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HELLAS
VERONA
1903 |
Hellas Verona
Football club spa (1903)
Colori sociali:
maglia blu con bordi gialli, calzoncini blù, calzettoni blu con
bordo giallo.
Sede via Leone
Pancaldo, 68, 37138 Verona
Stadio
"Marc'Antonio Bentegodi", Piazzale Olimpia, 37138
Verona. Dimensioni (105 x 68) - Capienza 39.211
Verona 262.500
abitanti - totale provincia di Verona 838.000
Abbonamenti
2007-08: 9.635
2008-09: 7.890
Presidente: Giovanni Martinelli
Consigliere delegato: Benito Siciliano
Dir. Responsabile: Claudio Molinari
Direttore sportivo: Riccardo Prisciantelli
Segretaria: Nicoletta Manfrin
Direttore amministrativo: Pierluigi Marzola
Relazioni esterne: Simone Pulifiato
Allenatore: GianMarco Remondina
Allenatore in 2^: Luciano Bruni
Prep. portieri: Massimo Marini
Prep. atletico: Cristiano Mazzurana
GLI ULTIMI
SEI CAMPIONATI
2002-03
Serie B 13° posto - All. Alberto Malesani
2003-04
Serie B 19° posto - All. Sandro Salvioni poi Sergio
Maddè
2004-05 Serie B
7° posto - All. Massimo Ficcadenti
2005-06
Serie B 15° posto - All. Massimo Ficcadenti
2006-07 Serie B
19° posto - Retrocesso in C1 dopo spareggio con lo Spezia - All.
Ficcadenti dalla 18^ Ventura
2007-08
Serie C1 15° posto – Ai play-out elimina la Pro Patria – All.
F. Colomba, dalla 7^ D. Pellegrini, dalla 19^ M. Sarri, dalla 26^ D.
Pellegrini
IL
CALCIOMERCATO INVERNALE
ARRIVI:
Rantier (Fra a83-Piacenza), Pugliese (d83-Monopoli), Vanderoeght (Uru.
c86-Wanderers), Vicentini (d86-Lanciano)
PARTENZE:
Cecchini (p86-Sommacampagna), Morabito (d78-Lanciano)
LA
ROSA
Portieri: Franzese (81), De Andrade (82),
Loschi (86)
Difensori:
Bergamelli (87), Campagna (88), Ceccarelli (83), Conti (87), Hurme (Fin.-
86), Loseto (88), Moracci (87), Politti (87), Pugliese (83),
Sibilano (78), Vicentini (86)
Centrocampisti: Bellavista
(77), Campisi (87), Corrent (79), Da Dalt (Arg. 87), Dianda
(CIV-87), Garzon (81), Mancinelli (82), Parolo (85), Puccio (89),
Vanderoeght (Uru. c86-Wanderers)
Attaccanti:
Anaclerio (a81), Girardi (85), Gomez-Taleb (a85), Rantier (Fra-83),
Scapini (a83), Tiboni (88)
VERONA
– PRO PATRIA:
arbitro Sig. Andrea Corletto di Castelfranco Veneto (Tv)
Verona, ancora
Verona, sulla strada del destino della Pro dopo, quella piovosa
domenica di fine Maggio. Ne è passata di acqua sotto i ponti, da
sembrare un secolo invece sono passati solo undici mesi, ma tutto è
profondamente cambiato. Le due proprietà, anche se una, la nostra
di fatto non c'è. Sono cambiati gli allenatori, da Pellegrini e
Rossi a Remondina e Lerda, sono cambiati i protagonisti in campo,
nella Pro è rimasto il solo Luca Anania. Sul fronte opposto non ci
sono più Morante e Zeytulaev. Sembra proprio un mondo diverso,
invece siamo qua ancora a mettere sul piatto le nostre emozioni, il
destino della Pro, seppure con prospettive decisamente diverse. Le
poche cose rimaste uguali sono i colori delle due squadre e la
passione intatta delle due tifoserie.
Una volta ancora a Verona per giocarci una
gran fetta di futuro. Rivincita ? Forse... Le rivincite vere, però
sono quelle che si disputano su incontri di ugual valore. Ora ci
sono tre punti in palio valevoli per una giornata di campionato,
un'importantissima giornata di campionato, per entrambe le
formazioni. Con il pareggio di domenica scorsa a Novara, gli
scaligeri si sono portati a sole tre lunghezze dalla zona play-off,
dopo un'intera stagione nelle zone medio-alte della classifica con
il tecnico Remondina a cercare di accorciare ulteriormente sulle
squadre che sono davanti. L'allenatore degli scaligeri applica di
base un modulo 4-3-1-2 che spesso si trasforma in un 4-3-3 puro.
Come quando era calciatore punta molto sul ritmo e sulla corsa dei
suoi uomini che in questa stagione come prestazioni sono andati un
po' in altalena, con gare a tratti spumeggianti ed altre molto più
compassate da apparire fino leziose.
Verona che dovrebbe
schierarsi con gli stessi uomini che hanno pareggiato a Novara, con
una formazione titolare che vede tre nati nell'87, due nell'88 e uno
nell'85. In porta Rafael, portiere brasiliano dagli ottimi riflessi.
Difesa che al centro vede l'ex Luca Ceccarelli (83), 33 presenze ed
una rete in maglia biancoblù nella stagione 2004-05, al suo fianco
Bergamelli (87), scuola atalantina, la scorsa stagione al
Manfredonia. A formare una coppia più che discreta sulle palle alte
e nello stesso rapida. Sugli esterni Pugliese a sinistra, classe 83'
e Campagna a destra anno di nascita 88', scuola Juve alla prima
esperienza tra i professionisti. Entrambi portati a spingere sulla
propria corsia si competenza aggiungendosi ai centrocampisti con
sovrapposizioni e tagli. Molto probabile che questo sia il pacchetto
difensivo con Remondina, che sceglierà giocatori veloci, piuttosto
che forti fisicamente ma più lenti. Come prima variante l'aitante
(189 cm di altezza) ed esperto Sibilano, per il ruolo di centrale ed
il giovane Loseto 88', scuola Bari. Centrocampo con l'ex Chievo e
Pavia, Garzon sull'esterno con l'ex barese Bellavista e Campisi in
mezzo a supporto di Parolo (4 reti), che fluttua tra centrocampo ed
attacco, pronto ad inserirsi tra le linee senza dare punti di
riferimento, giostrando nel classico ruolo di rifinitore, dove cerca
la conclusione dal limite, anche su calci piazzati. Primo cambio è
Corrent, veronese doc e vero uomo spogliatoio della squadra, quindi
l'argentino Da Dalt, Puccio e l'uruguaiano Vanderoeght, con
l'esterno Mancinelli in dubbio per problemi fisici.
