura
IL
CALCIOMERCATO
ARRIVI: Morante
(a-78) e Iovine (c85- Sambenedettese), Cecchini (p86
Cisco Roma), Hurme (Fin. d86) e Politti
(d87-Udinese), Martinelli (d70-Torino), Herzan (c81-Lecce), Cissè
(a88-Atalanta), Pastrello (a84-Poggibonsi), Ikavleski (Bel.
88-Red Stars), Di Giulio (c72-Gallipoli), Morabito
(d78-Reggina).
PARTENZE: Mazzola
(c69-Lugano), Pulzetti (c84-Livorno), Gervasoni
(d82-Bari), Cutolo (a83-Cisco Roma), Guarente
(a85-Atalanta), Iachemet (d87-Carpenedolo), Laner
(c84-Pro Sesto), Perticone (d86-Cremonese via Milan),
Anaclerio (a81-Perugia), Akangunduz (A.a 82-Ried), Foderaro
(a84-Viterbese), Pedrelli (d86-Venezia).
LA
ROSA 2007-08
Portieri: Cecchini (86), Franzese
(81), De Andrade (82)
Difensori:
Castellan (88), Comazzi (79), Hurme (Fin.- 86),
Mancinelli (82), Martinelli (70), Morabito (78),
Politti (87), Orfei (76), Sibilano (78)
Centrocampisti: Corrent
(79), Dianda (87), Di Giulio (72), Ferrarese (78), Giraldi (89),
Greco (89), Herzan (87), Iovine (85)
Attaccanti: Cissè
(88), Cossu (80), Da Silva Barbosa (Bra 78), Ikavleski
(Bel. 88), Morante (79), Pastrello (84), Vriz (88),
Zeytulayev (Uzb-84)
I
BIGLIETTI PER VERONA - PRO PATRIA
POLTRONISSIME Euro 20,00 Rid. 15,00O
POLTRONE Euro 15,00 Rid. 10,00
TRIBUNA SUPERIORE OVEST Euro12,00 Rid. 5,00
CURVA SUD esaurita
CURVA OSPITI Euro 10,00 con prenotazione ticket-one 1,20
Totale 11,20
Ridotti:
Donne, Under 16 Over 60)
Under
14 ingresso gratuito
VERONA
- PRO PATRIA
Spiace
vedere il Verona, in C1, spiace ancora di più tornare dopo
quart'anni al "Bentegodi", per giocarsi una
partita da bassa classifica. Certo nei nostri desideri c'era
la voglia di tornare, ma in una categoria superiore, cosa
che non dispiacerebbe affatto ad entrambe le tifoserie.
Partita
da prendere con molta, ma molta attenzione, dopo i due
capitomboli con le altre due venete, Venezia e Cittadella,
in cui la Pro aveva anche giocato bene, ma è stata punita
da disattenzioni che sono risultate fatali, specialmente
quella contro i lagunari.
Verona
che viaggia sull'orlo dell'abisso, pagando le precedenti
gestioni scellerati di Pastorello, con il Conte Arvedi,
attuale proprietario che cerca di tenere in piedi la baracca
in qualsiasi maniera, ma la situazione sembra purtroppo più
grave del previsto.
Gialloblù
che da due gare presentano in panchina il varesino Davide
Pellegrini, subentrato a Franco Colomba, esonerato dopo una
sconfitta in trasferta, maturata al 94', in 9 contro 11,
scontrandosi così da subito con la dura realtà della
categoria, specialmente in un campionato tosto come
quest'anno, dove c'è molto livellamento verso la fascia
medio-alta, con squadre organizzate e che bene o male
presentano un pò tutte giocatori di spessore, alcuni anche
dai curriculum più che ottimo.
Compagine
di grande blasone e dal passato glorioso, l’ormai ex prima
squadra di Verona è scivolata lo scorso giugno in terza
serie dopo ben 66 anni ininterrotti di A e B e a conclusione
di un vero e proprio “annus horribilis” dello sport
scaligero. Campione d’Italia nella stagione 1984-85 e
ancora oggi nei ricordi simbolo di un calcio diverso e
lontano dal business moderno, anche nella storia più
recente, durante la gestione del poco amato Giambattista
Pastorello. Adesso, dopo il miracolo rimasto incompiuto da
Giampiero Ventura la scorsa stagione, squadra, società,
nella figura del presidente Pietro Arvedi e soprattutto una
città intera devono ripartire dal punto più basso e di una
storia centenaria e scudettata.
Inizialmente
con l'esperto Franco Colomba, la squadra scendeva in campo
ultimamente con il 4-1-1, anche se inizialmente aveva
provato il 4-3-3 ora con Pellegrini le carte si sono
mescolate e non ha esitato a fare fuori i nomi importanti
della rosa, per dare spazio ai giovani del vivaio, che
conosce bene, ed uno di questi Vriz, figlio del bomber del
Verona ed Udinese anni 70 e 80, gli ha regalato i tre punti
con la vittoria in extremis contro la Ternana. Morante non
ha ancora fatto gol, e per quello visto a Busto oppure da
avversario con Prato ed Albinoleffe non è affatto una novità;
giocatori come Ferrarese, Corrent, Di Giulio, Cossu, quelli
che dovevano fare la differenza visto che sono tra quelli più
pagati, sono finiti in panchina, in tribuna oppure a giocare
nella Berretti.
Il
match contro la Pro, è considerato uno spartiacque per i
gialloblù, con il proprietario Arvedi, che in settimana si
è fatto sentire con una conferenza stampa, prendendosi
tutte le colpe della situazione, ma cercando di dare uno
scrollone all'ambiente, dopo l'ennesima sconfitta in quel di
Foggia. Cercando una tregua con i tifosi, che sono sul piede
di guerra, con i gialloblù nella posizione più bassa della
loro storia, con il penultimo posto in C1, con cinque punti
in classifica dopo nove giornate.
Ovvio
che i tigrotti, siano attesi al varco, considerato che sono
a quota 10, con la speranza sulla sponda dell'Adige, di
portare nel calderone proprio i biancoblù, ma dovranno fare
a meno del secondo portiere Franzese e del centrocampista
Iovine squalificati, e probabilmente anche dei difensori
Martinelli (ex Alzano e Torino), Mancinelli, Morabito e
Cattelan, alle prese con degli infortuni.
Il
nuovo tecnico Pellegrini, ha cambiato modulo, passando al
4-3-3, che vede il brasiliano Rafael in porta, in difesa
Comazzi (ex Milan e Lazio) a destra, Sibilano (esordiente in
A con Fascetti nel 1997 proprio nel Verona) e Orfei ex
Salernitana, suo uno dei cinque gol della squadra, al
centro, Morabito se recupera a sinistra, altrimenti
potrebbe andare uno tra il finlandese Hurme o Polizzi,
entrambi arrivati dall'Udinese, entrambi giovanissimi.
Centrocampo,
reparto tutto da decifrare. Ci dovrebbe essere Giraldi in
cabina di regia o tornerà il più esperto Di Giulio ??
Questo è il primo dubbio. Herzan titolare a Foggia, non ha
convito ed in pole position c’è l'esperto Nicola Corrent
(79), nato a Verona, con molta esperienza in A e B, con
Monza, Salernitana, Como, Modena, Ternana, ma scalpita
Dianda. Sembra scontato il ritorno di Claudio Ferrarese
sulla fascia, dopo aver saltato l'ultima trasferta per
influenza, con la conferma di Greco sulle fasce, del
tridente offensivo mentre potrebbe cambiare il punto di
riferimento centrale con l'ex Morante (la stagione scorsa 18
reti, con diversi rigori in 31 gare a San Benedetto del
Tronto nell'altro girone), al posto del brasiliano William
Da Silva (29 anni, 2 gol in cinque partite fin ora). L'atalantino
Cissè dovrebbe partire dalla panchina. Per una squadra, che
mostra qualche buon fraseggio in mezzo al campo, ma quando
deve accelerare o dare profondità al gioco fa enorme
fatica.
Quello che la Pro ad aspettarsi al "Bentegodi",
potrebbe essere una squadra di gladiatori con il coltello
fra i denti fin dal primo minuto, sospinti da almeno 11.000
spettatori. Ma l'aria della contestazione potrebbe già
arrivare prima della gara, e potrebbe essere un'arma a
doppio taglio e potrebbe bloccare del tutto la testa e le
gambe dei veronesi.
Verona
che in casa ha disputato quattro incontri, ne ha vinto uno
solo con la Ternana al 94', pareggiato uno con la Pro Sesto
e persi due con Cittadella all'esordio e con il Venezia alla
6^ giornata; al Bentegodi ha segnato due reti e subite tre.
Complessivamente i gialloblù presentano il peggior
rendimento interno con quattro punti all'attivo, come la
Paganese, il terz'ultimo attacco del girone con cinque reti
realizzate, una in più di Pro e Ternana, la terz'ultima
difesa con 11 reti al passivo, come Foggia, Pro Sesto e
Sassuolo, peggio solo Cavese 12 e Paganese 14.
La
Pro, non vince dalla quarta giornata quando ha espugnato
Cremona, con la rete di Gasparello in avvio e non batte i
gialloblù in casa, dal campionato di Serie B, 62-63, quando
s'impose per 1-0.
