LUCIANO RE CECCONI

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       Nerviano (Mi) 1 dicembre 1948 

 

Roma 18 gennaio 1977

 

 

 

Nasce a Nerviano il 1 Dicembre 1948, ma cresce nella frazione di Sant'Ilario; arrivò poco più che sedicenne alla Pro Patria, su segnalazione di Locatelli, un talent-scout locale che lo scovò nell'Aurora Cantalupo, dove giocava a calcio per pura passione, dopo aver dato i primi calci al pallone di cuoio all'oratorio di Sant'Ilario, con il cugino con il quale condivideva anche il lavoro di carrozziere.

Locatelli, che abitava proprio a Cantalupo, legato alla Pro da sempre, allo "Speroni", sempre presente con la sua inseparabile bicicletta nera, ne fece quindi il nome ad Eridanio Stampacchia dirigente biancoblù del periodo. L'allenatore è Paolo Todeschini, ma sono i tecnici Regalia e Burini, che videro giustamente in quel biondo dal fisico ancora da formare, ma dotato di una personalità spiccata, grinta ed una corsa continua, quasi perpetua, un giocatore della Pro per gli anni a venire.

Luciano Re Cecconi a Busto viene inserito nelle giovanili sotto la cura di Renzo Burini (ala destra del Milan del Gre-No-Li) che cura il settore giovanile biancoblù, formato da quasi tutti ragazzi della zona, su tutti i suoi quasi compaesani Pasquale Croci di Cantalupo, con cui legherà maggiormente e Angelo Oliva da Parabiago oltre al talentuoso bustocco Sandro Turini, che si ritroverà poi avversario con le maglie di Verona, Como e Milan.

Diventa subito l'angelo biondo, per via del colore dei capelli, Carletto Regalia, uno dei maggiori scopritori di talenti del calcio italiano (Zambrotta, Cassano, Nesta solo per citarne alcuni) e Renzo Burini che si occupano del settore tecnico della Pro, rispettivamente nel ruolo di allenatore e tecnico in seconda, capiscono le potenzialità del giocatore.

Re Cecconi in maglia biancoblù

 

Regalia, lo fa esordire in prima squadra in Serie C a diciannove anni, il 14 Aprile del 1968, nella gara contro la Mestrina (1-1); quindi in campo a Rapallo nella vittoriosa trasferta in Liguria per 0-2. Al termine della stagione furono 3 le presenze in prima squadra, ma l'abile occhio del Carletto da Lonate Pozzolo aveva già visto in lui un titolare fisso per la stagione successiva.

Nell'estate del 1968, mancando un po nei fondamentali, viene così sottoposto alle abili cure di Renzo Burini, verso il quale poi sarà sempre riconoscente, che ne plasma il talento e ne affina la tecnica calcistica con sedute supplementari di allenamento dedicate solo al trattamento della palla. Si apre la stagione 68-69 con la Pro sempre in Terza serie, a contendere il primato al Novara, con Re Cecconi non ancora 20enne che inizialmente stenta però ad inserirsi nella categoria, ma il duo Regalia-Burini, credono fortemente in lui, per le sue doti da combattente indomito ed il suo movimento perpetuo per il campo, andando incontro anche alle ire dei tifosi biancoblù che inizialmente non vedono di buon occhio quel giocatore biondo, dai movimenti sgraziati e dal controllo di palla ancora incerto, che oltre al soprannome di "angelo biondo", se ne era ritrovato un altro "ul tudescu", per le sembianze fisiche che lo facevano assomigliare alla più classica icona di un abitante della Germania. Per i compagni di squadra rimane sempre e solo Cecco.

 

Una formazione della Pro Patria 1968-89 


Le cure di Burini, la fiducia di Regalia, il duro lavoro e il carattere da tigrotto puro e vero di Luciano Re Cecconi, lo trasformano in breve tempo un beniamino del popolo biancoblù, che gli affibbia un altro soprannome "Wolkswagen" quello che poi lo caratterizzerà nella sua storia in maglia tigrotta, dovuto al suo correre per ogni parte del campo e alla sua chioma bionda ed al richiamo sempre con la Germania. I tifosi prendono ad amarlo, perchè oltre alla corsa ha affilato le sue doti, diventando un giocatore completo, sempre presente nel vivo dell'azione, un centrocampista di stile moderno, simile a quelli del calcio olandese e tedesco che và tanto di moda nel periodo. Personalità, forza fisica dirompente, polmoni sempre pieni, generosità verso i compagni, capacità di lotta senza mollare un millimetro, per un motore inesauribile del centrocampo della Pro; mai giocate ad effetto per il piacere della platea, ma tanta e sana concretezza lombarda. Un giocatore moderno in anticipo sui tempi, che i tifosi biancoblù rivedranno decenni dopo con l'apparizione di Paolo Tramezzani, tanto per cambiare anche lui biondo e dal fisico possente.