In attacco
praticamente ko la torre Tiboni per via dell'influenza, rimasto
praticamente a riposo negli ultimi giorni. Scuola udinese, la scorsa
stagione a metà tra Pisa e Sassuolo, capocannoniere dei gialloblù
con otto reti di cui una dal dischetto. Giocatore dal fisico
imponente, 189 centimetri per 78 chilogrammi. Per il reparto
avanzato si prospetta un duello tra due corazzieri Girardi ex
Foligno, 10 reti la scorsa annata e 5 con la maglia gialloblù con
un rigore realizzato e Scapini, veronese di Bovolone, altro
corazziere, autore di 22 reti in 31 presenze, la scorsa stagione con
la maglia del Cuneo in C2. Due elementi molto forti dal punto di
vista atletico capaci di fare da riferimento centrale. Mentre una
maglia certa sembra destinata al francese Julien Rantier, un cavallo
di ritorno, riapprodato in maglia scaligera dopo tre stagioni al
Piacenza in Serie B, per un giocatore che ha sempre fatto la serie
cadetta. Classica seconda punta di ruolo, dal fisico compatto,
rapida, veloce che ama partire da lontano portando fuori zona i
difensori, per cercare i cross per le torri centrali e favorire gli
inserimenti dei compagni. Difficilmente trova la porta, ma è in
grado di mettere in condizioni gli altri di arrivarci. In panchina
sembra destinato Anaclerio, che opera però più da seconda punta,
cercando di partire da dietro per mettere in mezzo palloni. Ultimo
l'argentino Taleb, lo scorso campionato al Bellaria con sette
centri, giocatore di movimento che preferisce sfruttare gli spazi.
Verona che è in serie positiva da cinque
giornate in cui ha raccolto undici punti, di cui sette in casa, dove
ha superato la Reggiana (2-1), la Pro Sesto (2-0) e pareggiato
contro il Portogruaro (1-1). Al Bentegodi la formazione di Remondina
ha raccolto 24 dei suoi 41 punti attuali, frutto di sette vittorie,
tre pareggi e quattro sconfitte (Padova, Ravenna, Cremonese,
Pergocrema), realizzando 20 reti e subendone 15, su un corrispettivo
di 31 e 30 che valgono il sesto miglior attacco del girone e la nona
miglior difesa a pari merito con Cremonese e Novara. A livello
statistico la Pro Patria non supera i gialloblù dalla stagione
62-63, quando s'impose per 2-0, a Busto. A Verona due soli successi,
uno a tavolino per 0-2, per invasione di campo nel campionato 53-54
in Serie B, mentre sul campo l'unico ed ultimo successo risale all'8
Aprile 62 Verona - Pro Patria 0-1 con rete di Abbondanzio Pagani. Il
tutto per un Hellas Verona-Pro Patria che sarà nel segno di Franco
Frasi, scomparso lo scorso 9 Aprile scorso dopo una lunga malattia;
veronese doc, giocatore sia in gialloblù che in biancoblù, con cui
vinse il campionato di Serie B, 53-54 segnando tra l'altro nella
gara poi data vinta ai tigrotti a tavolino ed il cui figlio Paolo è
uno dei maggiori esponenti della tifoseria scaligera.
IL
PERSONAGGIO
"Veronesi
tutti mati", dice il proverbio e lì non ci poteva finire altri
che Alessandro Turini, bustocco vero, ala guizzante ed imprevedibile
che faceva da rampa di lancio per Zigoni.
http://www.bustocco.it/LaStoriaDellaProPatria/turini.htm
TIGROTTI, PER
PENNA DI UN VERONESE
Siamo i tigrotti e
lo sappiamo da sempre. La tigre è il simbolo dell'audacia, della
forza e del coraggio, della voglia di combattere e di vincere sulla
natura spesso avversa. E quei giocatori, "i rude boys made in
Busto" che dalla seconda meta degli anni 20 conquistarono la
storica promozione nella massima serie e posi seppero mantenere la
categoria per anni, con ottimi risultati, incarnarono perfettamente
quello spirito. Ma chi diede loro l'appellativo di
"TIGROTTI", fu il giornalista sportivo Bruno Roghi, il 12
Marzo 1931, dalle colonne de "La Domenica Sportiva, settimanale
illustrato de La Gazzetta dello Sport.
Bruno Roghi, diceva di se stesso "era
nato a Verona, ma diceva che la sua vera patria era Sanguinetto, ve
lo avevano portato pochi giorni dopo la sua nascita, a Sanguinetto
ha avuto latte e musica". Infatti nel periodo a cavallo tra i
due secoli, nel teatro del paese venivano organizzate stagioni
d'opera lirica dal maestro Gaetano Zinetti, compositore e direttore
d'orchestra anche lui di Sanguinetto.
Roghi, nato a Verona il 24 Aprile 1894, non
sembra destinato alla carriera di giornalista, infatti si laurea in
Giurisprudenza, diventando poi Avvocato, diplomandosi anche al
Conservatorio di Milano. Fu proprio grazie alla passione per le
sette note che Roghi iniziò la carriera giornalistica come critico
musicale.
Fu per molti anni redattore de La Gazzetta
dello Sport e dei suoi periodici, giornale che diresse dal 1936 al
1943 e dal 1945 al 1947. Diventa direttore una prima volta nel 1936,
a seguito di una polemica con l'allora prima penna Emilio Colombo.
Suo il merito di portare la "Rosea" ai livelli più
elevati, portando il quotidiano ad otto colonne e di dare più
spazio anche al calcio, contro il ciclismo, ai tempi sport principe.