LO
STADIO
L'attuale
stadio veronese è intitolato al Dott. Marcantonio Bentegodi,
veronese doc, vissuto nell'800, che è tuttora considerato
uno dei pionieri dello sport in Italia, spingendo sempre più
giovani ad interessarsi all'attività fisica.
Fu
uno dei promotori già nel 1868, di una polisportiva
comunale; dispose nel suo testamento una parte dei redditi
del suo patrimonio fosse destinata all'insegnamento della
ginnastica e della scherma". Nel 1877, venne
costituita, l'istituzione comunale di ginnastica e scherma
Marcantonio Bentegodi, con una vera e propria fondazione
sportiva, attiva ancora adesso.
L'
impianto, prese il posto del vecchio stadio, situato proprio
in centro, nella zona di Piazza Brà, nell'area dove si
trova l'attuale parcheggio dell'Arena. Venne inaugurato nel
corso del campionato 1963-64, con i veronesi in Serie B, in
una gara molto sentita, il derby contro il Venezia nel
dicembre del 63; capienza al tempo di circa 40.000
spettatori, portati negli anni seguenti a 42.500 unità.
L'impianto scaligero si presentava, le tribune posizionate
su tre differenti livelli, una pista per l'atletica a
divedere il campo dai tifosi, oltre alle pedane per il salto
il lungo. Una particolarità del tempo dello stadio
veronese, fu la presenza di vetrate lungo quasi tutto il
secondo anello, formato da pochi gradini, che teneva
riparati gli spettatori, come negli attuali palchi-box
moderni.
Inizialmente
venne ribattezzato dai veronesi come "stadio dei
quarantamila" o anche "stadio del miliardo",
alludendo rispettivamente, al numero degli spettatori e alle
spese, elevate per erigerlo.
Il
"Bentegodi", appariva sin da allora come uno degli
stadi più belli d'Italia, tanto da sembrare quasi eccessivo
per una formazione era in quegli anni abituata a stazionare
nella serie cadetta, senza particolari ambizioni. A metà
degli anni 70' divenne il primo stadio italiano, a disporre
per le tifoserie in trasferta la curva opposta, a quelli di
casa, creando un così un cordone sanitario, con debita
distanza dalle mitiche Brigate Gialloblù.
Praticamente esaurito, nell'anno dello scudetto di Bagnoli,
con le mitiche Brigate Gialloblù presenti nella Curva Sud.
In
occasione dei Mondiali di calcio di Italia 90', vennero
apportati dei lavori di miglioramento ed ampliamento,
vennero tolte le vetrate, sul secondo anello, quindi sono
stati coperti tutti i settori, con la creazione di una
tettoia che sporge per tutto il perimetro dell'impianto,
attualmente è omologato per 39.211 spettatori.
Il
record di presenze nell'impianto, è ovviamente nell'anno
dello scudetto, nella gara contro il Milan, all'11^
giornata, il 2 Dicembre 84, quando ci furono 48.600
spettatori di cui 31.093 paganti più 17.545 abbonati.
Attualmente il "Bentegodi" si presenta come uno
degli impianti più funzionali d'Europa; per capienza è il
decimo d'Italia.
La
Pro Patria, ci giocò la prima volta il 19 Gennaio 1964, nel
campionato di Serie B, con i biancoblù che schieravano
tutti ragazzi di Busto e dintorni, cresciuti nel vivaio che
vedeva in porta Umberto Provasi, in difesa Pippo Taglioretti,
Giancarlo Amadeo e Signorelli, a centrocampo Lello Crespi,
Vittorino Calloni, Franco Rondanini ed in attacco Enrico
Muzzio e Carletto Regalia.

Bruno Bolchi e Gipo Calloni con la maglia del Verona, nella stagione 1963-64
Verona
che contrapponeva tra i pali Ciceri, linea difensiva con
Carletti, Cappellino e Peretta, in mediana Savoia e Zeno,
l'ex Bruno Bolchi ed in attacco con il veronese doc Maioli,
Gian Piero Calloni, bustocco del rione dei Frati, cresciuto
nella Pro, il quale per un anno vestì la maglia degli
scaligeri, prima di tornare a vestire la maglia della Pro,
per diventare uno degli attaccanti più amati dai tifosi
biancoblù.
Fu
una partita tutta bustocca, terminata sull'1-1; infatti al
vantaggio biustocco di Muzzio, tanto per cambiare, rispose
per i gialloblù proprio Gipo Calloni.
Ultima
volta contro il Verona al "Bentegodi", fu nella
stagione 65-66 sempre in Serie B, alla 23^ giornata, il 27
Febbraio 66, con vittoria dei padroni di casa di misura.
In
realtà l'ultima volta della Pro, nell'impianto scaligero,
fu nella stagione 78-79 campionato di C2 girone B, quando
alla 5^ giornata di ritorno affrontò l'Audace San Michele
Extra, ai tempi secondo squadra di Verona, in una gara
giocata di sabato pomeriggio e terminata 0-0.
Inoltre
da Verona, è assente dalla stagione 87-88 sempre C2/b,
quando perse 1-0, con il Chievo, proprio all'ultima
giornata, ma questa questa partita venne disputata nel primo
impianto dei clivensi il "Bottagisio".
Come
raggiungerlo
Autostrada
A4 BRESCIA - VERONA
Uscita Verona Casello VR Nord: circa 6 minuti in auto
Uscita Verona Casello VR Sud: circa 12 minuti in auto
UNO
SCUDETTO, E' PER SEMPRE...
Potevamo tranquillamente raccontare la storia del sodalizio
scaligero, dalla sua fondazione, agli inizi del secolo
scorso, quando un gruppo di studenti del Liceo classico
"Maffei", fonda l'Hellas, con il nome suggerito da
un professore, passare alle gesta di Sirena, Maddè,
Zigo-zago-Zigoni, Pizzaballa, di Ginufi, Nanni, Busatta,
Bachlechner, arrivando a Dirceu, Caniggia, Troglio, Frey,
Laursen, fino all'incredibile ultima retrocessione dalla
Serie A, al termine della stagione 2001-02 con il veronese
Malesani in panchina ed in campo gente che si chiamava
Adailton, Colucci, Cossato, Cannavaro II°, Ferron, Mario
Frick, Adrian Mutu, Salvetti, l'ex tigrotto Alessandro
Mazzola, cresciuto nel vivaio biancoblù, oltre a ben tre
futuri campioni del mondo, come Mauro German Camoranesi,
Massimo Oddo ed Alberto Gilardino. Un pò come facciamo con
tutte le avversarie della Pro, ma questa volta preferiamo
soffermarci solo, sullo storico scudetto conquistato dai
gialloblù di Bagnoli, nell'unica stagione in cui ci fu il
sorteggio arbitrale totale guarda caso. Lasciando la storia
del club scaligero per la giornata di ritorno.
L'Usvald
dalla Buvisa, Volpati, Fontolan, Brigel, Garella, Di
Gennaro, Fanna, Marangon, Tricella, Elkjaer, i primi nomi
che vengono in mente di quella squadra che stravolse i
soliti programmi delle grandi Juve, Milan, Inter ed in quel
periodo anche Roma, Torino e Napoli.
Una squadra costruita nel tempo da Osvaldo Bagnoli, pezzo
per pezzo, partendo dalla Serie B, nel campionato 81-82, che
vinse piazzandosi al primo posto, quindi un 4° posto, e la
prima storica partecipazione alla Coppa UEFA del club; sesto
posto nella stagione 83-84, preludio allo scudetto del
1984-85.

Osvaldo Bagnoli
Un Verona, che ricalcava in pieno i fasti del
Lombardo-Veneto, perchè se la squadra era veneta a tutti
gli effetti, con le mitiche Brigate Gialloblù a sostenerla,
con canzoni e cori in madre lingua veronese, molto marcata
era la matrice lombarda, anzi alto-milanese a tutti gli
effetti. Su tutti Osvaldo Bagnoli, del quartiere Bovisa di
Milano, già giocatore del Verona, sul finire degli anni 50,
quindi a chiudere la carriera a Verbania sul lago Maggiore,
dove un certo Pippo Marchioro, lo istrada per farlo
diventare tecnico, facendo partire la sua carriera dalla
Solbiatese, in Serie C dove lancia parecchi giovani.
Dalla
Solbiatese, passano anche altre colonne del Verona
scudettato, come il terzino Volpati, che in nerazzurro
rimane cinque stagioni. Da Garbagnate, lo stopper Silvano
Fontolan, mentre il libero Tricella era di Cernusco
sul Naviglio. Senza dimenticare Turchetta, che chiderà la
sua carriera alla Gallaratese di Caravatti nel 1994-95 con
10 reti.
Nell'estate
del 1984-85 a Verona arrivano Hans-Peter Brigel, tedescone
di Germania, cingolato e corazzato ed il danese Preben
Larsen-Elkjaer, centravanti di puro sfondamento, anch'esso
cingolato e corazzato al punto giusto, ma con buona tecnica,
che ben si integra con "Nanu" Galderisi.