Caratteristiche che ne fanno un idolo della tifoseria bustocca, specie in quelli che rivedono in lui i vecchi tigrotti che ruggivano in A negli anni 30' e 50'. Il fatto che sia uno dei ragazzi della zona, usciti dal vivaio ne aumenta anche l'affetto, richiamando i "rude-boys made in Busto", della primissima ora come Fizzotti, Borsani, Masera, Monza e poi Turconi. 

Per dare un'idea di Re Cecconi giocatore l'accostamento che si può fare è con Gunther Netzer del Borussia Moen. degli anni 70, da cui deriverà poi un altro soprannome a fine stagione "Cecconetzer", con un gioco di parole sul suo nome e quello del calciatore tedesco, con cui c'era anche una spiccata somiglianza fisica. Altro accostamento è quello con il Mendieta visto giostrare nelle file del Valencia, meno tecnico ma più possente e con un buon tiro da fuori. Giocatori tra l’altro molti simili per aspetto fisico al Luciano e non solo per i capelli biondi.

La stagione 68-69 si chiude con le prestazioni di Re Cecconi sempre in crescendo ed attirano gli interessi di molti osservatori di squadre di categoria superiore, viene subito ceduto al Foggia di Maestrelli in serie B, con il tecnico che diventa un pò il suo mentore. Prende praticamente il posto di un altro ex tigrotto Alberto Vivian, arrivato sempre dalla Pro nelle stagioni precedenti.

Con i pugliesi esordisce in Serie B, all'11^ giornata del campionato 69-70 nella gara contro il Foggia. A fine stagione i rossoneri risalgono in Serie A e Re Cecconi consegna ai tabellini 14 presenze ed una rete. L'esordio nella massima serie arriva il 4 Ottobre 1970, alla seconda giornata di campionato, in Foggia-Milan 1-1, quando all'84' subentra a Villa. Nelle giornate seguenti diventerà titolare fisso, al fianco di Albertino Bigon. Annata che riporta i pugliesi subito in Serie B, con "il biondo", che gioca 26 gare e mette a segno una rete, quella siglata il 13 Dicembre del 70' alla nona giornata, contro una squadra che poi segnerà il suo destino. Foggia - Lazio 5-2, aprendo le marcature al 5' di gioco.
Nella serie cadetta sulla panchina foggiana, arriva l'ex bomber del Bologna degli scudetti Ettore Puricelli, che assegna a "Cecconetzer" il ruolo di regista a tutto campo, dimostrando ottime qualità, con Maestrelli diventato allenatore della Lazio, che lo porta a Roma per il campionato 1972-73. È il salto importante a 24 anni, si trova in una delle squadre che vogliono lo scudetto. Fa il suo esordio con la maglia biancoceleste il 30 Agosto 1972 in Lazio - Napoli (0-0). Le sue prestazioni sono sempre in crescendo ed il c.t. della Nazionale Ferruccio Valcareggi, lo convoca per l'Under23, con cui esordisce il 14 gennaio 1973 ad Ankara in Turchia - Italia 1-3.

Nel suo primo campionato con la maglia laziale è sempre titolare con 29 presenze e 1 goal diventa uno degli idoli della tifoseria ed una delle colonne della squadra, che arriva terza a due punti dalla Juventus che vince lo scudetto.

L'ambiente della Lazio di quegli anni è però un "pò particolare", una vera e propria banda di scapestrati, formata da forti personalità divisi da fazioni interne, segnata anche dai forti legami di provenienza. Il leader di uno dei gruppi è Chinaglia, un'altra forte personalità, anch'esso con un fisico possente a cui fa capo la parte romana, che mal sopporta la colonia nordista, formata dai lombardi Re Cecconi, Garlaschelli, Felice Pulici oltre ai veneti Polentes, Ghedin ed il toscano Martini. Al punto che spesso in allenamento scoppiano risse, per le espressioni in dialetto dei due gruppi con Maestrelli ed i massaggiatori che intervengono fisicamente a riportare la calma. Due fazioni talmente divise nella stessa squadra, che per gli allenamenti usano due differenti spogliatoi e, che in campo se le danno di santa ragione, battendosi alla morte e che ne combina di cotte e di crude nei ritiri, come lanci con il paracadute, risse, fughe dagli hotel, spari nelle camere d'albergo, tiro al bersaglio contro i lampioni.....