Per dare un paragone utile: nel 1935 la Juventus vince il suo quinto
titolo consecutiva, guidata a centrocampo dal tigrotto Mario
Varglien. Ma la notizia non trova posto in prima pagina perché in
quei giorni si sta correndo il Giro. Invece la vittoria al
Campionato del Mondo del 1938 viene celebrata con un titolo a tutta
pagina, che fece poi epoca, celebrando così il trionfo: "La
conquista è alta, nobilissimo è lo sforzo fisico e spirituale che
essa è costata. Ma c’è qualcosa di più prezioso, in questa
giornata campale della Coppa del Mondo che gli atleti italiani hanno
elevato alla vetta del torneo per farne la coppa del loro brindisi
giocondo. C’è qualcosa di più della vittoria sportiva
conquistata a prezzo di muscoli e di intelligenza, in un torneo
faticosissimo e insidiosissimo. Al di là della vittoria atletica
risplende la vittoria della razza".
Sotto la guida di Bruno Roghi, il giornale
di via Solferino, organizza manifestazioni in tutti i rami dello
sport: atletica, ciclismo, motociclismo, lotta, scherma, sci, nuoto,
pugilato, pesistica e partecipa direttamente all'organizzazione
della Mille Miglia. Nel 1943 Roghi si dimette per le troppe
ingerenze politiche, riprendendo la guida del giornale con l'avvento
della democrazia, fino al 1947. Passa poi a guidare "Il
Corriere dello Sport" dal 1947 al 1960 e "Tuttosport"
dal 1960 al 1962, anno in cui morì a Milano.
Brillante scrittore di qualsiasi fatto di
sport, amava trattare soprattutto temi di ippica e di ciclismo, ma
forse con il calcio ha dato il meglio di se, con uno stile
dannunziano, facendo diventare epico quello che succedeva sul
rettangolo di gioco. Non gli interessava la tattica e meno che mai
l'assetto economico-amministrativo di una società; non guarda alla
sintassi del calcio o alla dinamica del nudo risultato ma era
attento al lessico che esprimevano le emozioni date, al di là della
semplice azione, del dribbling, del goal, raccontandoli con arte e
vere e proprie invenzioni poetiche, come così fu per "I
tigrotti".
Non era solo una splendida penna, ma
soprattutto un uomo d'ingegno e caparbio. Suo e di Armando Cougnet,
capo dell’organizzazione, fu il merito del Giro d'Italia del 1946,
con la guerra appena terminata e le strade ridotte più o meno come
nell'anno della prima edizione del 1909, con "La Gazzetta dello
Sport" che usciva in soli due fogli. Bisognava costruire dei
ponti e guadare dei fiumi. Certi percorsi furono cambiati all’ultimo
momento, ma la sfida andò avanti e il Giro forzò anche la front
mandando un suo drappello di uomini sino a Trieste (occupata e
divisa), tra due ali di folla impazzita.. Quel Giro, vinto da
Bartali davanti a Coppi, anticipò simbolicamente il ritorno di
Trieste all’Italia che sarebbe avvenuto otto anni dopo e segnò
un'epoca. La rinascita della nazione.
Scrisse la splendida biografia di Osvaldo
Bottecchia, primo vincitore italiano del "Tour de France",
dal titolo "La leggenda di Botescià".
Fu fondatore e presidente del Gruppo
Milanese Giornalisti Sportivi e dell'Unione Sportiva Stampa Italiana
e vicepresidente dell'Unione Internazionale Stampa Sportiva.
In suo onore Sanguinetto, ha istituito un
premio annuale letterario dedicato ai libri d'autore italiano e di
sport. Sarebbe anche ora e giusto che Busto Arsizio e la Pro Patria,
gli diano il giusto tributo.
Si parla di una
"Pro Patria" sbarazzina e bizzarra che, approfittando
della disattenzione generale, ha scroccato di sorpresa i suoi primi
successi. Saranno gli ultimi, alla distanza la squadra scoppierà.
Alla distanza - durante quel girone di ritorno che stronca i
novellini - la squadra lombarda sconfisse la orgogliosa e possente
"Juventus". Si dice: bella forza! Il campo dei bustesi è
l’antro della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle.
Allora la "Pro Patria" va a Modena e vince, va a Roma e
vince. Allora si delibera di conferire a questi giovinotti, una
volta per sempre, la qualifica di "tigrotti". Non si
tratta del conferimento protocollare del nome e degli attributi di
una fiera qualunque tanto per far bella figura in quella specie di
buffo serraglio che è il Consorzio delle squadre di calcio. Si
tratta veramente di "tigrotti" con tanto di unghioli e con
quel loro caratteristico modo di balzare addosso agli avversari che
neppur hanno il tempo di tirare il respiro...
Quel clamoroso matricolato nei ranghi della
massima Divisione ha dato alla "Pro Patria" - di colpo -
autorità e fama. E quello slancio repentino che nel 1927 ha
permesso alla giovine squadra di "piazzarsi" da pari a
pari nella costellazione delle vedette ha fissato, fin da allora, le
schiette e inconfondibili prerogative della squadra; le quali
prerogative sono rimaste nel sangue della "Pro Patria",
nonostante la varia vicenda dei giocatori in partenza e in arrivo,
come il clima della tonalità percorre ed aleggia in tutto il pezzo
nonostante i capricci e le avventure delle modulazioni.
Squadra nata per la
battaglia è la "Pro Patria". Non che il suo gioco sia
povero di pregi tecnici e il suo stile sia macchiato e confuso. La
tecnica e lo stile, poi, non sono proiezioni della geometria sullo
schermo verde dei campi di football sì che una squadra, per il
fatto solo di non essere ligia ai gelidi canoni dell’accademia,
debba essere sdegnosamente condannata. La tecnica non si manifesta
soltanto in metodici e nitidi disegni aerei di un pallone calciato
da uomini-macchine...C’è una tecnica e c’è uno stile,
difficili da incapsulare in definizioni rigide, ma non per questo
meno evidenti e vitali, anche nel gioco delle squadre che esprimono
compiutamente se stesse nelle fiamme del combattimento. Così la
"Pro Patria", tipica squadra d’assalto, generosa e
ardentissima, sprezzante della statura degli antagonisti, prodiga
delle proprie energie fino all’esaurimento.
Bruno Roghi da La Domenica Sportiva 12 Marzo 1931
I PRECEDENTI
Palmares
Pro Patria: 12
Campionati di Serie A / 1 Coppa delle Alpi
Verona: 24
Campionati di Serie A / 1 Scudetto 1984-85 / Ottavi di Finale Coppa
dei Campioni
1927-28 Div. Naz. Gir. B
9^ 27 Nov. 27 Hellas Verona - Pro Patria 2-1: A. Morandi (V), L.