Hans - Peter Brigel
All'avvio
di stagione, nessuno si fila i veronesi di Bagnoli, nemmeno
per sbaglio; tutti a guardare il Napoli che ha appena preso
Maradona, l'Inter di Brady, Zenga, Bergomi, Muraro. La
solita Juve del Trap, con Tacconi, Favero, Cabrini, Scirea,
Tardelli, Platini, Paolo Rossi e Boniek, la Roma di Eriksson
con Pruzzo, Graziani, Cerezo e Giannini; i viola di Giovanni
Galli, Socrates, Monelli, Massaro, Gentile, Oriali. Torino
con Radice in panchina, Dossena e Schachner, con un occhio
attento anche alla Samp di Bersellini.
Alla
prima di campionato, il 16 Settembre 1984, al "Bentegodi",
si presenta il Napoli di Maradona, all'esordio nel
campionato italiano, sicuro di vincere, con molta boria e
supponenza in corpo. Hans-Peter Brigel, annulla Maradona,
anzi, meglio lo cancella completamente dal campo. Al 26'
porta in vantaggio gli scaligeri, per la gioia delle Brigate
Gialloblù, nel periodo del loro massimo fulgore ed al 36'
Galderisi raddoppia. Napoli e Maradona, zittiti e con loro
tanta stampa che suonava come sempre la grancassa per i
partenopei. Secondo tempo accorcia Daniel Bertoni al 58',
poi ci pensa il regista dei gialloblù Di Gennaro ad un
quarto d'ora dalla fine a sistemare il punteggio sul 3-1
finale. Si disse fuoco di paglia, in realtà gli uomini
dell'Usvald avevano appena cominciato la loro cavalcata
trionfale.
Domenica
successiva, gli scaligeri sono di scena ad Ascoli, altro
3-1, con le solite firme a parti inverse e vetta solitaria
della classifica a quattro punti, quando la vittoria valeva
ancora due. Intanto Tricella, s'impone per classe e
tempismo, nel ruolo di libero, Pierino Fanna da Moimacco,
corre sulla fascia meglio di Jair, inebria gli
avversari come Garrincha e nel caso non bastasse gli
abbaglia con i due fanali verdi che si ritrova al posto
degli occhi. 3^ giornata, derby del tutto del Triveneto
con l'Udinese al Bentegodi, ed arbitro Agnolin da Bassano
del Grappa. Terza vittoria di fila. Quarta tappa, il primo
vero esame a San Siro contro l'Inter, 0-0 ed altro passo
avanti, in attesa di affrontare la Juve dei big, per dare
vita ad un lungo duello non solo in campo, che vedrà il suo
zenith nella stagione successiva, con la sfida in Coppa
Campioni. Bianconeri sconfitti per 2-0, nella ripresa in
rete Galderisi, un'ex ed il solito Elkjaer. E via di questo
passo vittoria in casa e pareggio fuori, con tutti a dire
tanto crolla, tanto non ha ricambi in panchina. E il
Silvano? Al Silvano, non piacevano i ciccioli, ma non faceva
certo le coccole là dietro; chi passava di lì era per
sbaglio, ringhiava silenzioso e metteva la
museruola.....agli altri però. 10^ giornata scontro al
vertice, i gialloblù ospitano il Toro, che li tallona di
una lunghezza. Bagnoli contro Radice, allenatori vecchio
stampo, di lingua meneghina. Vince l'Osvaldo per 2-1, Brigel
e Marangon. Intanto Garella, dalla presa incerta, diventa
Garellik, perchè le para tutte, nei modi più disparati,
con i gomiti, testa, schiena, spesso e volentieri di
piede...La sua specialità!!
15^
giornata, il primo stop arriva ad Avellino, e la domenica
successiva la prima di ritorno pareggio a reti bianche a
Napoli, con l'aggancio in classifica dell'Inter a quota 23,
con Roma e Toro che seguono a 21, Samp a 20 e Juve 19. Tutti
a dire adesso scoppia, invece no!
La
marcia continua Ascoli superato per 2-0 in casa ed Inter
distanziata di un punto, segue la travolgente vittoria
esterna ad Udine per 3-5, dopo soli 20' minuti di gioco i
gialloblù sono già sullo 3-0, con Brigel, Galderisi e
Elkjaer. Nemmeno la Juve al Comunale, supera Bagnoli ed i
suoi ragazzi alla 20^ giornata 1-1.Alla rete del vantaggio
bianconero al 74' risponde due minuti dopo Di Gennaro.
Incomincia l'allungo decisivo 3 Marzo 21^ di campionato,
Verona - Roma 1-0, rete di Elkjaer al 75', ed Inter sotto di
due punti.

Preben Elkjaer
Si
ma tutti a dire, con i primi caldi scoppiano. 22^
giornata, viaggio a Firenze e vittoria per 3-1, al vantaggio
iniziale di Monelli all'11, rispondono gli scaligeri nella
ripresa, con Fontolan e doppietta di Galderisi nel finale.
Vantaggio sull'Inter +3, sulle terze cinque lunghezze. La
giornata che segna la svolta decisiva è la successiva, la
23^ il 24 Marzo, Verona-Cremonese 3-0, soliti marcatori,
tanto per gradire, Di Gennaro, Elkjaer e Hans-Peter. Le
altre si azzuffano tra di loro, il Toro batte il Milan per
uno a zero a San Siro, la Juve l'Inter 3-1, la Samp,
pareggia a Como. Ora dietro c'è il vuoto, i più vicini
sono i nerazzurri e granata a -cinque!!! Domenica seguente,
Verona che pareggia contro i blucerchiati e le altre che si
fanno i dispetti, vantaggio a + 6. Il Toro era sempre il
Toro, ed il 14 Aprile infligge ai gialloblù la seconda
sconfitta stagionale, 2-1 al vecchio Comunale. Gli avversari
sembrano farsi sotto, ma ci pensa Pierino Fanna, a mantenere
in carreggiata il Verona, alla 27^ giornata, ci mette la
zampata giusta al 78' e batte la Lazio, avversarie che
rimangono sotto di quattro lunghezze. Il 5 maggio, uhmm che
data, c'è il primo scudetto-match-ball. A Verona è di
scena il Como di Ottavio Bianchi, che cerca un punticino
salvezza, e lo trova. Due giornate dalla fine Verona e
Bagnoli a più quattro, praticamente scudetto in mano.
Trasferta di Bergamo, con oltre 10.000 veronesi al seguito,
per la pura e semplice realizzazione di un sogno. LO
SCUDETTO !!!

Antonio Di Gennaro
Gli orobici, rivali storici dei veronesi, provano a rompere
le scatole, vanno in vantaggio al 43' con Perico, otto
minuti dopo, il solito Preben Larsen-Elkaer, mette le cose
al posto giusto. Novantesimo triplice fischio di Boschi di
Parma e Verona, Campione d'Italia. All'81' dentro anche il
dodicesimo Spuri per Garellik. L'immagine che rimarrà
indelebile è l'Osvaldo portato in trionfo, sotto una
pioggerellina primaverile, con il suo giubotto grigio con la
scritta Canon e il suo berretto a visiera blù. Porca
miseria, guarda l'Usvald mal rid bel cuntent, al sà cà là
fa grossa !!
Ultima
giornata, 19 Maggio 1985, Verona - Avellino, l'apoteosi, la
festa, il deliro per Verona squadra, città, provincia, per
le Brigate Gialloblù e per tutti quelli che amano il calcio
pulito. 4-2 agli irpini, ma il punteggio non conta, Fanna
apre già al 9' di gioco, in avvio di ripresa Ramon Diaz
porta sul 2-2 poi 61' rigore di Galderisi ed al 90' non
poteva mancare la firma danese di Preben. 40.000 e passa
persone in delirio e Verona in festa per giorni e mesi. Poi
arriverà anceh la corsa in Coppa Campioni e UEFA, ma questa
è un'altra storia.
Da
rimarcare come nell'unico anno in cui ci fu il sorteggio
arbitrale, i discussi Pieri da Genova, papà del nostro
amatissimo Tiziano, per la cronaca ancora sospeso per
Calciopoli, Lo Bello jr, Pairetto, Bergamo arbitreranno
pochissime volte i veronesi. Quando si dice il caso....
Questi
i quadri del Verona scudettato:
Presidente: Celestino Guidotti
Direttore sportivo: Emiliano Mascetti
Allenatore: Osvaldo Bagnoli
Garella (30), Volpati (30), Marangon I° (29), Tricella
(29), Fontolan (28), Brigel (27), Fanna (29), Bruni (27),
Galderisi (29), Di Gennaro (29), Elkjaer (23), Ferroni I°
(20), Turchetta (16), Sacchetti (15), Donà (12), Marangon
II° (3), Spuri (1) - All. Osvaldo Bagnoli
Galderisi 11 reti, Brigel 9, Elkjaer 8, Di Gennaro 4,
Marangon I° e Fanna 2, Fontolan, Bruni e Sacchetti 1.

Il Verona campione d'Italia
TIGROTTI,
PER PENNA DI UN VERONESE
Ti
ricordo con rabbia, Hellas Verona.
Io,
nato tigrotto
nella
selva dell’Alto Milanese
(erano
giorni favolosi,
la
Pro aveva unghie
al
suo ruggito tremavano
tori,
grifoni, zebre)
non
ho dimenticato l’antico affronto.
