Budapest
- Ungheria - 10 Giugno 1927
|
|
Barcellona
- Spagna - 17 Maggio 2002
|
Il
presidente del Barcellona, Joan Gaspart, ricevendo un foglio dall'addetto
stampa azulgrana Ricard Maxenchs, interruppe la conferenza per la presentazione
dell'allenatore Van Gaal per annunciare la scomparsa di Ladislao Kubala
con le seguenti parole, che si possono benissimo compredere anche senza
traduzione "Quisiera interrumpir la conferencia de prensa para informarles
y mantener un minuto de silencio porque me acaban de comunicar que Kubala
ha muerto,'Laszi', el mago, el maestro, el ídolo de todos es muerto
todos los barcelonistas nos sentimos un poco huérfanos, y nuestra
oblicaciòn como barcelonistas y amigos, es velar para que las nuevas
generaciones sepan quién ha sido Ladislao Kubala y qué significó
en la historia de nuestro Barca. El que fuera uno de los mejores jugadores
del Barcelona de toda la historia"
Il
grande "Laslo" come era chiamato Kubala nel periodo della sua
permanenza alla Pro, era stato ricoverato a Febbraio per una prima emorragia
cerebrale, complicata dall'Alzhaimer ed era stato dimesso un mese dopo
ma le sue condizioni andavano sempre peggiorando, ci ha lasciati alle
13.00 del 17 Maggio, alla "Clínica del Pilar" di Barcellona.
Kubala
era nato a Budapest, da genitori di origine slovacca il 10 Giugno del
1927; talento precocissimo, debuttó come giocatore professionista
in Ungheria a soli 12 anni, Ferencvaros e Vasas le sue prime squadre.Giocatore
funambolico, gran tocco di palla, con un'ottima visione di gioco supportata
da un gran lancio e dotato anche fisicamente; paragonandolo ai giocatori
del presente si può affermare che fosse uno Zidane con il fisico
di Totti, con la velocità di Ronaldo.
Alla
fine della 2a guerra mondiale per evitare il regime comunista emigrò
in Cecoslovacchia, dove venne naturalizzato e giocò per un periodo
nel Bratislava.
Nel
1947 ebbe il suo primo contatto con l'Italia a Bari, in un'amichevole
tra Italia e Cecoslovacchia (3-1), dove impressionò tutti per
il suo grande talento, venne subito avvicinato dagli emissari di più
importanti club italiani ma l'ingaggio saltò per l'alta cifra richiesta.
Tornò
in Ungheria giocando ancora per il Vasas di Budapest, e rivestì
la maglia della nazionale magiara, ma il regime si andava facendo sempre
più duro e venne inquadrato militarmente nella "Legione Rossa".
Nel marzo del 1949 chiese il trasferimento ai reparti di confine e vestito
con l'uniforme dell'Armata Rossa, varco il confine austriaco come clandestino
a bordo di un camion di esuli in fuga verso ovest.
Si ritrovò prima Vienna, poi in Svizzera dove venne avvicinato
da emissari della Pro Patria prontamente inviati dall'allora Presidente
Peppino Cerana e portato a Busto, grazie anche ai buon uffici di Turbekey
e Viney (giocatori ungheresi), che stavano per vestire la maglia della
Pro, soffiandolo tra l'altro al presidentissimo ed artefice del grande
Torino, Novo che puntava sull'asso magiaro per ricostruire la squadra
dopo la tragedia di Superga.
Venne
squalificato a vita dalla FIFA, perchè a causa della sua fuga,
aveva rotto il contratto con la sua squadra il Vasas di Budapest.
Rimase
a Busto, da Aprile ad Novembre del 49, allenandosi con la Pro Patria in
attesa che venisse regolata la sua posizione, per giocare in campionato,
e sintomatico al proposito è l'articolo de "Il calcio Illustrato"
del 16 Giugno 1949:...infine c'è la faccenda Kubala, è lì
già da un bel pezzo, per la verità fa gola a molti ma manca
sempre quel pezzo di carta che si chiama nulla osta. Si dice che sia in
arrivo ma non era squalificato a vita?"
La
Pro tentò ogni via diplomatica per fare annullare o ridurre la
squalifica, compreso forniture di stoffe inviate personalmente dal presidente
Cerana ai capi della Federazione ungherese, si fecero pressioni anche
con il PCI del tempo: intanto svolgeva regolarmente gli allenamenti con
la Pro, era sicuro di poter giocare in campionato con la maglia biancoblù
che si fece raggiungere dalla moglie espatriata anche lei clandestinamente,
prese casa con lei e i suoi due connazionali in via Palestro a Busto.