Tommasi (V), Fizzotti (Pro)
19^ 26 Feb. 28 Pro Patria - Hellas Verona 4-0: 3 Reguzzoni, 1
Tognazzi
1953 -54 Serie B
3 Gen. 54 Pro Patria - Verona 1-1: Hofling (Pro), Luosi (V)
16 Mag. 54 Verona - Pro Patria 1-1: Poli (V), Frasi (Pro), in
seguito 0-2 a tavolino per invasione di un tifoso veronese
1956 -57 Serie B
28 Ott. 56 Verona – Pro Patria 1-0: Ghiandi
17 Mar. 57 Pro Patria - Verona 1-2: Danova (Pro), Ghiandi (V),
Bassetti (V)
1960-61 Serie B
22 Gen. 61 Pro Patria - Verona 3-1: Pagani pt (P), 69' Maltinti (P),
83' Basiliani (V), 88' G. Calloni (P)
4 Mag. 61 Verona - Pro Patria 3-2: Cosma (V), Fontanesi (V),
Zavaglio (V), Pagani(P), G. Calloni(P)
1961-62 Serie B
26 Nov. 61 Pro Patria - Verona 0-1: Maschietto
8 Apr. 62 Verona - Pro Patria 0-1: Pagani
Coppa Italia
28 Ago. 61 Verona - Pro Patria 2-0: Savoia, Maioli
1962-63 Serie B
16 Sett. 62 Pro Patria - Verona 2-0: Crespi, Muzzio
3 Feb. 63 Verona - Pro Patria 1-0: Fantini
1963-64 Serie B
19 Gen. 64 Verona – Pro Patria 1-1: Muzzio (Pro), Gipo Calloni (V)
14 Giu. 64 Pro Patria – Verona 1-1: Cera (V), Crespi (P)
1964-65 Serie B
12^ 6 Dic. 64 Verona - Pro Patria 0-0
31^ 2 Mag. 65 Pro Patria - Verona 2-2: aut. Ciannameo (V), Sega (V),
Sartore (P), Signorelli (P)
1965-66 Serie B
4^ 26 Set. 65 Pro Patria - Verona 1-1: Maschietto (V),
Sartore (P)
23^ 27 Feb. 66 Verona - Pro Patria 1-0: Sega
2007-08
Serie C1/a
10^ 28 Ott. 07 Verona -
Pro Patria 0-0
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27^ 16 Mar. 08 Pro Patria - Verona 1-2: 10'
Imburgia (Pro), 49' Orfei (V), 89' Di Bari (V)
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Play-out
18
Mag. 08 Verona - Pro Patria 1-0: 94' Morante
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25 Mag. 08 Pro Patria - Verona 1-1: 37' Negrini (Pro), 89'
Zeytulaev (V) CLICCA
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2008-09
Lega Prima divisione
25
Mag. 08 Pro Patria - Verona 0-0 CLICCA
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LA TIFOSERIA
Potremmo definire i
veronesi, solo e semplicemente, una tifoseria che ha fatto storia.
L'Hellas, sin dalla sua nascita può
contare su un buon numero di affezionati, ma è solo con il secondo
dopoguerra che attorno ai gialloblù si crea un primo vero zoccolo
duro di appassionati, che seguono la squadra nel vecchio impianto
vicino a Piazza Bra. Che la tifoseria veronese, fosse calda, si
sapeva anche in tempi ormai relativamente lontani, e la Pro ne viene
a conoscenza il 16 Maggio del 1954, quando è alla ricerca del
ritorno in Serie A, si disputa Verona - Pro Patria, vantaggio dei
padroni di casa con Poli e quindi è il veronese Frasi, che pareggia
proprio per i biancoblù. Succede un mezzo finimondo, con invasione
di campo ed in seguito 0-2 a tavolino, per i bustocchi.
In seguito alla prima storica promozione in
Serie A, avvenuta nel 1957, si ha una prima parvenza di tifo
organizzato; con il consolidarsi della formazione scaligera nella
massima serie, nascono anche i primi club ufficiali di sostenitori,
che seguono anche i gialloblù in trasferta, molti provenienti dalla
provincia.
Il primo vero nucleo di ultras a Verona nasce verso la fine del
1969: è il periodo della contestazione giovanile in tutta Europa e
USA, ed un gruppo ragazzi, tra i tifosi più vivaci ed
intraprendenti, presero a ritrovarsi dietro lo striscione "I 4
Fedelissimi": embrione delle mitiche Brigate, che nacquero già
nel corso della stagione 1970-71, ma ufficialmente il 30 novembre
del 1971 come "Calcio Club Verona Brigate Gialloblù",
affiliandosi inizialmente al centro di coordinamento dei tifosi
scaligeri. Quando il Verona giocava in trasferta, si presentavano
con uno striscione di tela blu con la scritta gialla
"Brigate". Subito al gruppo iniziale si aggregano sia
giovani dei ceti popolari che della "Verona bene", con lo
stesso spirito sostenere la squadra e fare baldoria. Con gruppi
sostanziosi che arrivano anche dalla provincia.
La denominazione "Brigate Gialloblù", venne scelta da due
ragazzi, al tempo sedicenni, Franco Masotti e Massimo Tocco,
quest'ultimo fu il primo presidente ufficiale delle B.G., mentre tra
i nomi scartati c'era quello di Commandos Fedelissimi Gialloblù,
per non imitare il già esistente Commandos Tigre a Milano ed altri
poi sorti nel periodo un pò ovunque in Italia.
Scelsero questo nome in quanto al tempo erano militanti della
Gioventù Studentesca, gruppo di sinistra del tempo. Al primo gruppo
iniziale si aggiunsero altri ragazzi, di una fascia di età che
andava dai 13 ai 20 anni, che si ritrovava un paio di volte a
settimana, in locale di Vicolo Mustacchi, in zona Piazza Isolo, di
cui pagava l'affitto auto finanziandosi; da subito non vollero
saperne di venire inquadrati nelle regole del "Centro
Coordinamento Calcio Club". Posizione al "Bentegodi",
l'anello superiore della Curva Sud.
Le Brigate preso così a seguire la squadra, che negli anni '70 era
quella del mitici Pizzaballa in porta, in attacco Mujesan e Clerici,
oltre a Mascalaito, Sirena, Mascetti, Clerici. Tra i primi beniamini
della tifoseria, in assoluto Zigoni, calciatore fuori dagli schemi,
del Verona anni '70. Si presentarono i tutti gli stadi, anche dove
al tempo era più disagiato arrivarci come Sardegna, Sicilia e
meridione.