La
tigre dormiva sazia
In
una macchia di sole:
tu
giungesti nel pomeriggio, cacciatore
spietato
e freddo come la canna
del
tuo fucile;
un
colpo e la Signora della foresta
giacque
nella
macchia che s’oscurava
di
sangue e di crepuscolo.
Ti
ricordo con rabbia, cacciatore
vestito
d’un maglione giallo e blu
e
ora ti vedo
uccidere
ancora
spietato
e freddo come la canna
del
tuo fucile,
e
non pensi
che
uccidendo concimi la rabbia
di
un vecchio ragazzo che non dimentica
un
pomeriggio lontano
quando
s’oscuro il sole
e
la selva fu nera di sangue.
Quanto
qui citato è opera del bustese Virgilio Uberti Bona
(1916-1970), poeta ed intellettuale di un certo rilievo,
anche se quasi sconosciuto persino nella sua città, ed è
dedicato alla squadra di Busto Arsizio, la Pro Patria,
militante per dodici volte nel campionato di Serie A, più
altre quattro quando la massima serei calcistica si chiamava
Divisione Nazionle ed era divisa in due gironi. Come si
evince ad una prima scorsa, l’occasione di una sconfitta
interna contro i gialloblù dell’Hellas Verona, che
dovrebbe essere quella relativa al campionato 56-57 in Serie
B, diviene occasione per una profonda riflessione sulla vita
e sulle sue delusioni, quasi un rito di passaggio dall’
adolescenza alla maturità. In questa sede la poesia – che
pure mostra un variegato intreccio di citazioni più o meno
palesi: da Osborne ad Hemingway e a Virgilio.
Si
ha un linguaggio "sportivo", e più precisamente
calcistico, di termini ed immagini che richiamano
direttamente alla memoria pagine ed espressioni salgariane.
A cominciare dal secondo verso, “Io, nato tigrotto”….
che inquadra ed imposta un ambito semantico e simbolico
“la selva”, dove si svolge l’eterno conflitto tra
forte e debole, cacciatore e preda. In un senso più
ristretto, e in qualche modo ‘tecnico’, la Pro Patria
nel suo complesso è paragonata alla tigre (“Signora
della foresta”), mentre “tigrotti” sono i componenti
della squadra stessa e, per estensione, i suoi tifosi, come
appunto l’allora giovane Virgilio Uberti Bona. Né è
questa una invenzione del poeta, che anzi riprende una
tradizione - come vedremo tra poco – precedente, che ha
avuto largo successo ed è ancora fiorente, come ben sanno i
cultori di Eupalla.
Come
un ‘tornante’ che si rispetti, facciamo ‘la spola’ e
ripercorriamo il campo verde delle ipotesi, trasferendoci di
nuovo dal calcio alla letteratura, individuando l’origine
della parola sin qui oggetto d’analisi.
Come
conferma l’esperto Roberto Fioraso, il termine
"tigrotti" compare per la prima volta ne "La
tigre della Malesia" di Salgari, poi, naturalmente, è
ripreso nell'edizione in volume Le tigri di Mompracem, con i
pirati di Mompracem sono schierati davanti al loro capo e,
si legge che "Sandokan gettò uno sguardo di
compiacenza sui suoi tigrotti, come amava chiamarli,
[...]".
Evidentemente essi sono definiti "tigrotti" perché
seguaci, amici, sudditi della Tigre della Malesia, ossia di
Sandokan, il quale a sua volta definisce i tigrotti
"suoi figli.
Per quanto riguarda i motivi del passaggio, già il testo
citato in apertura ci richiama ad una consuetudine sportiva,
l’abbinamento squadra-animale simbolico (“la Pro aveva
unghie / al suo ruggito tremavano / tori, grifoni, zebre”)
è abbastanza comune e può essere attivato dai colori delle
maglie e dalla loro speciale disposizione (le zebre sono così
accostate alla Juventus, i canarini al Modena, le rondinelle
al Brescia ecc.) o dalla ripresa di elementi presenti nello
stemma cittadino (la lupa romanista, il biscione interista),
così che il campionato spesso diventi un vero giardino
zoologico reale e fantastico, con la presenza di tori,
asinelli, grifoni, leoni, galletti, ecc. In tale contesto
zoomorfo sorge l’equivalenza tigri-tigrotti=Pro Patria,
dettata da due motivi probabilmente congiunti. Da un lato la
caratteristica sopra accennata: la squadra di Busto indossa
una maglia assai particolare, inconfondibile, ad ampie
strisce orizzontali bianche e blu, alternate. Da qui la
forte caratterizzazione ottico-cromatica che sin dagli ani
venti induce i cronisti a definizioni quali “zebrati” e
“bleu-cerchiati”.
Oltre
alla zebra – peraltro già da tempo appannaggio della
Juventus e dunque difficilmente estendibile ad una diversa
compagine – la tigre è un altro animale che in qualche
modo si può visivamente accostare per il suo manto alla
casacca dei bustocchi. Ma, verrebbe da dire, perché proprio
la tigre? E' rilevata dal pionieristico lavoro, di
Carlo Bascetta (Il Linguaggio sportivo contemporaneo,
Firenze, Sansoni, p.101), il quale però registra il termine
“tigrotti” semplicemente riferendolo alla Pro Patria
senza tentarne una spiegazione. Possiamo forse abbozzarne
una, ricordando che l’audacia ed il coraggio, era
delle caratteristiche di Sandokan e dei suoi pirati,
accompagnata anche dalla forza, come recepisce e conferma il
Grande dizionario della lingua italiana Utet (vol. XX,
Torino, 2000), alla voce “Tigre” e, ugualmente, ma con
l’aggiunta della componente giovanile, al lemma
“Tigrotto”. Di quest’ultimo si introduce una specifica
lettura sportiva, definendo tigrotto il “giocatore della
squadra di calcio della Pro Patria (con riferimento alla
maglia bianca a strisce orizzontali celesti)”, allegando
come fonte una citazione giornalistica risalente al novembre
1948 che elogiava “l’impeto, l’ardore combattivo dei
tigrotti”. Ecco dunque avvenuta, nel nome di Salgari, una
sorta di fusione tra ragioni visivo-coloristiche e
simboliche.
Resta
solo da precisare, se è possibile, almeno per
approssimazione, la data di tale conio linguistico. A fronte
della proposta del Grande dizionario della lingua è infatti
possibile proporre una fonte più autorevole, che consente
peraltro di anticipare di parecchi anni la definizione
salgariana, in qualche modo perfezionandola ed adattandola
alla perfezione al nuovo specifico contesto agonistico. Per
ritrovare il bandolo della matassa occorre, quasi
circolarmente, di nuovo spostarsi tra Busto Arsizio e
Verona, come già proponeva il testo iniziale.
A
conclusione del campionato 1930-1931, il quarto della Pro
Patria in divisione nazionale, un grande del
giornalismo sportivo, il veronese Bruno Roghi, pur in
presenza di una stagione non particolarmente felice della
Pro Patria (giunta in effetti quart’ultima), ne esaltava
comunque lo straordinario carattere – in grado di
sopperire alle carenze tecniche e ad un organico
apparentemente inferiore alle altre concorrenti - e
ufficializzava una volta per tutte la definizione di ‘tigrotti’.
L’articolo, significativamente intitolato La ‘Pro
Patria’ cuor di tigrotto e riportato sulla prima pagina de
“La Domenica Sportiva”, il settimanale illustrato de
“La Gazzetta dello Sport”, alla data 12 marzo 1931,
merita la rilettura integrale, sia per la sua brillante
prosa sia per la sapienza tecnica dell’autore. Lasciamo
dunque la parola a Roghi, che ci invita ad un viaggio a
ritroso nel tempo, quando il calcio era ancora, per dirla
con Brera, “un mistero senza fine bello”:
"Ci
sono squadre che quando riescono a intrufolarsi nei ranghi
della massima Divisione se ne stanno quiete per un pezzo.
Ritemprano le energie consumate nel periodo della durissima
battaglia per la promozione, si guardano attorno intimidite
come un provinciale capitato in un salotto frequentato da
conti e duchesse, si fanno piccine piccine per non farsi
troppo notare. Hanno paura, dopo la gran fatica durata per
vincere le riluttanze del maggiordomo che non voleva dare il
passo alle intruse, di essere scaraventate giù dalle scale
con una spinta più sprezzante che risoluta.
La
Divisione Nazionale, insomma, mette soggezione. E quando la
squadra nuova arrivata entra, con al sua toeletta
sportiva dai colori sgargianti nel verde salotto delle
altere compagne dal nobile casato e dalla luminosa
tradizione, ha sempre paura di decifrare, sulle labbra degli
spettatori, un sottile sorriso di ironia. Nel mondo
calcistico ne uccide più il timore reverenziale che la
classe; e la squadra matricolina deve sempre pagare
all’emozione e all’inesperienza un obolo pesante.
Questo discorso andrebbe benissimo se non ci fosse la “Pro
Patria” a riderci su. Spingi e spingi, la “Pro Patria”
riesce nel 1927 a qualificarsi per la massima categoria.
Squadra
di provincia, fresca di nomina, un serbatoio di goals e di
punti per le squadre muscolatissime e titolatissime che
militano nel suo girone: un “Bologna”, una “Juventus”,
un’”Internazionale”, una “Roma”, un
“Modena”...
