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Per chi ha i capelli bianchi ed ha vissuto l'epopea dell'Italia della guerra e dell'immediata ricostruzione, ogni volta che sente il nome "Toro" non può fare a meno di accostarlo ad una voce che esce da una radio, alla voce di Niccolò Carosio che partiva con la cantilena della formazione granata:
"Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Grezar,
Ossola, Loik, Gabetto, Valentino Mazzola, Menti".
La mente va a Superga, con la salita al colle, con le prime curve dolci, poi sempre più tortuose, con il trenino a cremagliera che sale a fianco, il piazzale sterrato ed il sentiero pedonale che corre dietro la basilica e dopo una curva sbuca al monumento in pietra grigia, con bordi granata con inciso i nomi dei periti nella tragedia, innalzato esattamente nel punto dell' impatto.... e pochi metri sopra la basilica voluta da Eugenio di Savoia.
In quel punto il 4 Maggio del 1949, mentre su Torino imperversava il maltempo da alcuni giorni alle 17.05, un G-212 Fiat di ritorno da Lisbona si schiantava; il velivolo oltre alla rosa dei giocatori del Toro, alcuni dirigenti ed ai membri dell'equipaggio, trasportava i giornalisti Renato Tosatti (padre del commentatore televisivo) e Vittorio Casalbore fondatore di
Tuttosport.
Un attimo prima, 20 ragazzi dai 21 ai 31 anni erano il Torino, anzi “il Grande Toro”, che tornava da una partita in Portogallo per celebrare Ferriera, un amico di Capitan Valentino che abbandonava il calcio giocato, alle 17.05 erano diventati mito, non più solo uomini e calciatori; una tragedia replicata purtroppo nel 58, quando l'aereo del Manchester United si schiantò sulla pista di decollo e molti dei
Busby's babes perirono.
Quel Toro, era una squadra formidabile, costruita nel tempo con meticoloso lavoro e passione da parte del Pres. Ferruccio Novo, un gruppo quello granata capace di imprese che suscitarono tanto genuino entusiasmo ed ammirazione per molti anni, quanto tanto fu il dolore e la costernazione per la loro disgrazia.
L'implicazione sociale e culturale di quel Toro fu forte, forse superiore a quella di
Coppi-Bartali, che in un'Italia uscita stremata, affamata e sconfitta dalla 2a guerra mondiale, diedero un filo di speranza e consegnarono attimi di felicità: la grandezza della squadra granata prendeva vita e forza dalle radici stesse dei calciatori, tutti avevano vissuto la guerra, venivano da campionati e viaggi disastrosi, da nottate passate nei rifugi antiaerei, erano uomini temprati, che facevano del calcio un lavoro vero, ma che con esso rappresentava un momento di spensieratezza, di giovinezza, di voglia di vivere, che la guerra aveva soffocato, dando nel contempo gioia e speranza ai tifosi che si identificavano in loro.
Una sottile linea unisce i biancoblù ai granata, per molti dei nostri padri ci sono due squadre del cuore la Pro e il Toro, per la grinta, la caparbietà che contraddistingueva le due squadre al tempo e per cosa rappresentavano in quel particolare momento storico, per la passionalità che accomuna le due tifoserie, per i due animali eletti a simbolo, la tigre ed il toro, animali forti e coraggiosi e per diversi episodi come quando nel periodo di guerra e il campionato venne sospeso e nel Nord Italia ci fu una sorta di torneo alternativo, a Busto c'era la squadra del "Bar Fiume" che nel 43 raccolse diversi giocatori granata come
V.Mazzola, Eusebio, Castigliano, Ossola, a cui si aggiunsero l'interista Frossi ed i tigrotti Molina e
Turconi.
La prima volta che la Pro incontrò "Il Grande Toro" fu a Busto, il 19 Ottobre del 47, per la 6a g. di Campionato; la Pro era appena tornata in Serie A e tanta era l'attesa per l'evento che la partita che ebbe inizio con mezz'ora di ritardo per aspettare l'arrivo di tutti i treni che portavano i tifosi
biancoblù, che avevano letteralmente invaso lo stadio, portando circa 26.000 persone sugli spalti.
Gabetto
tra i difensori della Pro
I tigrotti partirono forte e misero in seria difficoltà i granata; subito in apertura ci fu un discusso fallo su Antoniotti (in area o fuori?); poi lo stesso "Lello", Turconi e Cavigioli crearono pericoli a
Bacigalupo; una partita bella, intensa e vibrante che sembrava destinata a chiudersi sullo 0-0, ma a poco meno di 15 minuti dalla fine "Cap. Valentino" si arrotolò le maniche della maglia granata, era il segnale che faceva uscire il vero Toro e fu così; 2-0 negli ultimi 6 minuti di gioco per i granata, che vinsero come dovevano e come solo loro potevano e sapevano fare. Alla fine i giocatori della Pro, per come giocarono e come tennero testa ai granata ebbero dal Presidente il premio partita come se avessero vinto.