La storia del tifo scaligero si identifica in un questo anno, 1971,
quando prendono corpo le "Brigate Giallobù", gruppo
trainante del tifo a Verona e veri mastri di tifo per intere
generazioni di giovani Ultras e non. Oggi purtroppo la generazione
delle Brigate è sul viale dl tramonto, ma i più giovani hanno
ereditato la reputazione di questo gruppo, uno dei più rispettati
ed imitati in assoluto.
Nel 1972, accanto allo striscione B.G. compare anche quello Ultras,
con un teschio al centro, un gruppo di destra, che poi segnerà la
storia politica delle Brigate e del loro cammino. Per gli striscioni
nel 1973 per la prima volta e' usata la tela cerata.

Torino
- Verona 1971/72
Fin dai primi anni di vita le BG dimostrano di valere e già nel
1974 vanno a Brescia, per quello che è qualcosa in più di un
semplice derby, in corteo con lo striscione davanti e le cronache
del periodo mettono in luce già l'indole turbolenta degli ultras
gialloblù, nelle accesissime gare con il Bologna, soprattutto per
motivi politici, il Vicenza questioni di vicinanza e politiche, la
Juve, il Milan.
Nel periodo la curva veronese, si presenta con il classico tifo
all'italiana, bandieroni, tamburi, fumogeni e lancio di coriandoli,
con cori compatti e tonanti. I cori saranno presto una delle
caratteristiche dei gialloblù, sempre molto originali. Spesso su
melodie dei Beatles, Who e Rolling Stones, su cui venivano inserite
spesso e volentieri, parole in dialetto stretto, se non stravolgerle
completamente e ricantarle in veronese puro.
A metà degli anni 70' il Bentegodi divenne il primo stadio in
Italia, a disporre per le tifoserie ospiti la curva opposta, a
quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con debita
distanza dalle B.G.
Dietro allo striscione delle Brigate, si formano anche altri gruppi,
minori, che con gli anni diventeranno sempre più numerosi tanto da
diventare, a metà degli anni ’80, un altro tratto caratterizzante
della curva veronese. Subito dopo gli Ultras, compaiono i "marines
gialloblu",
Nel Giugno del 1975, per festeggiare il ritorno della squadra in
Serie A, sono 5.000 i veronesi presenti a Como, ma i gialloblù
vengono sconfitti, toccherà al presidente Garonzi, intervenire
direttamente a calmare i tifosi, ma scortato dalla Polizia.
Nel 1976 alcuni esponenti delle BG stringono un gemellaggio storico
con una curva inglese: quella del Chelsea, ai tempi una delle più
turbolente tifoserie inglesi, che perdura ancora oggi dopo oltre
trenta anni; di quel periodo gli striscioni con le sigle di chiara
matrice anglosassone, come "Punk Brigade", "Hellas
Army" e "The Deadly Sinner Club" ed il tifo veronese
comincia dunque ad assorbire la cultura e fisionomia tipici del
"British style".

Chelsea - Verona 1976
Nel 1977 le Brigate Gialloblù decidono di abbandonare il vecchio
striscione, sostituendolo con il nuovo che al centro vede la scala a
tre pioli come simbolo sormontante. L'evolversi del tifo in Italia
si vede proprio nella Curva sud, del Verona, per la prima volta una
"Union Jack" britannica, non solo ma anche nella stampa
del materiale i veronesi si rifanno allo stile britannico come nel
caso delle prime sciarpe a listarelle dei primi anni ottanta.
Sempre in questo periodo le BG, prendono a manifestare marcatamente
un profilo politico di destra, fino al punto da essere una
caratteristica intrinseca dell'immagine del gruppo stesso che si
definisce orgogliosamente ed ostentatamente di destra, anche se all'
inizio nel nucleo fondatore ci sono anche militanti di sinistra e
rude boys.
Con la retrocessione del Verona in B, al termine della stagione
1979-80, le B.G. non perdono certamente lo smalto ed il
temperamento, anzi si compattano ancora di più, conquistando le
prime pagine per i tafferugli con milanisti e vicentini ed alcune
tifoserie meridionali che spesso e volentieri lasciano il "Bentegodi"
a gambe levate.
Veronesi, che manifestano un atteggiamento irriverente e sfrontato
nell'affrontare le tifoserie avversarie, striscioni spesso
originalissimi.
Gli anni ’70 sono però anche il periodo in cui ci sono diversi
gemellaggi. Oltre a quello già citato con il Chelsea, le BG
stringono altre amicizie, alcune delle quali dopo essersele date di
santa ragione! È il caso di quelle con Sampdoria e, soprattutto,
Fiorentina, uniche di quel periodo ancora vive e vegete, ma anche
con i granata del Torino e stranamente con i con i giallorossi
romani, ma con quest'ultimi ovviamente non durerà molto.
Dietro allo striscione delle BG si muovono migliaia di persone, e
nella seconda metà dei turbolenti anni 70' la tifoseria gialloblù,
si fa notare non solo per il calore con cui segue la squadra, ma
anche per i numerosi incidenti che provoca sia in casa che fuori,
dove si presenta sempre massicciamente, con tamburi al seguito e
l'immancabile striscione per l'idolo Zigoni. In diverse occasioni si
và però anche oltre, nelle vicinanze dello stadio scaligero viene
trovato di tutto; nella gara contro la Juventus del marzo 77, sulla
pista di atletica del "Bentegodi" viene rinvenuta
addirittura una bomba a mano, lanciata con ogni probabilità,
proprio dalla curva sud e, solo per una fortunata coincidenza, la
seconda "sicura" ha tenuto impedendone l’esplosione.
La squadra chiude l'era del presidente Garonzi, vittima anche di un
sequestro di persona e scivola in B, il Bentegodi si svuota, curva
compresa. Solo lo zoccolo duro rimane a sostenere una squadra che
rischia addirittura la retrocessione in C. Il discorso non cambia
nemmeno nel campionato seguente e la curva si spopola sempre di
più, il campionato di serie cadetta 1980-81 registra il minimo
storico di abbonati solo 2.900. Per la tifoseria scaligera e per le
B.G. è il momento di un cambio generazionale.
