Dairago (Mi) 23
settembre 1938
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Busto A.
(Va) 18 gennaio 2004
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Una
vita da mediano, di quelle vere, spesa sempre con umiltà su e giù ed in
largo per il campo, a rincorrere gli avversari ed a riportare avanti la
squadra.
Vittorino
Calloni, è stato il calciatore che tutti vorrebbero nella propria
squadra, un atleta serio, generoso, combattivo, infaticabile pronto a
correre per due, sacrificandosi spesso e volentieri per i compagni, ma mai
falloso e cattivo; portava sul rettangolo di gioco quelle che erano le sue
caratteristiche principali, cioè serietà, generosità, umiltà e
rispetto per gli altri, doti che aveva soprattutto nella vita quotidiana
di uomo. Frutto vero e genuino della nostra terra lombarda.
Ricopriva un ruolo, che si potrebbe definire quello del cursore, ovvero
colui che a furia di correre esce sempre dal campo …senza polmoni; non
essendo dotato particolarmente dal punto di vista fisico, anzi piuttosto
minuto nel fisico, com si conviene ad un mediano d.o.c., era però dotato
tecnicamente, con un’ordinata visione del gioco, che gli ha permesso di
portare avanti la sua carriera, oltre i 30, in un’epoca in cui non
c’erano i test atletici, i lab e la medicina applicata allo sport era
ancora in la dall’arrivare.
Nato
a Dairago, una manciata di chilometri da Busto, fu scoperto da Carletto
Reguzzoni, su uno dei tanti campi minori della zona e, lo portò così
nelle giovanili della Pro, nelle quali si distinse subito, sia per la sua
corsa perpetua, sia per la sua chioma bionda.
Tra i suoi allenatori oltre allo stesso Reguzzoni, ebbe anche Rigotti,
Senkey e nel primo anno di C, dopo la repentina discesa dalla Serie A,
anche Cesare Pellegatta e Jo Santos, insomma dei grandi maestri, non solo
di tecnica calcistica ma soprattutto di insegnamenti di vita quotidiana.
Poco più che adolescente, si ritrovava negli allenamenti a dover
affrontare gente come, il campione del mondo uruguaiano Vidal, La Rosa
(nazionale italiano), Memo Toros, Danova, Hofling, cominciando proprio con
loro a correre dietro a perdifiato, con la maglia biancoblù addosso. Il
suo esordio in prima squadra, avvenne a diciassette anni, nel campionato
56/57, in Serie B a Como.
Con la Pro, scivolata in C nel breve volgere di un paio di stagioni,
divenne uno dei punti cardini della squadra, che in seguito guidata da
Piero Magni, prima risalì nella serie cadetta e poi sfiorò il clamoroso
ritorno in A, sfuggita all’ultima giornata nella stagione 1961-62.
Era
uno dei tanti ragazzi della zona, che costituiva quella squadra che
ripercorreva le gesta dei tanti “rude-boys made in Busto”, che avevano
portato e mantenuto la Pro in A negli anni 30 e 50.
Arrivato giovanissimo alla Pro, per ben 10 stagioni consecutive vestirà
da titolare la maglia biancoblù, chiudendo la sua esperienza a Busto, con
la fascia da capitano, al termine della stagione 1965-66, quella
dell’ultima retrocessione dalla Serie B, passando al Novara, sempre nel
campionato cadetto.
Suoi compagni del tempo erano l’altro Calloni, Giampiero, Carletto
Regalia, Lello Crespi, Maltinti, Rovatti, Muzzio, Vivian, Rimoldi, Pagani
e soprattutto Amadeo e Pippo Taglioretti, con i quali oltre a formare
un’ottima linea mediano-difensiva è tra i maggiori alfieri di sempre,
con la maglia biancoblù che ha vestito per 306 volte, che lo collocano al
3° posto in questa speciale classifica.
Delle
sue oltre trecento partite con la maglia dei “tigrotti”, 203 sono
state indossate in Serie B, di cui ben 113 consecutivamente,
ed infine 103 in terza serie; principalmente sono state tutte giocate
vestendo la “sua maglia” numero 8, ma giocò anche il 4, il 7 il 6 ed
un inusuale, per lui, numero 11, in tempi in cui le cifre sulla maglia
avevano la sua importanza ed indicavano un ruolo ben preciso.
Nell’Aprile
del 1965, ebbe anche l’onore d’indossare quell'azzurra della Nazionale
di Serie B, in una gara contro la Francia.
I tifosi contraendo il suo nome e per il suo moto perpetuo in campo, lo
avevano soprannominato “moto-rino”, e lo era veramente, con quel suo
movimento inesauribile al servizio della squadra, giocatore serio,
modesto, esemplare attaccato alla maglia, che durante la sua lunga
carriera ed in un ruolo delicato trovò anche il modo di non farsi mai
espellere dal campo.
Vittorino
con la maglia biancoblù
Dopo
aver chiuso i suoi dieci anni alla Pro, periodo in cui divenne uno
dei portabandiera di sempre, con la retrocessione in C, passò al Novara
in B, dove rimase per due stagioni, in compagnia di un altro prodotto del
vivaio bustocco Alberto Vivian, ricevendo anche l’interessamento della
Lazio, passò poi al Lecco, sempre in serie cadetta, per poi tornare
ancora nella terra del riso, dove con la maglia azzurra disputò due
campionati, vincendo il campionato di C, diventando con Vivian uno dei
beniamini del pubblico d’oltre Ticino: la stagione seguente 70-71, con i
novaresi chiuse la sua carriera di calciatore.
Alla Pro tornerà alcuni anni dopo prima nel settore giovanile, e poi nel
78-79 come allenatore della prima squadra, dove rimase anche la stagione
successiva per un totale di 53 panchine in C2, lanciando diversi giovani
come Rovellini, Marchetti, Lupone, Fabris e Pietropaolo.
E’
stato anche sulla panchina del Novara (C2) e di numerose squadre di
dilettanti della zona, trovandocelo anche da avversario nel campionato di
Eccellenza, alla guida del Cistellum
.
Calloni
da allenatore nella Pro
Un
giovanissimo Vittorino nei suoi primi anni alla Pro Patria
Nato a Dairago (Mi) il 23.09.38
Mediano: cm 174 x 69 Kg
Esordio in B: 16.10.1956 Como – Pro Patria
0-2
1 Presenza con la Nazionale di Serie B
LA
CARRIERA
1956-57
|
Pro Patria
|
B
|
10
|
-
|
1957-58
|
Pro Patria
|
C
|
34
|
-
|
1958-59
|
Pro Patria
|
C
|
37
|
-
|
1959-60
|
Pro Patria
|
C
|
32
|
4
|
1960-61
|
Pro Patria
|
B
|
34
|
1
|
1961-62
|
Pro Patria
|
B
|
24
|
1
|
1962-63
|
Pro Patria
|
B
|
22
|
-
|
1963-64
|
Pro Patria
|
B
|
37
|
-
|
1964-65
|
Pro Patria
|
B
|
38
|
-
|
1965-66
|
Pro Patria
|
B
|
38
|
1
|
1966-67
|
Novara
|
B
|
38
|
-
|
1967-68
|
Novara
|
B
|
34
|
-
|
1968-69
|
Lecco
|
B
|
30
|
-
|
1969-70
|
Novara
|
C
|
28
|
1
|
1970-71
|
Novara
|
B
|
2
|
-
|
|