La “Pro Patria” debutta a Bologna: fa pari (1-1) e il
goal lo segna lo studente Varglien. Due domeniche dopo va a
Cornigliano: batte la “Dominante” e due goals li segna
Reguzzoni. Due partite, due schietti successi, due giocatori
il cui nome è ancora oscuro ma che con gli anni e le belle
imprese convergeranno sulle gambe virtuose i fasci di luce
della fama calcistica e, di conseguenza, i fasci di
banconote delle società opulente.
Si parla di una “Pro Patria” sbarazzina e bizzarra che,
approfittando della disattenzione generale, ha scroccato di
sorpresa i suoi primi successi. Saranno gli ultimi, alla
distanza la squadra scoppierà. Alla distanza - durante quel
girone di ritorno che stronca i novellini - la squadra
lombarda sconfisse la orgogliosa e possente “Juventus”.
Si dice: bella forza! Il campo dei bustesi è l’antro
della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle. Allora
la “Pro Patria” va a Modena e vince, va a Roma e vince.
Allora si delibera di conferire a questi giovinotti, una
volta per sempre, la qualifica di “tigrotti”. Non si
tratta del conferimento protocollare del nome e degli
attributi di una fiera qualunque tanto per far bella figura
in quella specie di buffo serraglio che è il Consorzio
delle squadre di calcio. Si tratta veramente di
“tigrotti” con tanto di unghioli e con quel loro
caratteristico modo di balzare addosso agli avversari che
neppur hanno il tempo di tirare il respiro...
Quel clamoroso matricolato nei ranghi della massima
Divisione ha dato alla “Pro Patria” - di colpo - autorità
e fama. E quello slancio repentino che nel 1927 ha permesso
alla giovine squadra di “piazzarsi” da pari a pari nella
costellazione delle vedette ha fissato, fin da allora, le
schiette e inconfondibili prerogative della squadra; le
quali prerogative sono rimaste nel sangue della “Pro
Patria”, nonostante la varia vicenda dei giocatori in
partenza e in arrivo, come il clima della tonalità percorre
ed aleggia in tutto il pezzo nonostante i capricci e le
avventure delle modulazioni.
Squadra
nata per la battaglia è la “Pro Patria”. Non che il suo
gioco sia povero di pregi tecnici e il suo stile sia
macchiato e confuso. La tecnica e lo stile, poi, non sono
proiezioni della geometria sullo schermo verde dei campi di
football sì che una squadra, per il fatto solo di non
essere ligia ai gelidi canoni dell’accademia, debba essere
sdegnosamente condannata. La tecnica non si manifesta
soltanto in metodici e nitidi disegni aerei di un pallone
calciato da uomini-macchine...C’è una tecnica e c’è
uno stile, difficili da incapsulare in definizioni rigide,
ma non per questo meno evidenti e vitali, anche nel gioco
delle squadre che esprimono compiutamente se stesse nelle
fiamme del combattimento. Così la “Pro Patria”, tipica
squadra d’assalto, generosa e ardentissima, sprezzante
della statura degli antagonisti, prodiga delle proprie
energie fino all’esaurimento.
Bruno Roghi da La Gazzetta dello Sport 12 Marzo 1931
Si
ringrazia il Prof. Alberto Brambilla, per la gentile
concessione dell'articolo.
GLI
EX
Tutti di qualità gli ex delle due squadre; il primo della
lista è Andreas Kutik, dall'Ungheria, il
primo giocatore-allenatore della Pro, che dal campo come
tigrotto, condusse i biancoblù alla prima storica
promozione in Divisione Nazionale, nel campionato 1926-27.
Kutik a Busto svolse come detto il doppio ruolo, fu
importantissimo in quella storica stagione per la Pro, dando
un contributo notevole anche alla crescita tecnico-tattica
di Carletto Reguzzoni, che a soli diciannove anni faceva già
impazzire le difese avversarie. Kutik, che ebbe anche la
fascia di capitano, rimase alla Pro per due stagioni, per
passare poi ad uan squadra vicino a Busto, con lo stesso
doppio incarico. Nel campionato 1929-30 lo troviamo alla
guida dei gialloblù in Serie B, come Direttore Tecnico, tra
Piazza Bra e Piazza delle Erbe, rimane tre stagioni, fino al
32.
Dopo
Kutik è la volta di Imre Janos Bekey, a
Verona nel 1927-28 per otto gare come allenatore, prima di
arrivare alla Pro, dove arrivò e partì diverse volte fino
allo scoppio della II^ guerra mondiale, lasciando
un'impronta importante, costruendo le basi per il florido
vivaio, durato fino agli inizi degli anni 70. Altra
parentesi a Verona, nel 33-34, ancora per poche giornate.
Il
balzo in avanti, fino agli anni 50, nel Verona troviamo
l'attaccante Frasi, alla Pro nello stesso periodo in A e B.
Stagione
63-64, nelle file veronesi in Serie B, troviamo come mezzala
Bruno "Maciste" Bolchi ed in
attacco, come già detto il bustocco Gipo Calloni,
che segnerà proprio nella gara del Bentegodi, contro la sua
Pro.
1974-75
via Milan arriva sotto il balcone di Giulietta, Alessandro
Turini, altro bustocco doc, cresciuto nel vivaio
biancoblù. Sandro, sgambetta e guizza via sulla fascia
mancina, solo una stagione in gialloblù, in Serie B, con 21
presenze ed una rete, contribuendo alla promozione in Serie
A, degli scaligeri.

Sandro Turini
Stagione
88-89, la Pro annaspa in Interregionale, cerca di risalire,
affidandosi in avanti all'attaccante Giuliano Paolini,
cresciuto nelle giovanili gialloblù, per lui 13 reti
Campionato
1997-98, veste la maglia veronese Marco Giandebiaggi,
rimarrà tre stagioni; la prima con 27 presenze e due reti.
Le altre due condizionato da problemi fisici, colleziona
rispettivamente 13 presenze, sempre nella serie cadetta,
contribuendo comunque al ritorno nella massima serie dei
veneti, la seconda con 13 presenze in Serie Altro prodotto
del vivaio bustocco, Alessandro Mazzola, che
trova la maglia della Pro in campionato a 17 anni in C2,
dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili. Per
problemi di bilancio viene subito ceduto al Torino, con
altre tre ragazzi Diana e Merelli. Dei tre sarà l'unico che
farà una strada brillante, vestendo le maglie di Reggiana e
Piacenza tra A e B: Nel 2000-01 approda Verona, primo anno
14 presenze, in totale per lui oltre 200 presenze con la
maglia gialloblù e tre reti, tutte nella stagione 2003-04
in Serie B, in cui disputa 40 partite. Dal 2002-03 titolare
fisso degli scaligeri ed anche la fascia da capitano. Lascia
Verona, al termine della sfortuna scorsa stagione, per
accasarsi vicino casa, nel campionato svizzero.

Alessandro Mazzola
Campionato
97-98, nel mercato di Gennaio, alla Pro, che cerca di
risalire in C1, arriva Claudio Lunini, bomber
bresciano che aveva trovato la sua consacrazione tardiva nel
Verona, dopo molti anni e goals nel Darfo Boario, per lui
alla Pro, 49 presenze e 12 reti in una stagione e mezzo. Al
Verona cinque stagioni tra A e B, con 137 presenze e 24
reti, di cui 2 in Serie A, nella stagione 91-92.
Ultimo
della lista Daniele Morante (Roma 4-12-79), attualmente in
forza agli scaligeri, alla Pro in C1, nel campionato
2003-04, 20 presenze e due reti; le prestazioni migliori ???
Da terzino di spinta.....
Non proprio un ex, ma l'attuale direttore sportivo del
Verona, Prisciantelli ha un passato recente
nella Pro, ma dietro la scrivania e come collaboratore degli
allenatori Pat Sala e Giancesare Discepoli, con diverse
mansioni, tra cui quella di osservatore.

Claudio Lunini
I
PRECEDENTI
Campionati
di Serie A: Pro Patria 12 / 1 Coppa delle Alpi - Verona 24 /
1 Scudetto 1984-85
1927-28 Div. Naz. Gir. B
9^ 27 Nov. 27 Hellas Verona - Pro Patria 2-1: Fizzotti (Pro)
19^ 27 Feb. 28 Pro Patria - Hellas Verona 4-0: 3 Reguzzoni,
1 Tognazzi
1953 -54 Serie B
Pro Patria - Verona 1-1: Hofling (Pro)
Verona - Pro Patria 1-1: Frasi (Pro), in seguito 0-2
a tavolino per invasione di un tifoso veronese
1956 -57 Serie B
Pro Patria - Verona 1-2
Verona - Pro Patria 0-1
1960-61 Serie B
Pro Patria - Verona 3-1
Verona - Pro Patria 2-3
1961-62 Serie B
Pro Patria - Verona 0-1
Verona - Pro Patria 1-0
1962-63 Serie B
Pro Patria - Verona 2-0
Verona - Pro Patria 0-1
1963-64 Serie B
Set. 63 Verona – Pro Patria 1-1: Muzzio (Pro), Gipo
Calloni (V)
Pro Patria – Verona 1-1
1964-65 Serie B
12^ 6 Dic. 64 Verona - Pro Patria 0-0
31^ 2 Mag. 65 Pro Patria - Verona 2-2
1965-66 Serie B
4^ 26 Set. 65 Pro Patria - Verona 1-1
23^ 27 Feb. 66 Verona - Pro Patria 1-0
LA
TIFOSERIA
Potremmo
definire i gialloblù, solo e semplicemente, una tifoseria
che ha fatto storia.