Arriva Bagnoli in panchina, la formazione gialloblù risale in A,
creando nello stesso tempo nella squadra lo zoccolo duro per la
conquista della scudetto, instaurando con la tifoseria un rapporto
che con il passare delle giornate diventa molto stretto, fino a
quasi ad arrivare ad una vera e propria simbiosi. Nel campionato
80-81, le B.G. rifioriscono, presentandosi in 5.000 unità a Rimini
e con esse anche gli scontri. La curva veronese, prende a
caratterizzarsi in maniera diversa rispetto al passato, in maniera
più aggressiva, divisa in molti gruppi minori, ma assolutamente
compatta nel nome del tifo e progressivamente tenderà sempre più a
destra, cosa che negli anni 70' nonostante la presenza di gruppi
schierati dichiaratamente dal punto di vista politico, era riuscita
in qualche modo a conservare una formale apoliticità. Agli inizi
degli anni ’80, nella sud compaiono espliciti simboli politici;
dal 1983 appaiono in curva gli striscioni del "Verona
front", gruppo vicino ad aderenti al fronte della gioventù e
della "gioventù scaligera", mentre si moltiplicano le
bandiere provviste di croci celtiche e talvolta addirittura di
svastiche. L’anima della curva però, come già detto, si presenta
molto composita e accoglie anche, se pure in fortissima minoranza
gruppi di sinistra come i "rude boys".Gruppi diversi molto eterogenei, ma sempre compatti nel sostenere l'Hellas
Verona ovunque vada, e negli stadi riecheggia il mitico coro, poi
copiato un pò da tutti "in ogni posto che andiamo, tutti ci
chiedono, chi noi siamo, glielo diciamo, chi noi siamo. Brigate,
brigate, gialloblu! Siamo l’armata del Verona e nessun ci
fermerà, noi saremo sempre qua per restare in serie A il Verona è
la squadra del mio cuor!"
Molti dei nuovi entrano in curva, esattamente con lo spirito con cui
si entra volontari in un battaglione di Marines, con forte
propensione allo scontro fisico con le tifoserie avversarie; e
questo diventerà per molti il motivo principale di adesione alle
BG. Già nel campionato 1981-82, che riporta i gialloblù in Serie
A, la curva veronese aveva ricominciato a far parlare, per le
intemperanze degli ultras, ma è a partire dalla stagione 1982-83
che l’immagine di tifoseria dura, prende il sopravvento su tutto
il resto. Gli scontri iniziano già alla prima di campionato contro
l’Inter e proseguono fragorosamente per tutta la stagione,
culminando nella semifinale di andata di Coppa Italia, nel giugno
1983, contro il Milan.
Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua vena
colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in particolare quelle
"scozzesi" a scacchi giallo-blu, spariscono invece i
tamburi, mentre per qualche tempo prende piede la moda di
presentarsi in curva con la maglia della squadra, di stile
prettamente anglosassone. La particolarità, dirompente del periodo,
inizia ad essere il tratto goliardico, a tratti veramente
demenziale, che in alcune occasioni diventa cattivo, con cui le BG
accolgono i tifosi e le squadre avversarie. Alcune volte si và
anche un passo oltre.
Il campionato 1982-83 passa alla storia, per la contestazione
beffarda al giocatore peruviano Uribe, del Cagliari, con lancio di
banane. per una partita a Como, le B.G. arrivano con pinne, maschere
da sub, materassini e paperelle ed altri animali gonfiabili. Per una
trasferta a Firenze, ad un certo punto spuntano dei remi dai
finestrini dal pullman delle BG, facendolo sembrare una nave
vichinga; le carote gettate ai tifosi udinesi al grido di "buon
appetito conigli!" con 6.000 veronesi al seguito che formano un
unico serpentone in autostrada, sono solo alcuni degli episodi ormai
entrati nella storia ultrà del nostro paese e fanno delle Brigate
un gruppo "di rottura" anticipando i costumi ultras
italiani degli anni a seguire.
Famosi rimarranno i mitici striscioni rivolti ai napoletani
"Benvenuti in Italia", "Lavatevi", "Forza
Vesuvio" che in ogni partita contro i campani ed in genere
contro le squadre meridionali, verranno sempre rinnovati e
ripresentati. Striscioni, che hanno tutt'ora una forte eco.
Nascono sempre in questo periodo sottogruppi come "Gruppo Onto
Golosine" e "TartaN Army". Prende anche il
sopravvento lo stile casuals sullo stile, mutuato dagli "Headhunters
Chelsea", sulla cui scia realizzarono il biglietto da visita:
"Complimenti, hai appena conosciuto le Brigate Gialloblù",
che lasciavano dopo ogni scontro.
E come non ricordare di questi anni l'altro sottogruppo epico:
"A.S.U." letteralmente "Associazione Stalle
Umane", formato da personaggi fuori controllo, dediti a
scorribande con atteggiamenti volutamente animaleschi, sullo stile
hooligan inglese ed uso smodato di alcool in tutte le sue forme,
vino e "sgnappa" su tutto. Riprendendo come non mai il
motto "Veronesi tutti matti".
Sempre nei primi anni '80 nascono altri gruppi Ultras che affiancano
le Brigate, il loro nomi sono: Gioventù Scaligera, Vecchia Guardia,
Inferno Gialloblù e Verona Front. Con gruppi che arrivano dal
Trentino, basso bresciano e mantovano.
A Belgrado il 28 Settembre 1983, c'è anche il battesimo europeo per
gli scaligeri, in uno stadio certo non facile, sono migliaia i
sostenitori gialloblù che si fanno sentire per la gara di Coppa
UEFA, contro la Stella Rossa. Quindi trasferta di 5.000 unità a
Graz in Austria, dove praticamente il Verona gioca in casa.
Questi sono gli anni d'oro per le Brigate, il tifoso scaligero in
generale e l'Hellas di Bagnoli, Fanna, Brigel ed Elkjaer che 12
Maggio 1985 davanti ad oltre 10mila tifosi scaligeri vince a
Bergamo, il suo primo e finora unico scudetto. Stagione in cui
trovare un buco al "Bentegodi" è praticamente
impossibile, non solo ultras e tifosi organizzati, ma donne, tante e
bambini, riempiono con orgoglio l'impianto scaligero,
identificandosi al massimo in quella squadra, che in campo mette
sotto Juve, Milan, Inter, Sampdoria e soprattutto il Napoli di
Maradona.