Al punto che l'allenatore Maestrelli ed il presidente sono costretti a stilare un decalogo, per il comportamento che i calciatori devono tenere, in cui si legge "è vietato portare pistole e proiettili in ritiro".

Il tutto è una vera e propria polveriera, ma il saggio Maestrelli, un vero e proprio padre per molti giocatori laziale del tempo, riesce a tenere tutto miracolosamente unito, costruendo una squadra molto forte in ogni reparto e che al di là delle risse in allenamento, nelle partite di campionato invece è talmente coesa da formare un blocco unico. Se uno dell'opposta fazione subiva un colpo duro da un avversario, i primi ad intervenire erano proprio quelli della corrente con cui facevano a botte negli spogliatoi. Instaurando così un forte rapporto di amore-odio.

"Wolkswagen", con la maglia della Lazio, forma una fantastica cerniera di metà campo con Mario Frustalupi, che per uno dei tanti strani giochi del destino, condividerà poi una morte violenta. Una coppia che fa faville a sostegno delle punte Garlaschelli e Chinaglia e di un giovanissimo Vincenzo D'Amico.

Nella stagione 73-74, che poi porterà al primo storico scudetto biancoceleste, c'è anche l'esordio nelle gare europee in un match di Coppa UEFA, contro l'Ipswich Town. Esperienza che pregiudicherà il cammino dei laziali negli anni seguenti, perchè il club subisce una squalifica per 3 anni (poi ridotti a 1) dalle competizioni europee, a  causa di una rissa, tanto per cambiare, scoppiata con gli inglesi negli spogliatoi dello stadio Olimpico, al termine della gara di ritorno dei sedicesimi di finale.

La Lazio comunque alla fine della stagione vince il campionato con due punti di vantaggio sulla Juve, per Re Cecconi è il primo scudetto, con 23 presenze e due reti, di cui una memorabile contro il Milan all'Olimpico, segnata al 90' che regala la vittoria agli aquilotti, tenendoli in cima alla classifica. In quella Lazio scudettata troviamo un altro ex biancoblù, il ventenne Sergio Borgo, centrocampista, che proprio la Pro aveva scovato nei campionati, e che per caratteristiche fisiche, entrambi biondi e di forte personalità, tali da sembrare clonati. 

 

 

Re Cecconi con la maglia della Lazio "scudettata" 

 


Un'annata giocata ad altissimi livelli e Valcareggi lo convoca per i Mondiali di calcio del 1974, in quella che allora era la Germania Ovest. Un'esperienza da dimenticare per la Nazionale, eliminata subito nel girone con Polonia, Haiti e Argentina. Culminata con il "gestaccio" di Chinaglia, verso la panchina azzurra, immortalata dalle telecamere di tutto il mondo. Da dimenticare anche per Luciano, che rimane sempre a bordo campo, vittima del dualismo Mazzola-Rivera.

Con il nuovo corso affidato a Fulvio Bernardini, arriva anche l'esordio in Nazionale, a Zagabria contro l'allora Jugoslavia (sconfitta 1-0), il 28 Settembre 1974. Luciano parte titolare e gioca quasi tutta la gara. Arriva anche la seconda convocazione per il match contro la Bulgaria (0-0) disputato il 29 Dicembre a Genova, dove entra nella ripresa al posto del "barone", Franco Causio

 

Luciano Re Cecconi con la nazionale a Zagabria, in alto Luciano Zecchini per due volte allenatore della Pro 

 

Nella stagione seguente Re Cecconi, non può prendere parte alla Coppa dei Campioni per la squalifica a seguito degli incidenti con l'Ipswich. I biancocelesti arrivano quarti in campionato, proprio mentre incomincia a farsi largo la malattia che stroncherà il mr. Maestrelli. Luciano è sempre titolare fisso con 29 presenze ed una rete.

La stagione 1975-76, si presenta da subito molto difficile, con molti giocatori, che lasciano la squadra su tutti Chinaglia, che passa al Cosmos di New York, ma soprattutto il lento ma inesorabile distacco di Tommaso Maestrelli; su Re Cecconi pesa tutta la squadra che fa quadrato attorno a lui, riuscendo ad evitare la retrocessione di un soffio, proprio grazie ad una partita sontuosa del biondo da Sant'Ilario in quel di Como all'ultima giornata, per un pareggio finale di 2-2, che vale la salvezza per miglior differenza reti contro l'Ascoli, che giocava a Roma contro i giallorossi. In campionato, Luciano gioca 25 partite, segnando un goal.