L'Hellas,
sin dalla sua nascita può contare su un buon numero di
affezionati, ma è solo con il secondo dopoguerra che
attorno ai gialloblù si crea un primo vero zoccolo duro di
appassionati, che seguono la squadra nel vecchio impianto
vicino a Piazza Bra. In seguito alla prima storica
promozione in Serie A, avvenuta nel 1957, si ha una prima
parvenza di tifo organizzato; con il consolidarsi della
formazione scaligera nella massima serie, nascono anche i
primi club ufficiali di sostenitori, che seguono anche i
gialloblù in trasferta, molti provenienti dalla provincia.
Il primo vero nucleo di ultras a Verona nasce verso la fine
del 1969: è il periodo della contestazione giovanile in
tutta Europa e USA, ed un gruppo ragazzi, tra i tifosi più
vivaci ed intraprendenti, presero a ritrovarsi dietro lo
striscione "I 4 Fedelissimi": embrione delle
mitiche Brigate, che nacquero già nel corso della stagione
1970-71, ma ufficialmente il 30 novembre del 1971 come
"Calcio Club Verona Brigate Gialloblù",
affiliandosi inizialmente al centro di coordinamento dei
tifosi scaligeri. Quando il Verona giocava in trasferta, si
presentavano con uno striscione di tela blu con la scritta
gialla "Brigate". Subito al gruppo iniziale si
aggregano sia giovani dei ceti popolari che della
"Verona bene", con lo stesso spirito sostenere la
squadra e fare baldoria. Con gruppi sostanziosi che arrivano
anche dalla provincia.
La
denominazione "Brigate Gialloblù", venne scelta
da due ragazzi, al tempo sedicenni, Franco Masotti e Massimo
Tocco, quest'ultimo fu il primo presidente ufficiale delle
B.G., mentre tra i nomi scartati c'era quello di Commandos
Fedelissimi Gialloblù, per non imitare il già esistente
Commandos Tigre a Milano ed altri poi sorti nel periodo un pò
ovunque in Italia.
Scelsero
questo nome in quanto al tempo erano militanti della Gioventù
Studentesca, gruppo di sinistra del tempo. Al primo gruppo
iniziale si aggiunsero altri ragazzi, di una fascia di età
che andava dai 13 ai 20 anni, che si ritrovava un paio di
volte a settimana, in locale di Vicolo Mustacchi, in zona
Piazza Isolo, di cui pagava l'affitto auto finanziandosi; da
subito non vollero saperne di venire inquadrati nelle regole
del "Centro Coordinamento Calcio Club". Posizione
al "Bentegodi", l'anello superiore della Curva
Sud.
Le
Brigate preso così a seguire la squadra, che negli anni '70
era quella del mitici Pizzaballa in porta, in attacco
Mujesan e Clerici, oltre a Mascalaito, Sirena, Mascetti,
Clerici. Tra i primi beniamini della tifoseria, in assoluto
Zigoni, calciatore fuori dagli schemi, del Verona anni '70.
Si presentarono i tutti gli stadi, anche dove al tempo era
più disagiato arrivarci come Sardegna, Sicilia e meridione.
La
storia del tifo scaligero si identifica in un questo anno,
1971, quando prendono corpo le "Brigate Giallobù",
gruppo trainante del tifo a Verona e veri mastri di tifo per
intere generazioni di giovani Ultras e non. Oggi purtroppo
la generazione delle Brigate è sul viale dl tramonto, ma i
più giovani hanno ereditato la reputazione di questo
gruppo, uno dei più rispettati ed imitati in assoluto.
Nel
1972, accanto allo striscione B.G. compare anche quello
Ultras, con un teschio al centro, un gruppo di destra, che
poi segnerà la storia politica delle Brigate e del loro
cammino. Per gli striscioni nel 1973 per la prima volta e'
usata la tela cerata.
Fin
dai primi anni di vita le BG dimostrano di valere e già nel
1974 vanno a Brescia, per quello che è qualcosa in più di
un semplice derby, in corteo con lo striscione davanti e le
cronache del periodo mettono in luce già l'indole
turbolenta degli ultras gialloblù, nelle accesissime gare
con il Bologna, soprattutto per motivi politici, il Vicenza
questioni di vicinanza e politiche, la Juve, il Milan.
Nel
periodo la curva veronese, si presenta con il classico tifo
all'italiana, bandieroni, tamburi, fumogeni e lancio di
coriandoli, con cori compatti e tonanti. I cori saranno
presto una delle caratteristiche dei gialloblù, sempre
molto originali. Spesso su melodie dei Beatles, Who e
Rolling Stones, su cui venivano inserite spesso e
volentieri, parole in dialetto stretto, se non stravolgerle
completamente e ricantarle in veronese puro.
A
metà degli anni 70' il Bentegodi divenne il primo stadio in
Italia, a disporre per le tifoserie ospiti la curva opposta,
a quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con
debita distanza dalle B.G.
Dietro allo striscione delle Brigate, si formano anche altri
gruppi, minori, che con gli anni diventeranno sempre più
numerosi tanto da diventare, a metà degli anni ’80, un
altro tratto caratterizzante della curva veronese. Subito
dopo gli Ultras, compaiono i “marines gialloblu”.
Nel
Giugno del 1975, per festeggiare il ritorno della squadra in
Serie A, sono 5.000 i veronesi presenti a Como, ma i
gialloblù vengono sconfitti, toccherà al presidente
Garonzi, intervenire direttamente a calmare i tifosi, ma
scortato dalla Polizia.
Nel 1976 alcuni esponenti delle BG stringono un gemellaggio
storico con una curva inglese: quella del Chelsea, ai tempi
una delle più turbolente tifoserie inglesi, che perdura
ancora oggi dopo oltre trenta anni; di quel periodo gli
striscioni con le sigle di chiara matrice anglosassone, come
"Punk Brigade”, “Hellas Army” e "The
Deadly Sinner Club" ed il tifo veronese comincia dunque
ad assorbire la cultura e fisionomia tipici del "British
style".

1976:
veronesi a Wembley
Nel 1977 le Brigate Gialloblù decidono di abbandonare il
vecchio striscione, sostituendolo con il nuovo che al centro
vede la scala a tre pioli come simbolo sormontante.
L'evolversi del tifo in Italia si vede proprio nella Curva
sud, del Verona, per la prima volta una "Union
Jack" britannica, non solo ma anche nella stampa del
materiale i veronesi si rifanno allo stile britannico come
nel caso delle prime sciarpe a listarelle dei primi anni
ottanta.
Sempre
in questo periodo le BG, prendono a manifestare marcatamente
un profilo politico di destra, fino al punto da essere una
caratteristica intrinseca dell'immagine del gruppo stesso
che si definisce orgogliosamente ed ostentatamente di
destra, anche se all' inizio nel nucleo fondatore ci sono
anche militanti di sinistra e rude boys.
Con
la retrocessione del Verona in B, al termine della stagione
1979-80, le B.G. non perdono certamente lo smalto ed il
temperamento, anzi si compattano ancora di più,
conquistando le prime pagine per i tafferugli con milanisti
e vicentini ed alcune tifoserie meridionali che spesso e
volentieri lasciano il "Bentegodi" a gambe levate.
Veronesi,
che manifestano un atteggiamento irriverente e sfrontato
nell'affrontare le tifoserie avversarie, striscioni spesso
originalissimi.
Gli
anni ’70 sono però anche il periodo in cui ci sono
diversi gemellaggi. Oltre a quello già citato, con il
Chelsea, le BG stringono altre amicizie, alcune delle quali
dopo essersele date di santa ragione! È il caso di quelle
con Sampdoria e, soprattutto, Fiorentina, uniche di quel
periodo ancora vive e vegete, ma anche con i granata del
Torino e stranamente con i con i giallorossi romani, ma con
quest'ultimi ovviamente non durerà molto.
Dietro
allo striscione delle BG si muovono migliaia di persone, e
nella seconda metà dei turbolenti anni 70' la tifoseria
gialloblù, si fa notare non solo per il calore con cui
segue la squadra, ma anche per i numerosi incidenti che
provoca sia in casa che fuori, dove si presenta sempre
massicciamente, con tamburi al seguito e l'immancabile
striscione per l'idolo Zigoni. In diverse occasioni si và
però anche oltre, nelle vicinanze dello stadio scaligero
viene trovato di tutto; nella gara contro la Juventus del
marzo 77, sulla pista di atletica del "Bentegodi"
viene rinvenuta addirittura una bomba a mano, lanciata con
ogni probabilità, proprio dalla curva sud e, solo per una
fortunata coincidenza, la seconda "sicura" ha
tenuto impedendone l’esplosione.
