BENIAMINO "JO" SANTOS


 

                                                                            

 

 
      Cafferata-Argentina   7 feb. 1942

 

La Coruna-Spagna 7 lug. 1964

 

 

 

Arrivò in Italia nella stagione 1949-50 voluto eapressamente dal presidentissimo del Grande Torino, Ferruccio Novo; grazie alle concessione economiche della Federazione dopo la tragedia di Superga, scovò Beniamino "Jo" Santos in Argentina, dove giocava nel ruolo di mezzala-regista nel Rosario Central, un ruolo che ricopriva il grande Valentino Mazzola.

Si presentò in Italia come il classico sudamericano dei film, alto e dinnocolato, con dei baffetti che sembravano dipinti, contraddistinto da un'andatura lenta, portava delle bretellone sempre in vista, simpatico e sempre sorridente e pronto a suonare la sua inseparabile chitarra, generoso con tutti, dotato non solo di talento calcistico ma anche di una grande umanità, fu un grande campione e in seguito un anche grande allenatore con delle felici intuizioni tecnico-tattiche e scopritore di talenti.

Al di là di queste sue caratteristiche in campo si dimostrò subito un ottimo acquisto Santos, un giocatore vero, un talento che non avrebbe sfigurato davanti ai grandi granata che facevano parte della leggenda del "Grande Toro"; era una mezz'ala dotata di una buona vena realizzativa che s'inserì perfettamente nella squadra, tiro potente, abile nel palleggio sicuro ed elegante nel tocco di palla, e di grande generosità, fu uno dei pochi a salvarsi nelle stagioni granata che seguirono immediatamente la tragedia di Superga; Santos nella sua prima stagione con la maglia del Toro disputò un ottimo campionato realizzando 27 reti; rimase 2 stagioni con i granata poi passò alla Pro Patria.

Nel 1951-52 arrivò a Busto nella Pro allenata da Varglien giostrando principalmente nel ruolo di regista, al quale alternava quello d'interno, dimostrò subito il suo grande talento; quando prende la palla, caracolla verso la porta avversaria in maniera spettacolare, come tutti i sudamericani ha il vizio di tenere un pò troppo la palla, ed ogni tanto ha bisogno di trovare l'ispirazione, l'estro del vero fantasista essere e le sue intuizioni permisero a Hoefling e La Rosa di andare spesso e volentieri a rete; grazie al suo tiro potente andò diverse volte a bersaglio alla fine della stagione totalizzò 25 p e 4 reti.

Queste caratteristiche fanno dell'estroso gaucho argentino un fantasista vero, doti che unite alla sua simpatia e carica umana fuori dal terreno di gioco ne hanno fatto uno dei giocatori più amati nella storia della Pro.

Di particolare rilievo è il derby vinto a Legnano, con cui innesca grazie ai suoi lanci sapienti, La Rosa che realizzare la doppietta vincente.

La sua seconda stagione a Busto è caratterizzata da un infortunio al ginocchio che in pratica la tiene fermo tutto la stagione causando degli attriti con la società, ma in quel periodo a Busto trovò moglie rimanendo per sempre legato alla città.

Nel periodo tra il 1949-52 si dimostrò un abile rigorista, su 16 tiri dal dischetto ne realizzò ben 15.


Santos in azione contro la Sampdoria
 

 

Dopo la sua seconda sfortunata stagione con la maglia della Pro, tornò al Toro e poi nel 1956 fece l'esperienza in Galizia nelle file del Deportivo La Coruna. Al suo ritorno dalla Spagna tornò a Busto dove divenne allenatore dei ragazzi della Pro, con i cui passava ore intere sul terreno di gioco ad insegnare i fondamentali dell'arte del gioco del calcio; tornò in granata come allenatore della 1a squadra nel 60, contribuendo a gettare il seme per quello che diventerà uno migliori vivai italiani, nelle cui fila svezzò al tempo giocatori come Lido Vieri, Ferrini, Rosato, Cella, Crippa, Danova, che a distanza di anni lo ricordano sempre con molto piacere; dopo un paio di stagioni passò alla guida del Genoa, dove gli fu affidato il compito di rinnovare la squadra ed ebbe la felice intuizione di scovare e far debuttare quell'affascinante, ma sfortunato calciatore che fu Gigi Meroni; al quale purtroppo si accomunò anche per la tragica sorte che ne stronco' le giovani vite. Ancora oggi è ricordato con piacere ed affetto dai piu' anziani sostenitori rossoblù, come un allenatore che avrebbe avuto un ruolo positivo nella storia della storica società.

Come allenatore diede alle sue squadre un ritmo veloce, con i primi accenni di pressing con la palla giocata di prima, una difesa ben impostata ed ordinata dalle quali faceva ripartire il gioco sviluppandolo poi sulle ali

Perì poco più che 40enne in un incidente d'auto nei pressi di La Coruna dov'era a godersi le vacanze con moglie e figlie.

 

 

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