Il 18 Settembre 85, Bentegodi esaurito per la gara di Coppa
Campioni, contro il Paok Salonicco e massiccia presenza scaligera in
Grecia; lo stadio è più che esaurito in ogni domenica, ma per
ironia della sorte i tifosi gialloblù, non potranno partecipare
alla partita di Coppa, contro la Juve a Torino, perchè il vecchio
comunale è squalificato, per i tragici incidenti dell'Hysel. I
42.500 posti di capienza dello stadio "Bentegodi",
risultano spesso insufficienti, per il calore e la passione della
tifoseria veronese.
Sul fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si registrano
alcuni cambiamenti, viene stretto un patto con gli interisti,
inversione di tendenza rispetto alla regola che non prevedeva
amicizie con le squadre considerate "grandi": nel 1986, si
registra "un insolito", per la tipologia della tifoseria,
gemellaggio con i leccesi, mentre nll’88, i tifosi del Torino
rompono il gemellaggio più che decennale.
Nel 1986 ci sono diversi incidenti, con il centro di Como, che
in pratica viene devastato dal passaggio degli ultras gialloblù,
con altri gravi incidenti in altre città che portano ad un forte
attrito con la società scaligera. Contrasti che esplodono
definitivamente nel dicembre 1986 dopo che gli ultrà veronesi
mettono letteralmente "a ferro e fuoco" Brescia, con oltre
un migliaio di veronesi presenti già in città dalla mattina, nella
"speranza" di trovare gli ultrà locali. La mancata
presenza degli storici rivali innesca la furia dei gialloblù; la
zona della stazione, il viale che porta al Rigamonti e le vie
adiacenti vengono distrutte, con cassonetti dati alle fiamme, bar
devastati, passanti aggrediti, abitazioni danneggiate e per
"gradire" violenti scontri con le forze dell’ordine, che
cercano invano di mettere un minimo d'ordine.
La dirigenza del club scaligera reagisce duramente: Chiampan
minaccia di ritirare la squadra dal campionato, proponendo la
schedatura sistematica dei brigatisti, mentre l'allora sindaco
Sboarina medita di chiudere la curva o di far giocare il Verona a
porte chiuse. I fatti di Como e Brescia finiscono sul tavolo della
Procura della Repubblica di Verona che inizia ad indagare su
eventuali connessioni tra la curva veronese e gruppi locali di
estrema destra. La polizia effettua centinaia di perquisizioni e il
1 Febbraio 1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con l’accusa
di "associazione a delinquere". Si tratta di un’accusa
gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso di calcio viene
trattato alla stregua di un criminale vero e proprio.
La Curva Sud si schiera in massa con gli ultrà arrestati: in
occasione della partita contro la Roma, nella zona centrale della
Sud rimane soltanto lo striscione "non 12 ma 5000
colpevoli". Il significato della presa di posizione è
abbastanza chiaro: gli ultrà arrestati saranno anche dei teppisti,
ma processarli per associazione a delinquere è del tutto fuori
luogo, almeno secondo i colleghi brigatisti. E' comunque chiaro che
parte degli ultrà che si riconoscono nelle BG sfuggono al controllo
dei "capi ed ogni occasione e buona per degli scontri.

Lo striscione "Non
12 ma 5000 colpevoli"
Come nell'occasione in cui il Mantova si presenta al campo
Bottagisio, per affrontare il Chievo; centinaia di tifosi della
Curva Sud, si presentano solo per affrontare gli storici rivali
mantovani. Altro episodio sul genere si verifica nel basket, quando
al Palazzetto dello sport, arriva una delle due squadre bolognesi,
con molti tifosi al seguito.
Tornano a girare l'Europa nella stagione 87-88, in sempre in Coppa
UEFA, dove i gialloblù arrivano ai quarti di finali, venendo
eliminati, non senza recriminazioni dal Werder Brema. Memorabili per
le B.G. & co. le trasferte a Stettino in Polonia, quando c'era
ancora la cortina di ferro, il muro cadrà due anni dopo. Utrecht in
Olanda, con incidenti notevoli con i padroni di casa e la polizia,
quindi in Romania a Bucarest contro lo Sportul Stundentesc.
Nel periodo nella curva scaligera, compare il primo bandierone
copricurva, con il nome dello sponsor della squadra la Canon.

Il
bandierone Verona-Canon
Negli anni a seguire, il magico gruppo di Bagnoli si polverizza, con
l'Hellas che scivola mestamente in B, nella stagione 89-90, mentre
nelle B.G., prevale sempre di più il volto ideologico, facendo
svanire in parte la sua originalità e goliardia.
Agli inizi degli anni 90' i diffidati gialloblù sono più di un
centinaio e tutta la tifoseria scaligera è "sorvegliata
speciale". L’impiego sempre più massiccio delle forze dell’ordine
però, non frena gli ultrà veronesi che imperversano negli stadi
della cadetteria nel vittorioso campionato 1990-91. Il ritorno in
serie A coincide con nuovi disordini e nuove diffide. La curva
veronese è costantemente al centro dell’attenzione dei
mass-media.
Il presidente Mazzi, la stampa in generale, non ultimo il prefetto
di Verona accusarono violentemente le B.G., che risposero con
l'auto-scioglimento, per non dover rendere conto alla polizia del
comportamento di ogni tifoso veronese; la curva scaligera la
domenica successiva resterà vuota, per ricordare la sentenza che
vide poi le B.G. condannate come associazione a delinquere ed alla
valanga di diffide piovute nel dopo Cesena - Verona, altro momento
critico nella storia delle Brigate. Si arriva così al fatale 14
novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20 anni, le BG
annunciano il loro auto-scioglimento in accordo con tutti i gruppi
presenti nella sud. I vertici dello storico gruppo si dicono stanchi
di tanto accanimento nei loro confronti: non possono essere il capro
espiatorio per problemi di ordine pubblico che travalicano il tifo
sportivo e, in particolare, non possono rendersi responsabili di
ogni individuo che porti una sciarpa gialloblu al collo. In
occasione della partita Verona-Genoa, le ringhiere della curva sud,
dopo 20 anni, restano desolatamente vuote.
I gemellati fiorentini, nella prima partita in casa dei viola,
ricorderanno le Brigate Gialloblù, con una bellissima coreografia,
che prendeva tutta la Curva Fiesole, formata da uno sfondo giallo e
le lettere B e G in blù, con uno striscione che recava la scritta:
"Vent'anni di storia, non si cancellano....Onore alle B.G."