La
squadra chiude l'era del presidente Garonzi, vittima anche
di un sequestro di persona e scivola in B, il Bentegodi si
svuota, curva compresa. Solo lo zoccolo duro rimane a
sostenere una squadra che rischia addirittura la
retrocessione in C. Il discorso non cambia nemmeno nel
campionato seguente e la curva si spopola sempre di più, il
campionato di serie cadetta 1980-81 registra il minimo
storico di abbonati solo 2.900. Per la tifoseria scaligera e
per le B.G. è il momento di un cambio generazionale.
Arriva Bagnoli in panchina, la formazione gialloblù risale
in A, creando nello stesso tempo nella squadra lo zoccolo
duro per la conquista della scudetto, istaurando con la
tifoseria un rapporto che con il passare delle giornate
diventa molto stretto, fino a quasi ad arrivare ad una vera
e propria simbiosi. Nel campionato 80-81, le B.G.
rifioriscono, presentandosi in 5.000 unità a Rimini e con
esse anche gli scontri. La curva veronese, prende a
caratterizzarsi in maniera diversa rispetto al passato, in
maniera più aggressiva, divisa in molti gruppi minori, ma
assolutamente compatta nel nome del tifo e progressivamente
tenderà sempre più a destra, cosa che negli anni 70'
nonostante la presenza di gruppi schierati dichiaratamente dal
punto di vista politico, era riuscita in qualche modo a
conservare una formale apoliticità. Agli inizi degli anni
’80, nella sud compaiono espliciti simboli politici; dal
1983 appaiono in curva gli striscioni del “Verona
front”, gruppo vicino ad aderenti al fronte della gioventù
e della “gioventù scaligera”, mentre si moltiplicano le
bandiere provviste di croci celtiche e talvolta addirittura
di svastiche. L’anima della curva però, come già detto,
si presenta molto composita e accoglie anche, se pure in
fortissima minoranza gruppi di sinistra come i “rude boys”.
Gruppi
diversi molto eterogenei, ma sempre compatti nel sostenere
l'Hellas Verona ovunque vada, e negli stadi riecheggia il
mitico coro, poi copiato un pò da tutti "in ogni posto
che andiamo, tutti ci chiedono, chi noi siamo, glielo
diciamo, chi noi siamo. Brigate, brigate, gialloblu! Siamo
l’armata del Verona e nessun ci fermerà, noi saremo
sempre qua per restare in serie A il Verona è la squadra
del mio cuor!”
Molti dei nuovi entrano in curva, esattamente con lo spirito
con cui si entra volontari in un battaglione di Marines, con
forte propensione allo scontro fisico con le tifoserie
avversarie; e questo diventerà per molti il motivo
principale di adesione alle BG. Già nel campionato 1981-82,
che riporta i gialloblù in Serie A, la curva veronese aveva
ricominciato a far parlare, per le intemperanze degli ultras,
ma è a partire dalla stagione 1982-83 che l’immagine di
tifoseria dura, prende il sopravvento su tutto il resto. Gli
scontri iniziano già alla prima di campionato contro l’Inter
e proseguono fragorosamente per tutta la stagione,
culminando nella semifinale di andata di Coppa Italia, nel
giugno 1983, contro il Milan.
Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua
vena colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in
particolare quelle "scozzesi" a scacchi
giallo-blu, spariscono invece i tamburi, mentre per qualche
tempo prende piede la moda di presentarsi in curva con la
maglia della squadra, di stile prettamente anglosassone. La
particolarità, dirompente del periodo, inizia ad essere il
tratto goliardico, a tratti veramente demenziale, che in
alcune occasioni diventa cattivo, con cui le BG accolgono i
tifosi e le squadre avversarie. Alcune volte si và anche un
passo oltre.
Il
campionato 1982-83 passa alla storia, per la contestazione
beffarda al giocatore peruviano Uribe, del Cagliari, con
lancio di banane. per una partita a Como, le B.G. arrivano
con pinne, maschere da sub, materassini e paperelle ed altri
animali gonfiabili. Per una trasferta a Firenze, ad un certo
punto spuntano dei remi dai finestrini dal pulmann delle BG,
facendolo sembrare una nave vichinga; le carote gettate ai
tifosi udinesi al grido di “buon appetito conigli!” con
6.000 veronesi al seguito che formano un unico serpentone in
autostrada, sono solo alcuni degli episodi ormai entrati
nella storia ultrà del nostro paese e fanno delle Brigate
un gruppo "di rottura" anticipando i costumi
ultras italiani degli anni a seguire.
Famosi rimarranno i mitici striscioni rivolti ai napoletani
"Benvenuti in Italia", "Lavatevi",
"Forza Vesuvio" che in ogni partita contro i
campani ed in genere contro le squadre meridionali, verranno
sempre rinnovati e ripresentati. Striscioni, che hanno
tutt'ora una forte eco.
Nascono
sempre in questo periodo sottogruppi come "Gruppo Onto
Golosine" e "TartaN Army".
Prende anche il sopravvento lo stile casuals sullo stile,
mutuato dagli "Headhunters Chelsea", sulla cui
scia realizzarono il biglietto da visita: "Complimenti,
hai appena conosciuto le Brigate Gialloblù", che
lasciavano dopo ogni scontro.
E
come non ricordare di questi anni l'altro sottogruppo epico:
"A.S.U." letteralmente "Associazione Stalle
Umane", formato da personaggi fuori controllo, dediti a
scorribande con atteggiamenti volutamente animaleschi, sullo
stile hooligan inglese ed uso smodato di alcool in tutte le
sue forme, vino e "sgnappa" su tutto. Riprendendo
come non mai il motto "Veronesi tutti matti".
Sempre
nei primi anni '80 nascono altri gruppi Ultras che
affiancano le Brigate, il loro nomi sono: Gioventù
Scaligera, Vecchia Guardia, Inferno Gialloblù e Verona
Front. Con gruppi che arrivano dal Trentino, basso bresciano
e mantovano.
A Belgrado il 28 Settembre 1983, c'è anche il battesimo
europeo per gli scaligeri, in uno stadio certo non facile,
sono migliaia i sostenitori gialloblù, che si fanno
sentire, per la gara di Coppa UEFA, contro la Stella Rossa.
Quindi trasferta di 5.000 unità a Graz in Austria, dove
praticamente il Verona gioca in casa.
Questi
sono gli anni d'oro per le Brigate, il tifoso scaligero in
generale e l'Hellas di Bagnoli, Fanna, Brigel ed Elkjaer che
12 Maggio 1985 davanti ad oltre 10mila tifosi gialloblù
vince a Bergamo, il suo primo e finora unico scudetto.
Stagione in cui trovare un buco al "Bentegodi" è
praticamente impossibile, non solo ultras e tifosi
organizzati, ma donne, tante e bambini, riempiono con
orgoglio l'impianto scaligero, indentificandosi al massimo
in quella squadra, che in campo mette sotto Juve, Milan,
Inter, Sampdoria e soprattutto il Napoli di Maradona.
Il
18 Settembre 85, Bentegodi esaurito per la gara di Coppa
Campioni, contro il Paok Salonicco e massiccia presenza
scaligera in Grecia; lo stadio è più che esaurito in ogni
domenica, ma per ironia della sorte i tifosi gialloblù, non
potranno partecipare alla partita di Coppa, contro la Juve a
Torino, perchè il vecchio comunale è squalificato, per i
tragici incidenti dell'Hysel. I 42.500 posti di capienza
dello stadio "Bentegodi", risultano spesso
insufficienti, per il calore e la passione della tifoseria
gialloblù.
Sul
fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si
registrano alcuni cambiamenti, viene stretto un patto con
gli interisti, inversione di tendenza rispetto alla regola
che non prevedeva amicizie con le squadre considerate
"grandi": nel 1986, si registra "un
insolito", per la tipologia della tifoseria,
gemellaggio con i leccesi, mentre nll’88, i tifosi del
Torino rompono il gemellaggio più che decennale.
Nel 1986 ci sono diversi incidenti, con il centro di Como,
che in pratica viene devastato dal passaggio degli ultras
gialloblù, con altri gravi incidenti in altre città che
portano ad un forte attrito con la società scaligera.
Contrasti che esplodono definitivamente nel dicembre 1986
dopo che gli ultrà veronesi mettono letteralmente
“a ferro e fuoco” Brescia, con oltre un migliaio di
veronesi presenti già in città dalla mattina, nella
"speranza" di trovare gli ultrà locali. La
mancata presenza degli storici rivali innesca la furia dei
gialloblù; la zona della stazione, il viale che porta al
Rigamonti e le vie adiacenti vengono distrutte, con
cassonetti dati alle fiamme, bar devastati, passanti
aggrediti, abitazioni danneggiate e per "gradire"
violenti scontri con le forze dell’ordine, che cercano
invano di mettere un minimo d'ordine.
La
dirigenza del club scaligera reagisce duramente: Chiampan
minaccia di ritirare la squadra dal campionato, proponendo
la schedatura sistematica dei brigatisti, mentre l'allora
sindaco Sboarina medita di chiudere la curva o di far
giocare il Verona a porte chiuse. I fatti di Como e Brescia
finiscono sul tavolo della Procura della Repubblica di
Verona che inizia ad indagare su eventuali connessioni tra
la curva veronese e gruppi locali di estrema destra. La
polizia effettua centinaia di perquisizioni e il 1 Febbraio
1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con l’accusa di
“associazione a delinquere”. Si tratta di un’accusa
gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso di
calcio viene trattato alla stregua di un criminale vero e
proprio.