Antoniotti a terra in area dopo il fallo
con le proteste per il rigore
Ballarin ostacola Candiani, mentre Bacigalupo blocca in uscita
Azimonti e Borra osservano Menti crossare
Nei disegni di Silva le due reti del Torino
Il 19 Settembre 48, prese il via il campionato 48/49, ed al mitico Filadelfia la Pro venne sconfitta per 4-1; durante un'azione di alleggerimento verso Bacigalupo il difensore
Tomà, s'infortunò al ginocchio sinistro; infortunio che gli farà saltare la trasferta in Portogallo che costò la tragedia aerea di
Superga, rendendolo così l'unico sopravvissuto della grande squadra.
Il
granata Tomà tra i difensori della Pro (1948: Torino - Pro 4-1)
9 Gen 49, Rigamonti ferma Borra in spaccata e la muraglia umana dello stadio di Busto
Dopo la tragedia diversi furono i giocatori della Pro che vestirono la maglia del Toro per contribuire alla ricostruzione della squadra granata come
Santos, Cavigioli ed Antoniotti.
Il filo che lega la Pro ai granata continua e segna una tappa importante il 6 Giugno 1954, quando a Roma nello stadio intitolato al Grande Torino (ora Flaminio) i biancoblù sconfissero nello spareggio il Cagliari per 2-0 con doppietta di Manucci e tornarono in Serie A.
Un filo che continuo che porta al miglior bomber biancoblù degli ultimi 20 anni
Bardelli, arrivato a Busto con altri granata come Riccardino e Bernardi, poi nella metà degli anni 80 Zagaria e
Borroni, per continuare con Porfido, Mariani e Zaffaroni che hanno fanno parte del grande vivaio guidato da
Vatta. Un filo lungo che lega purtroppo anche diverse tragedie, Jo Santos con Meroni a
Cecotti.
Tutti i giocatori del “Grande Torino” hanno avuto uno stadio a loro nome, ad esempio il Franco Ossola a Varese, il Dino Martelli a Mantova, Rigamonti a Brescia, il Menti a Vicenza, manca clamorosamente invece uno stadio intitolato a Valentino Mazzola, uno dei più grandi interpreti del calcio nazionale, un calciatore di assoluto livello mondiale.
Stagione 47- 48
6a Giornata, Busto Arsizio 19 Ottobre 1947
Pro Patria-Torino 0-2: Mazzola 84’, Menti 87'
PRO PATRIA: Uboldi,
Azimonti, Patti, Borra, Fossati, Martini, Colpo, Turconi, Antoniotti,
Molina, Cavigioli
TORINO: Bacigalupo, Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Casigliano, Menti,
Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris
Arbitro: Sig. Pera di Firenze
27a Giornata, Torino 21 Marzo 1948 - Stadio “Filadelfia”
Torino - Pro Patria 4-1: 38° Ossola, 49° Loik, 50° Grezar, 52° Menti
II, 83° Turconi II (Pro) rig.
TORINO: Bacigalupo, Ballarin, Tomà, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti,
Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola
PRO PATRIA: Visco, Azimonti, Patti, Borra, Fossati, Cerotti, Cavigioli,
Turconi, Molina, Bonelli, Candiani
Arbitro: Sig. Parpaiola di Padova
Stagione 48-49
1a Giornata, Torino 19 Settembre 1948 - “Stadio Filadelfia”
Torino - Pro Patria 4-1: 23° Ossola, 56° Menti II rig., 72° Gabetto, 87° Turconi II (Pro), 89° Grezar
TORINO: Bacigalupo, Ballarin, Tomà, Martelli, Rigamonti, Grezar, Menti,
Loik, Gabetto, Castigliano, Ossola;
PRO PATRIA: Visco, Azimonti, Patti, Bianchi, Fossati, Pozzi, Oldani,
Turconi, Antoniotti, Molina, Garay
Arbitro: Sig. Boffardi di Genova
20a Giornata, Busto Arsizio 9 Gennaio 1949
Pro Patria - Torino 0-1: 28° Schubert
PRO PATRIA: Visco, Azimonti, Patti; Borra, Fossati, Pozzi; Toros,
Turconi, Molina, Bertoloni, Candiani
TORINO: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti,
Bongiorni, Gabetto, Mazzola, Schubert
Arbitro: Sig. Dattilo di Roma
Il
portiere della Pro Uboldi in uscita (1947/48)
1947: Un azione di attacco
della Pro Patria
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