Come scrisse Silvio Cametti, l'autore dello splendido "I
guerrieri di Verona" oramai introvabile nelle librerie, le
Brigate Gialloblù sono state croce e delizia per la città, la
provincia veronese e la tifoseria scaligera in generale. Aggregando
centinaia di giovani che hanno provato motivazioni, emozioni forti e
trasgressioni dietro quelle storiche insegne BG '71, che venivano
prima anche dell'Hellas "Siamo i tifosi delle Brigate"
precisavano. La particolarità delle BG e' stata quella di diventare
il gruppo più avversato e guardato d'Italia da qui la frase, contro
i compromessi:"Noi odiamo tutti", senza mai lasciarsi
trasportare dai successi.

Veronesi
anni '80
Gli anni '90 con l'Hellas tra la Serie A e la Serie B, la scena
anche nel tifo è altalenante, non ci si può dimenticare del gruppo
"I Febbraio", così denominato dal giorno in cui le B.G.
vennero dichiarate associazione a delinquere, composto da ex membri
delle Brigate Gialloblù e posizionato nei distinti.
Dopo lo scioglimento ufficiale, alcuni membri della la vecchia
guardia, ripreso in mano la curva, pensando di riaprire un'altra
pagina storica. Nell'estate del 1996, la Curva Sud torna alla
ribalta, per l’incresciosa "impiccagione" di un
manichino nero, raffigurante un calciatore di colore Ferrer, che
doveva arrivare nelle fila gialloblù, e poi saltò. Episodio
riconducibile a pochi elementi, certamente non condiviso dalla
maggioranza degli ultras e della tifoseria in generale.
Dopo un lungo periodo di sbandamento in cui comunque l'Hellas non
viene mai abbandonato ma sempre seguito anche se in modo non
totalmente organizzato, entra in scena nei primi mesi del 1999 la
"Banda Loma" che rivoluziona il tifo veronese e rompe i
gemellaggi con Lecce e Inter e in questo periodo si arriva alla
spaccatura interna con le ex Brigate.
Nella stagione 2000-01 dopo la retrocessione del Hellas in Serie B,
si sono risollevati a fatica, dopo una crisi interna come tutto il
movimento Ultras italiano, e nonostante i molti dissidi interni
anche dopo la recente retrocessione in C1 partendo la passione per
questi colori e con un impostazione più spontanea.
Esponenti di spicco degli anni d'oro sono rimasti ancora per un
certo periodo in sud a Verona dietro le insegne B.G., lanciando di
nuovo una moda estetica del tifo "all'Inglese" di cui si
fanno progenitori almeno in Italia. Tra i gruppi da segnalare anche
gli elitari "Lake Zone", presenti al "Bentegodi"
da anni, provenienti della sponda veneta del Garda, che si
autodefiniscono "gli ultimi dei romantici
Sono scompare le mitiche Brigate Gialloblù, ma non certo lo spirito
che si sono portati dietro per decenni. Il loro stile britannico,
presente sin dalle origini, si ripresenta nel nuovo look della curva
veronese, che ricalca le sides d'oltremanica, con stendardi a due
aste e "pezze", lanciando una nuova tendenza estetica e
anticipando una modalità spontanea nell'incitamento.
Malgrado in molti chiedono il ritorno delle BG al timone, questo non
e' accaduto, ma sono tornati esponenti di spicco degli anni d'oro e
si continua ad usare quella dicitura. Ci sono ancora le correnti,
Banda Loma ed ex BG. L'originalità' degli Hellas Fans non e' quella
di una volta, ma c'e' ancora la voglia di stupire, come in una
recente trasferta a Crotone, quando scesero dai pullman vestiti da
sceicchi, lanciando alla popolazione locale, rotoli di carta-moneta,
ovviamente falsi. Oppure come nel corso di questa stagione, quando
prima dell'incontro interno con la Cremonese, il vero divertimento
fu "il funerale", organizzato in curva, con tanto di
corteo dietro una croce cantando "Io risorgerò".
Nell'ultima gara contro il Foggia, contestazione al proprietario
Arvedi, con il lancio da parte di tutto lo stadio, di banconote
false, in risposta alle ultime uscite del presidente.
Tantissime ovviamente le rivalità, alcune che sfociano in qualcosa
che và al di là del semplice tifo, acerrima con napoletani,
nell'ultimo incontro di campionato, ci è scappata anche una rissa
in tribuna stampa al "Bentegodi", quando una frase
insultante di un radiocronista napoletano fece scoppiare il
finimondo, con lo stesso che venne poi portato a giudizio,
condannato giustamente a pagare una multa, purtroppo di soli 200
Euro.
Non meno sentita quella con i romanisti, quindi bresciani e
bergamaschi, seguono milanisti, granata con i vicentini, mantovani
ed udinesi; in generale con tutte le squadre meridionali. Nella
trasferta dello scorso campionato a Foggia, i circa 250 sostenitori
gialloblù sono stati fatti oggetto di lanci di oggetti, cori
razzisti ed altro, che alla società pugliese costarono una bella e
sacrosanta multa.
Con la nuova gestione della curva nei primi 2000 molte amicizie sono
state riviste, ma resta solido il gemellaggio con i fiorentini e le
amicizie con doriani, laziali, triestini ed una parte coi Furiosi
del Cagliari. Ad inizio di questa stagione 2008-09 è saltato il
rapporto con i sambenettedettesi.
Diverse le associazioni di clubs e centro coordinamento gialloblù,
a cui fa capo la tifoseria organizzata, che raccoglie simpatizzanti
non solo a Verona città e provincia, ma anche fuori, con fans anche
all'estero, che si ritrovano in varie associazioni. Nello scorso
campionato sono stati 9.635 gli abbonati ai gialloblù, uno dei
record per la categoria, mentre le presenze medie nell'impianto
veronese si attestarono attorno alle 11.800 unità. In questa
stagione le tessere sono 7.890 con le presenze attestate sulle
10.800 unità, con la gara più vista che è stata quella contro la
Cremonese con oltre 15.000 spettatori. Per gli incontri contro la
Pro effettuati nell'annata passata, i sostenitori gialloblù furono
circa ottocento per la gara di campionato, mentre oltre 2.000
arrivarono per la gara di play-out, con un'altra buona fetta rimasta
fuori dallo Speroni.
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Pro
Patria - Verona P.Out 07/08 |
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