La
Curva Sud si schiera in massa con gli ultrà arrestati: in
occasione della partita contro la Roma, nella zona centrale
della Sud rimane soltanto lo striscione “non 12 ma 5000
colpevoli”. Il significato della presa di posizione è
abbastanza chiaro: gli ultrà arrestati saranno anche dei
teppisti, ma processarli per associazione a delinquere è
del tutto fuori luogo, almeno secondo i colleghi brigatisti.
E' comunque chiaro che parte degli ultrà che si riconoscono
nelle BG sfuggono al controllo dei “capi ed ogni occasione
e buona per degli scontri.
Come
nell'occasione in cui il Mantova si presenta al campo
Bottagisio, per affrontare il Chievo; centinaia di tifosi
della Curva Sud, si presentano solo per affrontare gli
storici rivali mantovani. Altro episodio sul genere si
verifica nel basket, quando al Palazzetto dello sport,
arriva una delle due squadre bolognesi, con molti tifosi al
seguito.
Tornano
a girare l'Europa nella stagione 87-88, in sempre in Coppa
UEFA, dove i gialloblù arrivano ai quarti di finali,
venendo eliminati, non senza recriminazioni dal Werder
Brema. Memorabili per le B.G. & co. le trasferte a
Stettino in Polonia, quando c'era ancora la cortina di
ferro, il muro cadrà due anni dopo. Utrecht in Olanda, con
incidenti notevoli con i padroni di casa e la polizia,
quindi in Romania a Bucarest contro lo Sportul Stundentesc.
Nel
periodo nella curva scaligera, compare il primo bandierone
copricurva, con il nome dello sponsor della squadra la Canon.

Negli
anni a seguire, il magico gruppo di Bagnoli si polverizza,
con l'Hellas che scivola mestamente in B, nella stagione
89-90, mentre nelle B.G., prevale sempre di più il volto
ideologico, facendo svanire in parte la sua originalità e
goliardia.
Agli inizi degli anni 90' i diffidati gialloblù sono più
di un centinaio e tutta la tifoseria scaligera è
"sorvegliata speciale". L’impiego sempre più
massiccio delle forze dell’ordine però, non frena gli
ultrà gialloblu che imperversano negli stadi della
cadetteria nel vittorioso campionato 1990-91. Il ritorno in
serie A coincide con nuovi disordini e nuove diffide. La
curva veronese è costantemente al centro dell’attenzione
dei mass-media.
Il
presidente Mazzi, la stampa in generale, non ultimo il
prefetto di Verona accusarono violentemente le B.G., che
risposero con l'auto-scioglimento, per non dover rendere
conto alla polizia del comportamento di ogni tifoso
veronese; la curva scaligera la domenica successiva resterà
vuota, per ricordare la sentenza che vide poi le B.G.
condannate come associazione a delinquere ed alla valanga di
diffide piovute nel dopo Cesena - Verona, altro momento
critico nella storia delle Brigate. Si arriva così al
fatale 14 novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20
anni, le BG annunciano il loro autoscioglimento in accordo
con tutti i gruppi presenti nella sud. I vertici dello
storico gruppo si dicono stanchi di tanto accanimento nei
loro confronti: non possono essere il capro espiatorio per
problemi di ordine pubblico che travalicano il tifo sportivo
e, in particolare, non possono rendersi responsabili di ogni
individuo che porti una sciarpa gialloblu al collo. In
occasione della partita Verona-Genoa, le ringhiere della
curva sud, dopo 20 anni, restano desolatamente vuote.
I
gemellati fiorentini, nella prima partita in casa dei viola,
ricorderanno le Brigate Gialloblù, con una bellissima
coreografia, che prendeva tutta la Curva Fiesole, formata da
uno sfondo giallo e le lettere B e G in blù, con uno
striscione che recava la scritta: "Ventanni di storia,
non si cancellano....Onore alle B.G."
Come scrisse Silvio Cametti, l'autore dello splendido
"I guerrieri di Verona" oramai introvabile nelle
librerie, le Brigate Gialloblù sono state croce e delizia
per la città, la provincia veronese e la tifoseria
scaligera in generale. Aggregando centinaia di giovani che
hanno provato motivazioni, emozioni forti e trasgressioni
dietro quelle storiche insegne BG '71, che venivano prima
anche dell'Hellas "Siamo i tifosi delle Brigate"
precisavano. La particolarità delle BG e' stata quella di
diventare il gruppo più avversato e guardato d'Italia da
qui la frase, contro i compromessi:"Noi odiamo
tutti", senza mai lasciarsi trasportare dai successi.
Gli
anni '90 con l'Hellas tra la Serie A e la Serie B, la scena
anche nel tifo è altalenante, non ci si può dimenticare
del gruppo "I Febbraio", così denominato dal
giorno in cui le B.G. vennero dichiarate associazione a
delinquere, composto da ex membri delle Brigate Gialloblù e
posizionato nei distinti.
Dopo lo scioglimento ufficiale, alcuni membri della la
vecchia guardia, ripreso in mano la curva, pensando di
riaprire un'altra pagina storica. Nell'estate del 1996, la
Curva Sud torna alla ribalta, per l’incresciosa
“impiccagione” di un manichino nero, raffigurante un
calciatore di colore Ferrer, che doveva arrivare nelle fila
gialloblù, e poi saltò. Episodio riconducibile a pochi
elementi, e certamente non condiviso dalla maggioranza degli
ultras e della tifoseria in generale.
Dopo
un lungo periodo di sbandamento in cui comunque l'Hellas non
viene mai abbandonato ma sempre seguito anche se in modo non
totalmente organizzato, entra in scena nei primi mesi del
1999 la "Banda Loma" che rivoluziona il tifo
veronese e rompe i gemellaggi con Lecce e Inter e in questo
periodo si arriva alla spaccatura interna con le ex Brigate.
Nella
stagione 2000-01 dopo la retrocessione del Hellas in Serie
B, si sono risollevati a fatica, dopo una crisi interna come
tutto il movimento Ultras italiano, e nonostante i molti
dissidi interni anche dopo la recente retrocessione in C1
partendo la passione per questi colori e con un impostazione
più spontanea.
Esponenti di spicco degli anni d'oro sono rimasti ancora per
un certo periodo in sud a Verona dietro le insegne B.G.,
lanciando di nuovo una moda estetica del tifo
"all'Inglese" di cui si fanno progenitori almeno
in Italia. Tra i gruppi da segnalare anche gli elitari
"Lake Zone", presenti al "Bentegodi" da
anni, provenienti della sponda veneta del Garda, che si
autodefiniscono "gli ultimi dei romantici
Sono scompare le mitiche Brigate Gialloblù, ma non certo lo
spirito che si sono portati dietro per decenni. Il loro
stile britannico, presente sin dalle origini, si ripresenta
nel nuovo look della curva veronese, che ricalca le sides
d'oltremanica, con stendardi a due aste e "pezze",
lanciando una nuova tendenza estetica e anticipando una
modalità spontanea nell'incitamento.
Malgrado
in molti chiedono il ritorno delle BG al timone, questo non
e' accaduto, ma sono tornati esponenti di spicco degli anni
d'oro e si continua ad usare quella dicitura. Ci sono ancora
le correnti, Banda Loma ed ex BG. L'originalita' degli
Hellas Fans non e' quella di una volta, ma c'e' ancora la
voglia di stupire, come in una recente trasferta a Crotone,
quando scesero dai pullman vestiti da sceicchi, lanciando
alla popolazione locale, rotoli di carta-moneta, ovviamente
falsi.
Tantissime ovviamente le rivalità, alcune che sfociano in
qualcosa che và al di là del semplice tifo, acerrima con
napoletani, nell'ultimo incontro di campionato, ci è
scappata anche una rissa in tribuna stampa al "Bentegodi",
quando una frase insultante di un radiocronista napoletano,
fece scoppiare il finimondo, con lo stesso che venne poi
portato a giudizio, condannato a pagare una multa, purtroppo
di soli 200 Euro.
Non meno sentita qualle con i romanisti, quindi bresciani e
bergamaschi, seguono milanisti, granata, con i vicentini,
mantovani ed udinesi; in generale con tutte le squadre
meridionali. Nell'ultima trasferta di campionato a Foggia, i
circa 250 sostenitori gialloblù sono stati fatti oggetto di
lanci di oggetti, cori razzisti ed altro, che alla società
rossonera, sono costati una bella e sacrosanta multa.
Con
la nuova gestione della curva nei primi 2000 molte amicizie
sono state riviste, ma resta solido il gemellaggio con i
fiorentini e le amicizie con doriani, laziali, triestini ed
una parte coi Furiosi del Cagliari.
Diverse le associazioni, di clubs e centro coordinamento
gialloblù a cui fa capo la tifoseria organizzata, che
raccoglie simpatizzanti non solo a Verona città e
provincia, ma anche fuori, con clubs anche all'estero. In
questo campionato sono 9.635 gli abbonati ai gialloblù, uno
dei record per la categoria, mentre le presenze medie
nell'impianto veronese si attestano attorno alle 11.800 unità.

Curva
sud Verona 2006-07

Legnano
-
Verona 2007-08
.