 

In contrasto con Rivera, Lazio-Milan 4-0 del Maggio 76

 


La Lazio, per la stagione 1976-77, chiama in panchina Luis Vinicio che affida a Re Cecconi le chiavi della formazione ed in avanti al giovane Bruno Giordano. Il debutto in campionato avviene il 3 Ottobre 76, in casa contro la Juventus, gli aquilotti vengono sconfitti per 2-3, con "Cecconetzer", che al 55' accorcia le distanza con un goal capolavoro. Una rete che purtroppo sarà l'ultima della sua carriera, in quanto alla terza giornata contro il Bologna (3-0), subisce un brutto infortunio al ginocchio che lo costringe a lasciare il terreno di gioco, per l'ultima volta, al 19' con Ghedin che ne rileva il posto. Quella contro i felsinei rimane l'ultima gara della carriera di Re Cecconi, perchè l'infortunio è di quelli seri, che lo costringono ad un lungo stop che dura parecchi mesi. 

E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito male.
Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio, dove quest'ultimo doveva svolgere una commissione. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura. Il carattere estroverso di Luciano, gli suggerisce uno scherzo, che si rivelerà tragico, anche perchè il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, che non lo riconosce, anche perchè ha il bavero alzato e tiene una mano in tasca, simulando una pistola, lo scambia per un rapinatore vero ed estrae una pistola, vera, che teneva in negozio perchè già vittima di diverse rapine e spara. Re Cecconi, colpito in pieno cade mormorando "Era uno scherzo, era solo uno scherzo", morendo mezz'ora dopo; lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Una morte che arriva poco più di un mese dopo dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore il 2 dicembre 1976. Luciano lasciava così a soli 28 anni, appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca.

Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa"; processato in direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa". Per una delle tante ironie del destino, che spesso gioca beffardamente con la vita, Luciano Re Cecconi era uno dei pochi, se non l'unico, giocatore della rosa laziale del tempo, a non possedere un'arma da fuoco.

I funerali si svolsero presso la basilica romana di San Pietro e Paolo, a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vengono poi tumulate nel cimitero di Nerviano. Il 30 gennaio 1977, alla ripresa del campionato, la Lazio è di scena a Cesena, nel minuti di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario, intona il silenzio dalla curva locale, in uno stadio che rimane immobile dalla commozione.

Gli è stato intitolato lo stadio polifunzionale di Nerviano, sua città natale; un impianto dove fino alla metà degli anni 80' veniva disputato un torneo giovanile (cat. Allievi) a suo nome che aveva riscosso notevole successo in ambito Europeo; con Lazio e Pro Patria come squadre obbligatoriamente sempre presenti, oltre a Milan ed Inter, che richiamava sugli spalti migliaia di sportivi. Uno stadio in cui anche la Pro Patria ha giocato una gara ufficiale, quella del campionato di Eccellenza 1992-93, nel disgraziato periodo della (non)presidenza di Filippini.

Dopo la sua scomparsa, il giornalista-scrittore Carlo D'Amicis, tifoso biancazzurro, ha pubblicato un romanzo ispirato alla sua vita dal titolo "Ho visto un re". (Ed Limina Edizioni)
ll 3 Novembre 2003, prima del derby Lazio-Roma, gli è stata intitolata una strada nel quartiere Tuscolano a Roma, con un altro giocatore Agostino Di Bartolomei. 
 
Il sito dedicato a Luciano Re Cecconi, realizzato dal figlio Stefano: www.lucianorececconi.it

 

LA CARRIERA

Con la maglia della Nazionale 

 Nato a Nerviano (Mi), il 1 Dic. 1948 - Roma 18 Gen. 1977

Altezza cm 176 peso kg 74

Esordio in maglia biancoblù: 14 Aprile 68 Pro Patria - Mestrina 1-1

Esordio in Serie A: il 4 Ottobre 1970, Foggia -Milan 1-1

Esordio In Nazionale: 28 Sett. 1974 a Zagabria, Jugoslavia - Italia 1-0

Uno scudetto con la Lazio 1973-74

 
Stagione Squadra Serie Presenze Goal
1966 - 67 PRO PATRIA C 0 0
1967 - 68 PRO PATRIA C 3 0
1968 - 69 PRO PATRIA C 33 0
1969 - 70 Foggia B 14 0
1970 - 71 Foggia A 26 1
1971 - 72 Foggia B 34 1
1972 - 73 Lazio A 29  1
1973 - 74 Lazio A 23 2
1974 - 75 Lazio A 29 1
1975 - 76 Lazio A 25 1
1976 - 77 Lazio A 3 0

 

 

 

 

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