Intanto in attesa del sospirato nulla osta per giocare, deliziava i tifosi
della Pro in allenamento, dove con Antoniotti formava un duo delle meraviglie
simile per caratteristiche a Totti-Montella. Il campionato prese il via
ma del nulla osta ancora nessuna traccia, poteva solo disputare amichevoli
tra cui quella con la Juventus del 5.9.49, continuarono le pressioni sulla
FIGC e alla FIFA, ma non si avevano risposte.
L'ex
giocatore del Barcellona Samiter, manager degli azulgrana del tempo, (il
Moggi dell'epoca), prese la palla al balzo visto l'impasse della federazione
italiana, e verso la fine del 49, procurò a Kubala, grazie anche
ad appoggi governativi la nazionalità spagnola, la squalifica d'incanto
gli venne ridotta ad un anno, così ritornò subito a giocare,
facendo le fortune del Barcellona. Alla Pro Patria, oltre ad aver visto
andare in fratumi il grande sogno rimase solo un simbolico rimborso spese
ed un misero indennizzo arrivò anche al Vasas.
Debuttó
con il Barcelona in una partita di Coppa a Siviglia nel 50, portando subito
il Barca alla vittoria (2-1). Dal 50 al 61 giocò per il F.C. Barcelona,
con cui vinse 4 volte la Liga, 5 del Coppe del Re, 2 Coppe delle Fiere
(attuale Uefa), ritirandosi nel 1962.
Dopo Ungheria
e Cecoslovacchia debuttò anche con la "camiseta" della
nazionale Spagnola, unico giocatore al mondo a vestire le maglie di 3
diverse nazionali;Ungheria 3 presenze, Cecoslovacchia 6 p. e 3 reti, infine
Spagna 19 partite siglando 11 reti.
Detentore
del record di reti segnati in un gara di campionato spagnolo, ben 7 in
una partita contro lo Sporting Gijón.
La sua grandezza come giocatore si può spiegare, nel fatto che
il Barça,dovette abbandonare il vecchio campo de "Les Corts"
perchè diventato troppo piccolo per contenere tutte le persone
che volevano assistere alle sue magie in campo, e i catalani costruirono
il "Camp Nou".
Il suo passaporto iberico che tanto gli aveva dato in termini di libertà
e fama, lo privò della finale Mondiale del 54, in Svizzera, quando
l'Ungheria di Hidegkuti, Puskas e Czibor, una delle più forti nazionali
mai viste, venne sconfitta dalla Germania Ovest per 3-2.
Come allenatore non ebbe molta fortuna ma guidò Barcellona, Murcia,
Espanyol, Malaga, Elche, la nazionale del Canada, per poi tornare in Spagna
dove guidò, il Cordoba nel 68, prima di diventare selezionatore
delle "furie rosse" dal Luglio del 1969 fino al 18 Giugno 80,
poi il Paraguay dal 1994 al 95 e l'Arabia Saudita per un breve periodo.
Nel 1992 come D.T. della nazionale olimpica spagnola vinse la medaglia
d'oro.
Insignito con Decreto Reale, il 4 Febbraio 2000, con l'ordine di Gran
Croce del Real Ordine per Merito Sportivo, con il quale si poteva fregiare
anche del titolo di don.
Il 26 Aprile del 2002, con un altro grande del calcio, Di Stefano, era
stato insignito con la "Medalla de Oro al Mérito en el Trabajo"
dal Consiglio dei Ministri di Spagna, unici calciatori a riceverla finora.
Da un recente sondaggio tra i tifosi blu-grana è stato votato come
il miglior giocatore del Barca di tutti i tempi davanti a (in ordine di
graduatoria) Cruyff e Maradona, il tutto 40 anni dopo il suo ritiro, questo
per fa capire il valore del calciatore della leggenda di "Laszi".
Bernd Schuster, Rexach, Diego Maradona, Hristo Stoichkov, Johan Cruyff,
Johan Neeskens, Luis Suárez, Romario, Koeman Ronaldo e Rivaldo
ecco solo alcuni dei nomi che non sono riusciti ad offuscare la leggenda
di Kubala a cui i tifosi hanno potuto rendere l'ultimo omaggio presso
la camera ardente allestita al Camp Nou.
.
|