ALDO BORSANI

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               Busto Arsizio  3 dic. 1906

 

Busto Arsizio nov.  1978

 

 

Bustocco d.o.c., nato il 3 Dicembre 1906, da madre di ceppo Reguzzoni, e con il cognome del padre, un marchio di fabbrica di quelli sicuri, indica come a provenienza la Valle Olona”. Aldo Borsani, ovvero semplicemente un duro, uno della lunga serie dei tanti “Rude-Boys made in Busto”, uno di quelli che fece nascere dalla penna di Bruno Roghi e, dalle colonne de “La Gazzetta dello Sport”, il mito e la leggenda dei “Tigrotti”.

Un duro, grintoso, irruento, impetuoso, ma non cattivo e scorretto; dotato di un tiro secco e potente, per un decennio, a cavallo tra gli anni venti e trenta, è stato uno dei baluardi e delle bandiere della squadra bustocca, specialmente nei campionati in Serie A; era uno degli idoli della tifoseria biancoblù, che lo incitava urlando “daghi dà co’ Bursan!!”, indicando nello stesso il suo pezzo forte, il colpo di testa, ma anche la sua incipiente stempiatura.

Cresciuto nel vivaio biancoblù, fece il suo esordio in prima squadra a soli diciotto anni in una partita di Coppa Italia a Genova nel 1924, Genoa-Pro 1-1, siglando anche la rete del pareggio.

Iniziò a giocare da centromediano, poi terzino sinistro ed infine mediano destro: anche in lui, come negli altri “rude-boys”, si notava la figura tipica dell’atleta, forte, dotato di un fisico massiccio, con muscoli in abbondanza, grintoso, animato da volontà incrollabile; difensore-mediano arcigno, roccioso e ruvido nei contrasti, deciso e decisivo nelle chiusure e, sempre pronto a ringhiare in tutti i sensi, anche con la voce, sui centrocampisti avanzati e più tecnici delle squadre avversarie; insomma un incrocio magico tra Benetti, Gentile e “ringhio” Gattuso, per dare un idea di questo “tigrotto”.

Sin dalla prima apparizione della Pro, nel massimo campionato nazionale, formava con Giani, Fizzotti, Agosteo, Marcora Varglien e, più in là con Alfredo Monza e Bocchi, la colonna portante della difesa e della linea mediana biancoblù. 

Per il suo impeto, grinta, voglia di combattere, Aldo Borsani, incarnava perfettamente insieme a Reguzzoni, Crosta, Mara, Cregar, oltre che con i già citati compagni di reparto, lo spirito battagliero ed indomito della squadra del tempo.

Impetuoso, grintoso al limite, era un implacabile marcatore, ma leale con gli avversari, che lo temevano, ma nello stesso lo rispettavano, perché sapevano bene che non si trattava di un giocatore scorretto, tanto e vero che nella sua lunga carriera venne ammonito poche volte ed espulso ancora meno, ma di un elemento dotato di carattere, un combattente di razza che non ci stava a perdere.

Da annali del calcio, sono stati i duelli calcistici con i migliori giocatori del tempo, che con lui pagavano sempre dazio e soprattutto giravano molto, ma molto alla larga dall’area di rigore biancoblù.



Memorabile fu sua la partita con il Bologna, l’11 Dicembre 27, quella che segnava l’esordio di Bekey sulla panchina della Pro; si trattò di un match maschio, durissimo con scontri al limite proprio tra Borsani e Schiavio, che poi furono entrambi espulsi. 

L’attaccante della Juve, l’italo-argentino, Raimondo “Mumo” Orsi (campione nel mondo nel 34 con gli azzurri), lo temeva in particolare, forse perché reo di aver soffiato il posto in nazionale al bustocco Reguzzoni; così quando Orsi giocava a Busto, passava molto del suo tempo oltre la linea bianca, per evitare colpi, da notare che Borsani anche a Torino, riservava lo stesso comportamento.

Altri duelli da leggenda, oltre a quelli con Schiavio (Bologna) e Mumo Orsi (Juve), furono quelli Silvio Piola (ai tempi ancora con la Pro Vercelli), Meazza (Inter), Chini e Volk (Roma), Giovanni Ferrari (Alessandria), Vojak (Napoli) e Balonceri (Torino).

Sino al 32-33, anno della prima retrocessione dalla Serie A, rimase con la Pro, poi per un biennio al Varese in B, una stagione alla Pro Sesto, quindi la sua caparbietà ed attaccamento ai colori biancoblù, lo portarono dopo alcune stagioni lontano da Busto, a rivestire la gloriosa e sua maglia della Pro. Nel periodo pre-bellico ha una parentesi con la maglia della S.I.A.I. Marchetti di Sesto Calende in C, presso l’azienda aeronautica, uno dei vanti italiani del tempo, che dava alla nazione il primato assoluto sui cieli del pianeta, svolgeva anche la funzione di impiegato tecnico. 

Tornerà dopo un anno alla Pro Patria, trascinandola in B nel 41-42, chiudendo orgogliosamente in serie cadetta, la carriera all’età di trentasei anni. 





LA CARRIERA

 

Nato a Busto Arsizio, il 3 Dicembre 1906

Deceduto nel 1978

Esordio in Serie A il 6.19.29 Pro Patria –Cremonese 4-2

Mediano-Terzino

STAGIONE SQUADRA SERIE P G

1924-25

 Pro Patria

1 Div.

5

-

1925-26

 Pro Patria

2 Div.

15

-

1926-27

 Pro Patria

1 Div.

12

-

1927-28

 Pro Patria

Div.Naz.A

17

1

1928-29

 Pro Patria

Div.Naz.A

25

-

1929-30

 Pro Patria

A

32

-

1930-31

 Pro Patria

A

31

1

1931-32

 Pro Patria

A

31

-

1932-33

 Pro Patria

A

27 1

1933-34

 Varese B 17 1

1934-35

 Varese B 25 -

1935-36

 Pro Sesto B 17 1

1936-37

 Pro Patria C 27 -

1937-38

 Pro Patria C 17 1

1938-39

 SIAI Marchetti C 27 1

1939-40

 Pro Patria C 17 1

1940-41

 Pro Patria C 27 1

1941-42

 Pro Patria B 6 -

 

 

 

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